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Ecoballe, incentivi, reti idriche: i piani in attesa del Fondo sviluppo e coesione

Preoccupazione per programmi avviati o da completare tra cui la bonifica dai rifiuti stoccati in Campania dai tempi della emergenza o i sostegni a investimenti in Puglia e l’acquedotto in Calabria

hanno collaborato Vincenzo Rutigliano, Donata Marrazzo e Luigia Ierace

 Un sito di stoccaggio dei rifiuti imballati degli anni della grande emergenza

4' di lettura

Numerosi i progetti in attesa della assegnazione del Fondo di sviluppo e coesione tra le Regioni meridionali.

C’è il grande intervento per la distruzione delle ecoballe in Campania: eredità della emergenza rifiuti. La Regione ha costruito due impianti ad hoc a Giugliano e a Caivano. E li ha realizzati utilizzando risorse del Fsc e del bilancio di anni passati. Gli impianti oggi sono in attività: separano i rifiuti che sono stati conservati per 20 anni nelle balle e una cospicua parte finisce nel termovalorizzatore di Acerra. Ma si vorrebbe accelerare il processo di bonifica dei siti di stoccaggio inviando una parte delle ecoballe all’estero. Si sa che potrebbero essere spedite in Germania. Questo trasporto, però non può essere finanziato con fondi Ue, ma la spesa di 400milioni potrebbe in teoria essere sostenuta con una quota del Fondo di sviluppo e Coesione 2021-2027. Queste risorse però sono da tempo ferme. Al ritmo attuale le ecoballe della Campania potranno essere smaltite in sei anni, con una spedizione all’estero invece, il tempo necessario si ridurrebbe a tre. I soldi spesi in qualche modo rientrerebbero in Regione poichè la soluzione del problema ecoballe permetterebbe alla Campania di chiudere la procedura di infrazione con Bruxelles che le costa la bellezza di 60mila euro al giorno. La Regione Campania ha inviato le sue richieste a Roma, ora spera nella risposta per poter firmare quanto prima l’Accordo di coesione.

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In Puglia manifattura e turismo restano in attesa

In Puglia “ballano” quasi 4,6 miliardi di fondi Fsc. Il blocco del trasferimento delle somme impedisce di dare risposte alle imprese che hanno deciso di investire nella regione. La scelta di tenere sempre aperti i bandi per accedere agli incentivi ha generato 1,5 miliardi di investimenti soltanto nell’ultimo anno. Si tratta di investimenti nel settore industriale e turistico come per esempio quelli di Oviesse, Pirelli, Cnh, Deloitte che hanno generato migliaia di occupati. I bandi sono rimasti aperti proprio per «non interrompere il trend – spiega l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Alessandro Delli Noci – contando su una ripartizione dei fondi Fsc già conclusa con il precedente Governo. Ora, a queste imprese dobbiamo poter dare risposte». Non potendo più finanziare le grandi imprese, come previsto dalla nuova programmazione dei fondi Ue 2021/202, che prevede restrizioni rispetto a quella passata, la Regione Puglia aveva ipotizzato di mantenere nei nuovi bandi quel canale di finanziamento grazie ai fondi Fsc, anziché con i Fesr. La paralisi nella erogazione delle risorse alimenta così il rischio concreto che «le imprese – avverte Delli Noci – vadano a investire altrove». E per una Regione che nel ciclo 2014/2020 ha sostenuto l’apparato produttivo incentivando investimenti per 7,3 miliardi promossi da tutto il tessuto imprenditoriale, questo blocco è decisivo per il futuro. Nel vecchio ciclo hanno investito sia grandi imprese che Pmi e anche micro e startup, con un impegno di risorse pubbliche di circa 3 miliardi, con incremento dei lavoratori dipendenti che, tra il 2018 e il 2022, è stato di 63.000 nuove unità. Sono nate 4.000 nuove imprese, con investimenti di oltre 310 milioni, promosse da soggetti svantaggiati attraverso lo strumento NIDI (Nuove Iniziative di Impresa) che sostiene l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità di cui 1.700 imprese femminili.

Calabria: regole troppo complesse del Fsc per enti locali senza risorse umane

Dalla Puglia alla Calabria. «Le nuove regole per i fondi Fsc, che richiedono procedure molte complesse e senza tempi certi, producono un sostanziale fermo dei progetti. Avrei preferito uno strumento più flessibile». Maurizio Nicolai, Autorità di gestione del Por Calabria, è critico rispetto alla riorganizzazione del Fondo sviluppo e coesione che ne ritarda la spesa e l’attuazione, senza tenere conto della effettiva capacità amministrativa dei Comuni: «In Calabria l’80% ha meno di tremila abitanti ed è carente di risorse umane. Il rischio sarà tenere progetti appesi allo sblocco delle erogazioni. E che tutti gli aiuti avranno almeno un anno di buco per la messa a terra. E in certi casi, penso all’innovazione, un anno è un’era geologica». Al momento la Calabria sta spendendo i fondi della precedente programmazione (ne restano 1/3). Anche Sorical, società pubblica partecipata dalla Regione Calabria, titolare della concessione per la fornitura dei servizi di acqua potabile e reflua, in attesa della definizione delle nuove regole, ha previsto progetti per interventi sui grandi acquedotti, che presto trasferirà ad Arrical, ente d’ambito per la gestione industriale di risorse idriche e rifiuti.

In Basilicata lungo work in progress

Alla Regione Basilicata sono destinati 945 milioni , un significativo sostegno finanziario per cofinanziare i programmi europei e promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio. «L’assegnazione della quota imputata avverrà dopo la sottoscrizione di un Accordo tra Regione Basilicata e Presidenza del Consiglio dei ministri. Attraverso un confronto interistituzionale – ribadisce il presidente della Regione Vito Bardi – stiamo ricostruendo lo stato di attuazione e dei fabbisogni connessi alle programmazioni dei cicli precedenti, per giungere a una proposta programmatica. Ora sono i territori che devono indicare i progetti prioritari alla Regione Basilicata che li porterà alla cabina di regia nazionale». Insomma, work in progress prevedibilmente ancora lungo.

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