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Ecco perché nel giorno nero dei titoli di Stato globali cala lo spread BTp-Bund

Nel giorno in cui i rendimenti dei Treasury Usa sfondano la soglia del 5% e quelli dei Bund sfiorano il 3%, salvo ritracciare in serata, tengono i BTp

di Morya Longo

3' di lettura

Nel giorno in cui i rendimenti dei titoli di Stato salgono in tutto il mondo, con i decennali statunitensi che sfondano verso l’alto la soglia del 5% per la prima volta dal 2007 e i Bund tedeschi che sfiorano il 3% (prima di ritracciare in serata), i BTp italiani riescono comunque a ridurre lo spread rispetto ai Bund tedeschi: dai 204 punti base di venerdì ai 197 di lunedì sera, dopo aver toccato un minimo di 196,6 punti base. A dimostrazione che il mercato, pur in un contesto negativo su tutti i titoli di Stato, ha apprezzato il fatto che S&P Global Ratings abbia lasciato invariato il giudizio sull’Italia. Le pagelle non sono finite, mancano Fitch, Dbrs e soprattutto Moody’s venerdì 17 novembre. Ma il primo scoglio con le agenzie di rating è stato superato.

Giornata nera dei bond

Questo non toglie che la situazione globale sia complessa per il mercato obbligazionario: dopo acquisti nei giorni scorsi sui titoli di Stato rifugio (a partire dai Treasury statunitensi e dai Bund tedeschi), lunedì hanno prevalso le vendite fino a metà pomeriggio. Così i prezzi dei titoli di Stato globali sono scesi e - di conseguenza - sono saliti i rendimenti. I Treasury decennali, come detto, hanno sfondato la soglia psicologica del 5%, arrivando a un massimo di 5,001%, prima di calare. I Bund si sono avvicinati al 3%. E tutti i rendimenti sono saliti, salvo poi ingranare la retromarcia in serata: alla fine il Bund ha chiuso invariato al 2,87% e i Treasury Usa in serata giravano a 4,86%.

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I motivi dei rialzi dei rendimenti (fino a metà pomeriggio) sono vari. Il primo è legato al bilancio Usa: per finanziare il grande deficit statale, gli Stati Uniti stanno emettendo più titoli di Stato di quanto non fosse atteso mesi fa. Solo questa settimana le emissioni saranno pari a 141 miliardi di dollari. C’è dunque uno squilibrio tra domanda e offerta, che preme al rialzo sui rendimenti. Il secondo motivo è legato alla salute dell’economia Usa. Giovedì esce il dato sulla crescita del Pil nel terzo trimestre. Gli economisti si aspettano in media una crescita annualizzata del 4,3%, ma la Fed di Atlanta si spinge a prevedere il 5,4%. Segno che l’economia è tonica. E con un petrolio caro, questo significa che l’inflazione potrebbe essere più dura del previsto da sconfiggere. Morale: la Fed potrebbe tenere i tassi più alti del previsto.

Infine ci potrebbe essere un terzo motivo, secondo alcuni: il fatto che il tanto atteso attacco di Israele nella striscia di Gaza venga continuamente rimandato e che siano stati rilasciati due ostaggi americani, non accende vere speranze di de-escalation ma quantomeno calma un po’ gli animi del mercato. E questo riduce gli acquisti di beni rifugio: lunedì è infatti calato anche l’oro (-0,37% a 1.987 dollari).

BTp sotto la buona stella

In questo contesto, i BTp hanno ridotto lo spread sui Bund. Perché se alla fine i rendimenti dei decennali tedeschi sono rimasti fermi, quelli dei BTp sono scesi dal 4,93% di venerdì al 4,84% di ieri. Il movimento è stato quasi tutto sul BTp future: nulla di davvero strutturale, insomma. Ma segnala comunque che il mercato ha apprezzato il nulla di fatto di S&P. Cosa che si vede anche in Borsa: lunedì Piazza Affari ha chiuso a +0,74%, contro il +0,50% di Parigi, il +0,02% di Francoforte e il -0,37% di Madrid.

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  • Morya LongoVicecaposervizio

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: Italiano, inglese

    Argomenti: Finanza, mercati azionari e obbligazionari

    Premi: Vincitore del premio State Street 2018 – Giornalista dell’anno, autore del miglior scoop

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