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Ecco il piano del Governo per passare dalla Cig alla riqualificazione professionale

Consegnato alle parti sociali un documento di lavoro di 7 pagine: prossimo incontro in settimana sul perimetro degli strumenti di sostegno al reddito a carattere “universale”. Pronto il decollo delle politiche attive. Focus anche sulle competenze in vista dei forti cambiamenti a cui stanno andando incontro industria e impieghi

di Claudio Tucci

Orlando, subito riforma Cig. Resta nodo licenziamenti

2' di lettura

La sfida che sabato mattina, 27 febbraio, incontrando le parti sociali, ha lanciato Andrea Orlando di voler ridisegnare, in profondità, il sistema di protezione sociale universale, per tutelare non solo gli “insider” ma tutti i lavoratori italiani (anche quelli che cercano un impiego) mostra un po’ il cambio di passo, e in parte di visione, del nuovo governo rispetto ai precedenti. Il neo ministro del Lavoro, in un documento di 7 pagine, ha indicato un road map; a cui seguiranno una serie di incontri con imprese e sindacati per arrivare a una sintesi finale in vista del 31 marzo, quando scadranno le misure emergenziali fin qui varate.

Il documento Orlando
Le linee guida, generali, Orlando le ha sintetizzate in documento di 7 pagine consegnato alle parti sociali. Nella road map illustrata dal ministro, la settimana entrante si riunirà il tavolo sul perimetro degli strumenti, ovvero sui destinatari, poi dopo un passaggio con il Mef - anche qui un netto cambio di passo rispetto al passato - si affronterà la questione costi e ripartizione degli oneri finanziari degli ammortizzatori, infine l’ultimo giro di tavolo affronterà il tema della modalità di gestione degli strumenti individuati. Prima della conclusione del tavolo, sarà convocato quello sulle politiche attive, visto lo stretto collegamento tra i due temi.

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I numeri in campo
Orlando ha chiari i numeri che Istat e Inps, da qualche mese, pubblicano sul mercato del lavoro; e che mostrano una crescente divaricazione e ampliamento delle diseguaglienze, con il costo della crisi (e l’effetto indiretto delle misure emergenziali varate nei mesi scorsi) che si sta scaricando su giovani, donne, precari, autonomi. Tutte categorie che non riescono a entrare nel mondo del lavoro, e quindi ne restano drammaticamente ai margini. E sono poco interessate a blocco dei licenziamenti, Cig per i dipendenti “permanenti”, stabilità granitica del pubblico impiego, smart working.

L’ammortizzatore universale
In quest’ottica, il nuovo ministro del Lavoro ha guardato subito al sodo, tracciando il cuore della riforma del sistema degli ammortizzatori sociali.Vale a dire, da un lato, «affrontare e risolvere le criticità emerse in questi mesi e, dall’altro, porre le basi per realizzare un sistema di protezione sociale universale, un sistema in grado di proteggere le persone che lavorano e quelle alla ricerca di una occupazione a prescindere dalla specifica condizione occupazionale, dal settore e dalla dimensione dell’impresa o dell’organizzazione datoriale ove si è occupati».

Il focus sulle competenze
Al centro del processo c’è «il potenziamento e l’adeguamento delle competenze professionali dei lavoratori» e dunque, ha spiegato Orlando, «è necessario avere uno sguardo lungo sull’evoluzione del mercato del lavoro e confrontarsi con questa evoluzione».

Il rilancio delle politiche attive
Da questo, nuovo, punto di vista, il potenziamento e la razionalizzazione del sistema delle politiche attive diviene un passaggio fondamentale in particolare alla luce degli attesi mutamenti strutturali (con imprese e settori destinati ad essere ridimensionati ed altri che, al contrario, tenderanno a crescere e ad esprimere una crescente domanda di lavoro) e dei cambiamenti nella domanda di competenze che le imprese esprimeranno nei prossimi anni. Per fare tutto questo, e soprattutto per avere effetti apprezzabili, serve un’altra cosa: azioni di politica industriale verticale e selettive basate su investimenti di risorse pubbliche.



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