Ambiente

Economia circolare, cosa cambia per la gestione dei rifiuti in Italia

Diventa operativa da sabato 26 settembre la disciplina comunitaria sui rifiuti, che rappresenta una rivoluzione copernicana verso l’economia circolare

di Paola Ficco

Italia eccellenza nel riciclo degli imballaggi

5' di lettura

È sabato 26 settembre il giorno della svolta per l’economia circolare. Entra in vigore quel giorno,infatti, il decreto legislativo 116/2020 che, in attuazione delle direttive 2018/851/Ue e 2018/852/Ue, rende concreta per l’Italia la disciplina comunitaria dell'economia circolare dettando nuove disposizioni in tema di rifiuti, di imballaggi e relativi rifiuti.

Rotterdam, regina dell’economia circolare

Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'11 settembre 2020, n. 226, il nuovo decreto modifica sensibilmente la parte quarta del Codice ambientale (il decreto legislativo152/2006) e rappresenta una vera e propria rivoluzione copernicana per il settore della gestione dei rifiuti che diventano ora una risorsa da valorizzare mediante il coinvolgimento della responsabilità finanziaria del produttore del bene per la ripresa dei rifiuti originati dal consumo di quel bene. A tal fine, tuttavia, sono previsti appositi decreti del ministro dell'Ambiente. Invece, nell'immediato, dal prossimo 26 settembre, il nuovo testo incide direttamente sulla vita delle imprese che producono e gestiscono rifiuti.

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Nuovo destino per i rifiuti assimilati agli urbani

Sul punto, una nota merita il fatto che i rifiuti speciali assimilati agli urbani diventano semplicemente urbani quando sono «simili per natura e composizione ai rifiuti domestici» indicati nell'allegato L-quater e prodotti dalle attività di cui all'allegato L-quinquies. Un'assimilazione “ex lege” che deriva dall'incrocio tra 15 tipologie di rifiuti (dagli organici ad «altri rifiuti non biodegradabili») con 29 categorie di attività (dai campeggi alle banche) che li producono e che sottrae ai Comuni la possibilità di assimilazione: una immediata parità di trattamento sul territorio nazionale che però, ai fini del calcolo della tariffa per le imprese, va coordinata con la legge 68/2014 sulla individuazione da parte del Comune delle aree aziendali esenti. Diversamente, si potrebbe verificare anche un aumento della tariffa a carico delle imprese.

L'elenco di attività è quantomai ampio perché alla fine le «attività non elencate, ma ad esse simili per loro natura e per tipologia di rifiuti prodotti, si considerano comprese nel punto a cui sono analoghe». Quindi, le categorie attività sono ben più di 29, rimanendo escluse espressamente solo le «attività agricole e connesse di cui all'articolo 2135 Codice civile». Di seguito alcuni punti principali della nuova disciplina.

Gestione e raggruppamento

La cernita dei materiali rientra le operazioni di gestione. Quindi, va sempre autorizzata.
Il deposito temporaneo, invece, diventa «deposito temporaneo prima della raccolta» ma le condizioni non mutano e il relativo raggruppamento non deve essere autorizzato.
Il settore del commercio diventa protagonista dell'economia circolare. Infatti, una volta istituiti i sistemi collettivi, potrà effettuare il deposito presso i propri punti vendita. Per i rifiuti da costruzione e demolizione, invece, questo è possibile da subito presso le rivendite di materiali edili, a prescindere dai sistemi collettivi. Però, sarà opportuno indicare regole uniformi per tutti. Un accordo di programma potrebbe assolvere allo scopo;

Registro elettronico nazionale

Il nuovo articolo 188-bis crea il sistema di tracciabilità dei rifiuti fatto di procedure e strumenti integrati nel Registro elettronico nazionale, collocato presso il ministero dell'Ambiente e gestito con il supporto dell'Albo nazionale gestori ambientali. I dati del registro saranno condivisi con Ispra per l'inserimento nel catasto nazionale. Un decreto interministeriale disciplinerà modalità di funzionamento, iscrizione e tenuta anche al fine di consentire la lettura integrata dei dati e gli adempimenti relativi al registro di carico e scarico e al formulario per il trasporto. Fino all'entrata in vigore del nuovo decreto le imprese useranno i documenti ora in uso. I vecchi articoli 190 (registro) e 193 (formulario) sono sostituiti, ma mantengono l'impianto originale ed è confermata la validità dei Dm 145/198 e 148/1998 fino al nuovo decreto che si occuperà anche delle modalità di interoperabilità del registro con i transiti transfrontalieri e del coordinamento con il Mud

Registro di carico e scarico

Il registro di carico e scarico diventa “cronologico” e sono più chiari i tempi per le annotazioni di trasportatori, commercianti e intermediari. I registri relativi agli impianti dismessi o non presidiati possono essere tenuti presso la sede legale del soggetto che gestisce l'impianto. I centri di raccolta sono esclusi dall'obbligo solo per i rifiuti non pericolosi, ma per i pericolosi la registrazione carico e scarico può essere effettuata contestualmente all'uscita dei rifiuti dal centro e in cumulativa per ogni Codice. Il periodo di conservazione del registro di carico e scarico scende da 5 a 3 anni.

Formulario

Il formulario conferma le sue quattro copie e il relativo giro. La trasmissione della quarta copia può essere sostituita dalla Pec purché il trasportatore assicuri la conservazione del documento originale o lo trasmetta poi al produttore. Le copie sono conservate per tre anni. Fino al nuovo decreto, il formulario può essere prodotto in format esemplare, conforme al Dm 145/1998, identificato da un numero univoco, tramite applicazione delle Ccia, stampato e comilato in doppia copia. Una copia rimane presso il produttore e l'altra accompagna il rifiuto fino a destino. Il trasportatore trattiene una fotocopia del formulario compilato in tutte le sue parti. Produttore e destinatario ricevono una fotocopia del formulario completa in tutte le sue parti. Sono esenti dal formulario anche i trasporti di rifiuti speciali non pericolosi, effettuati dal loro produttore in modo occasionale e saltuario; si tratta di quelli effettuati per non più di cinque volte l'anno e che non eccedono la quantità giornaliera di trenta chilogrammi o di trenta litri. Il trasportatore non è responsabile per quanto indicato nel formulario dal produttore o dal detentore e per le eventuali difformità tra la descrizione dei rifiuti e la loro effettiva natura e consistenza, escluse le difformità riscontrabili in base alla comune diligenza. Restano ovviamente salvi i casi di concorso. Come per il registro di carico e scarico, il periodo di conservazione del formulario scende da 5 a 3 anni

Assistenza sanitaria domiciliare

In caso di assistenza sanitaria domiciliare i rifiuti si considerano prodotti presso l'unità locale, sede o domicilio dell'operatore che svolge tali attività. Per la movimentazione, dal luogo dell'intervento fino alla sede di chi lo ha svolto, non sono previsti né il formulario né l' iscrizione all'Albo gestori

Manutenzione e pulizia

I rifiuti da manutenzione e piccoli interventi edili, incluse le attività di pulizia, si considerano prodotti presso l'unità locale, sede o domicilio del soggetto che svolge l' attività. Invece, nel caso di manutenzione delle infrastrutture, la movimentazione del materiale tolto d'opera per la valutazione tecnica di quanto riutilizzabile, è accompagnata dal documento di trasporto (DDT) attestante il luogo di effettiva produzione, tipologia e quantità dei materiali, numero di colli o stima di peso o volume, luogo di destino,

Altri temi

La microraccolta va svolta nel termine massimo di 48 ore. Le tempistiche per soste tecniche e trasbordi passano da 48 a 72 ore. Per i rifiuti avviati a operazioni di smaltimento “intermedie” (D13, D14 e D15), accanto al formulario debutta l'“attestazione di avvenuto smaltimento” che il produttore dei rifiuti deve ricevere sottoscritta dal titolare dell'impianto di destino.


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