Economia circolare, plastica trasformata in olio e gas ricchi di idrocarburi
È un progetto dei ricercatori Enea che consente di riconvertire oltre il 90% del materiale recuperato in mare e sulle spiagge
di Davide Madeddu
I punti chiave
2' di lettura
Dalle plastiche recuperate in mare un nuovo petrolio da usare sia come combustibile sia come materia prima per produrre vernici, solventi e composti organici. Il processo, messo a punto da un gruppo di ricercatori croati e italiani dell’Enea, segna un nuovo corso per la gestione dei rifiuti in plastica e consente di riconvertire oltre il 90% del materiale recuperato in mare e sulle spiagge in “nuovo petrolio”. Un nuovo prodotto da utilizzare «come combustibile o per produrre nuove plastiche, vernici, solventi e composti organici».
Il procedimento
A spiegare il processo è Riccardo Tuffi, ricercatore del Laboratorio di tecnologie per riuso, riciclo, recupero e valorizzazione di rifiuti e materiali, che ha realizzato la ricerca insieme ai colleghi Lorenzo Cafiero e Doina De Angelis: «Abbiamo sottoposto campioni di plastica raccolta in mare a un particolare trattamento termo-chimico chiamato pirolisi che consente di decomporre, a una temperatura al di sopra dei 400 °C e in assenza di ossigeno, il materiale plastico di partenza in olio e gas ricchi di idrocarburi potenzialmente sfruttabili per la produzione di nuovi combustibili e prodotti chimici».
Non solo, nella fase di lavorazione anche un altro elemento di economia circolare. «Per migliorarne ulteriormente resa e qualità abbiamo utilizzato un catalizzatore, ricavato a sua volta dalla lavorazione di un materiale di scarto, ovvero le ceneri prodotte dagli impianti di gassificazione e di combustione del carbone - argomenta il ricercatore -. Si tratta di un rifiuto industriale la cui produzione mondiale annua ammonta a circa 1 miliardo di tonnellate; è considerato una potenziale causa di inquinamento ambientale mentre il suo utilizzo per la sintesi di catalizzatori potrebbe rappresentare un passo verso la sostenibilità dei processi produttivi».
Una volta terminato l’esperimento, il campione di plastica «è stato convertito in idrocarburi di grande valore economico», circa l’87% in olio leggero e l’8% in gas. «I gas prodotti durante il trattamento termo-chimico si sono dimostrati più che sufficienti a sostenere il fabbisogno di energetico del processo».
Un nuovo tipo di raccolta della plastica
A sentire il ricercatore, il processo predisposto dal gruppo di lavoro, dovrebbe consentire di superare i problemi legati alla raccolta meccanica della plastica in mare e nelle spiagge dove le operazioni sono più complicate rispetto al trattamento dei rifiuti solidi urbani sia perché le plastiche, a causa delle radiazioni solari si deteriorano prima, sia per la presenza di sabbia, sale, conchiglie, alghe.
«Tutti questi fattori rendono il riciclo meccanico una sfida ardua mentre la pirolisi catalitica può essere considerata una delle opzioni più valide per il trattamento della plastica marina perché è in grado di gestire grandi quantità di rifiuti altamente eterogenei e non pretrattati - sottolinea il ricercatore -. Una recente indagine ha rivelato che nessuna delle oltre 100 piccole e medie imprese che trattano i rifiuti plastici marini in tutto il mondo ha utilizzato la pirolisi. Nel prossimo futuro, invece, piccoli impianti di pirolisi installati nei porti potrebbero addirittura produrre carburante per le imbarcazioni a partire proprio dalla plastica recuperata in mare».
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