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Ecco Firefly, la risposta di Adobe ai nuovi generatori di immagini che usano l’AI

Abbiamo provato la versione beta del nuovo servizio basato sull’intelligenza artificiale generativa per la produzione immagini. Ecco le differenze con Midjourney, Dall-E2 e gli altri

di Luca Tremolada

2' di lettura

Non devono essere stati giorni facili nei piani alti del gigante californiano della grafica digitale Adobe. Da oltre 10 anni i creatori negli anni Novanta di Adobe Photoshop il piàù famoso software di image editing hanno messo a disposizione degli utenti funzioni di intelligenza artificiale nei loro prodotti di creatività digitale. La comparsa di servizi di intelligenza generativa di immagini che hanno conquistato la ribalta in pochissimo tempo l’avranno vissuta come lesa maestà. Parliamo di nomi sulla bocca di tutti come Midjourney, Dall-E e Stable Diffusion. La risposta a stretto giro è arrivata settimana scorsa l’apertura della beta di Firefly . Si tratta di una nuova famiglia di modelli creativi di AI generativa, focalizzati sulla creazione di immagini ed effetti di testo. Per ora è a numero chiuso, è solo per uso non commerciale ma sarà presto integrata nei prodotti Adobe. L’abbiamo provata in anteprima. Mentre vi scriviamo sono disponibili la modalità classica text-to-image (si scrive in linguaggio naturale e il sistema genera una immagine) e quella di effetti grafici applicati al testo. La prima impressione è quella di trovarsi di fronte a un servizi di grande qualità, forse meno soprendente di Midjourney (che abbiamo provato confrontato gli stessi prompt) ma più pulito. E con ampi margina di crescita se associato ai numerosi tools di Adobe. La caratteristica però che ci è piaciuta di più è che non copia il lavoro altrui. Almeno sulla carta. Firefly viene addestrato su un set di dati proprietari di Adobe Stock e altri contenuti con licenza aperta o di dominio pubblico. Non si viola il copyright di nessuno. Adobe sta sviluppando un modello di compensazione e condividerà i dettagli quando Firefly uscirà dalla fase beta. E stanno cercando di capire come remunerare i creators che accettano di addestrare gli algoritmi di machine learning, escludendo l’utilizzo dei lavori prodotti da altri creatori.

Su questo fronte non ci sono ancora indicazioni chiare e condivise. A gennaio i creatori di Midjourney, Stable Diffusion sono stati chiamati in tribunale da alcuni artisti con l’accusa di violazione del copyright. Anche l’agenzia fotografica Getty Images si è affidata agli avvocati contro l’Ai generativa. La sensazione è che sia tardi, come si dice il dentrificio è uscito dal tubetto e farlo rientrare non sarà semplice. Come hanno osservato alcuni esperti più passa il tempo più sarà difficile regolare questo strumenti che imparano dalle nostre domande. Pochi giorni fa Midjourney, la piattaforma che ha generato le foto fake del Papa vestito da rapper ha annunciato che smetterà di offrire un periodo di prova gratuito agli utenti che vogliono testarla perché di recente la funzione è stata ampiamente abusata. Finora, Midjourney permetteva a chiunque di generare 25 immagini gratuitamente prima di cominciare a pagare un abbonamento da 10 euro al mese. Come detto, il dentrificio è quasi del tutto uscito.

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Riproduzione riservata ©
  • Luca TremoladaGiornalista

    Luogo: Milano via Monte Rosa 91

    Lingue parlate: Inglese, Francese

    Argomenti: Tecnologia, scienza, finanza, startup, dati

    Premi: Premio Gabriele Lanfredini sull’informazione; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"; DStars 2019, categoria journalism

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