Chatgpt, ecco le richieste del Garante della privacy: potrebbe tornare a maggio
Secondo gli esperti, OpenAI, nelle interlocuzioni con il Garante, si sarebbe in effetti impegnato a fare le cose richieste
di Alessandro Longo
I punti chiave
3' di lettura
Chatgpt potrebbe già tornare a maggio agli italiani. La strada è segnata, a quanto traspare da una nota diramata dal Garante Privacy: chiede a OpenAi di adempiere entro il 30 aprile alle sue richieste in materia di privacy. A quel punto «venendo meno le ragioni di urgenza, l’Autorità sospenderà il provvedimento di limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani preso nei confronti della società statunitense e ChatGPT potrà tornare accessibile dall’Italia», si legge nella nota del Garante. Gli esperti la vedono come un segnale che OpenAI, nelle interlocuzioni con il Garante, si è in effetti impegnato a fare le cose richieste. «È la conferma che l’azione del Garante è stata opportuna e tempestiva, perché OpenAI ora ha affermato intenzione di rispettare le norme privacy Gdpr», dice al Sole24Ore Franco Pizzetti, ex Garante Privacy e costituzionalista all’università di Torino.
Ecco le richieste del Garante della privacy
Ecco in particolare quanto richiesto oggi dal Garante, con un provvedimento che dettaglia ciò che aveva già indicato il 31 marzo (nel famoso provvedimento da cui era venuto il blocco di ChatGpt). Primo punto, OpenAI dovrà predisporre e rendere disponibile sul proprio sito un’informativa trasparente, in cui siano illustrate modalità e logica alla base del trattamento dei dati necessari al funzionamento di ChatGPT e i diritti attribuiti agli utenti e agli interessati non utenti. L’informativa dovrà essere facilmente accessibile e collocata in una posizione che ne consenta la lettura prima di procedere all’eventuale registrazione al servizio. Per gli utenti che si collegano dall’Italia, l’informativa dovrà essere presentata prima del completamento della registrazione e, sempre prima del completamento della registrazione, dovrà essere loro richiesto di dichiarare di essere maggiorenni. Agli utenti già registrati, l’informativa dovrà essere presentata al momento del primo accesso successivo alla riattivazione del servizio e, nella stessa occasione, dovrà essere loro richiesto di superare un age gate che escluda, sulla base dell’età dichiarata, gli utenti minorenni.
La questione della base giuridica
Quanto alla base giuridica del trattamento dei dati personali degli utenti per l’addestramento degli algoritmi, il Garante privacy ha ordinato a OpenAI di eliminare ogni riferimento all’esecuzione di un contratto e di indicare, invece, in base al principio di accountability, il consenso o il legittimo interesse quale presupposto per utilizzare tali dati, fermo restando l’esercizio dei propri poteri di verifica e accertamento successivi a tale scelta. Ulteriori prescrizioni riguardano la messa a disposizione di strumenti utili per permettere agli interessati, anche non utenti, di chiedere la rettifica dei dati personali che li riguardano generati in modo inesatto dal servizio o la cancellazione degli stessi, nel caso la rettifica non fosse tecnicamente possibile. OpenAI, inoltre, dovrà consentire agli interessati non utenti di esercitare, in modo semplice e accessibile, il diritto di opposizione rispetto al trattamento dei loro dati personali utilizzati per l’esercizio degli algoritmi e riconoscere analogo diritto agli utenti, qualora individui il legittimo interesse quale base giuridica del trattamento.
La verifica dell’età dei minori
Per quanto riguarda la verifica dell’età dei minori, oltre all’immediata implementazione di un sistema di richiesta dell’età ai fini della registrazione al servizio, l’Autorità ha ordinato a OpenAI di sottoporle entro il 31 maggio un piano di azione che preveda, al più tardi entro il 30 settembre 2023, l’implementazione di un sistema di age verification, in grado di escludere l’accesso agli utenti infratredicenni e ai minorenni per i quali manchi il consenso dei genitori. Di concerto col Garante, entro il 15 maggio, OpenAI dovrà infine promuovere una campagna di informazione su radio, televisione, giornali e web per informare le persone sull’uso dei loro dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi.«Con questa svolta si conferma anche che l’intenzione del Garante non era bloccare lo sviluppo dell’AI ma favorire i diritti degli utenti e una più ampia diffusione della cultura sull’AI, dice Pizzetti, perché OpenAI attuando quanto richiesto farà capire meglio a tutti gli utenti come funzionano questi chatbot in merito ai nostri dati personali».
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