Economia circolare, New York utilizza il modello italiano per la raccolta dell’umido
Il sindaco Eric Leroy Adams ha annunciato l’introduzione nel Queens di contenitori per rifiuti compostabili. Obiettivo? Triplicare la raccolta a un costo inferiore
di Daniela Russo
I punti chiave
2' di lettura
Modello italiano per la raccolta dei rifiuti organici di New York. Poche settimane fa, infatti, il sindaco della Grande Mela, Eric Leroy Adams, ha annunciato l’introduzione di 250 contenitori “smart”, destinati a diventare presto 400, per il conferimento sia degli scarti di cibo sia di tutti i materiali compostabili, a partire dai sacchetti in bioplastica compostabile che rendono più facile la gestione di questa tipologia di rifiuti. Il piano pilota è già stato avviato da quasi un anno nel Queens e i risultati hanno dimostrato che la raccolta ispirata alle modalità italiane ha permesso di triplicare il materiale raccolto a un costo di un terzo inferiore di quello medio dei precedenti sistemi.
La Grande Mela e il riciclo
«Mi auguro che il progetto della raccolta dell’umido a New York, nella sua complessità, vada in porto, nelle parole del sindaco emerge grande determinazione e volontà di proseguire seguendo proprio il modello italiano – commenta Marco Versari, presidente Biorepack, Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile -. L’uso dei sacchetti compostabili, prodotti in Italia, nelle metropoli statunitensi testimonia che le nostre imprese, grazie agli investimenti in tecnologie e ricerca, possono guardare al mondo come mercato potenziale».
New York è solo l’ultimo tassello di un puzzle che racconta di una nuova sensibilità verso il tema del recupero dell’umido. Anche Copenaghen ha importato il modello e le tecnologie italiane, così come diverse città in Spagna e Cina.
I rifiuti umidi
In Europa, a oggi, due terzi dei rifiuti umidi vengono bruciati o mandati in discarica, perdendo l’occasione di recuperare un materiale prezioso, in grado di trasformarsi in compost, fertilizzante ed energia.
I numeri del modello italiano In questo scenario fa eccezione l’Italia, dove la raccolta di umido e compostabili tocca percentuali molto alte, sostenendo lo sviluppo delle imprese delle bioplastiche. «Biorepack – spiega Versari – è un consorzio riconosciuto nel 2020 ed è il primo al mondo a occuparsi del riciclo organico degli imballaggi compostabili, perché l’Italia vanta la filiera più organizzata ed efficace di riciclo organico. Nel nostro Paese si ricicla più della metà della frazione organica che c’è in Europa. Nel 2022, anno in cui la raccolta dell’umido è diventata obbligatoria in Italia, siamo riusciti a raggiungere circa il 70% della popolazione nazionale, un dato che testimonia il riconoscimento del nostro lavoro da parte dei cittadini e della pubblica amministrazione. Quest’anno abbiamo già superato il 60% di riciclo degli imballaggi compostabili».
I numeri
Nel 2022 l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili è rappresentata da 271 aziende, un volume di 127.950 tonnellate di manufatti compostabili prodotti (+2,1% sul 2021 e con un tasso di crescita tra 2012 e 2022 del 226%) e un fatturato complessivo di 1.168 milioni di euro (+10,1% sul 2021 e un tasso di crescita media annua del 10% dal 2012, quando era di 370 milioni), secondo l’ultimo Rapporto sulla filiera italiana delle bioplastiche compostabili.
Sul fronte delle attività di riciclo i numeri sono altrettanto positivi: il riciclo organico delle bioplastiche compostabili ha raggiunto nel 2022 quota 60,7% dell’immesso al consumo, 9 punti in più rispetto al 2021, superando con 8 anni di anticipo gli obiettivi fissati per il 2030 (pari al 55%).
loading...