Economia circolare: in quattro mesi già raccolte 73.500 tonnellate di pneumatici usati
Superato il target previsto per legge (67.232 tonnellate) nel periodo gennaio-aprile 2022. I progetti dei consorzi Ecopneus ed Ecotyre. Le collaborazioni con gli atenei di Palermo e Firenze
di Niccolò Gramigni
I punti chiave
3' di lettura
Il mercato sul riciclo degli pneumautici è sempre più in crescita. La rete è vasta: i gommisti, l’anello finale con il consumatore, sono 25mila in tutta Italia. Il settore è gestito da due grandi consorzi, Ecopneus e Ecotyre. Per quanto riguarda Ecopneus la raccolta dei Pfu, gli pneumatici fuori uso, è già a quota 73.750 tonnellate nei primi quattro mesi dell’anno (il mese clou è stato marzo, con oltre 20mila tonnellate). Il target operativo di raccolta è di 196.732 tonnellate e tutto fa pensare che la cifra verrà superata visto che nel periodo gennaio-aprile 2022 è stato già oltrepassato l’obiettivo prefissato (che era di 67.232 tonnellate). Nel 2021 la raccolta era stata di 200.491 tonnellate (il target di legge era di 166.249 tonnellate).
Nuovi pneumatici da quelli riciclati
Il Consorzio Ecotyre ha sede a Vinovo (Torino) ma eroga servizi logistici di ritiro dei Pfu su tutto il territorio nazionale: nel 2021 sono stati raccolti oltre 44.700 tonnellate di Pfu; di questi 42mila provengono dalla rete nazionale del ricambio e 2.500 dagli autodemolitori Aci.
Naturalmente ogni consorzio e ogni azienda hanno caratteristiche particolari. Proprio Ecotyre ha lanciato il progetto “Da gomma a gomma”: «Il nostro obiettivo è quello promuovere la creazione di un nuovo pneumatico da un Pfu – ha detto il presidente di Ecotyre Enrico Ambrogio –. Oggi uno pneumatico è fatto al 70% di gomma, al 20% di acciaio e da fibre per la rimanente parte. Se acciaio e fibre sono facili da riciclare, il discorso è diverso per la gomma. Dal granulo di gomma noi creiamo una mescola con un processo di devulcanizzazione, la facciamo tornare cruda, come quando si crea ex novo uno pneumatico. Per semplificare: come l’impasto della pizza. Noi diamo la mescola poi le varie aziende produttrici pensano a creare lo pneumatico. In questo momento trattiamo circa 50mila tonnellate l’anno. Abbiamo poi una partnership con Versalis, la società del gruppo Eni: sono stati fatti dei test su strada con i nostri pneumatici, tutto è andato bene».
Le microonde e la ricerca dell’Università di Firenze
Tra i prodotti innovativi c’è Tyrebirth, i cui brevetti, nati dal gruppo Caf ma adesso tutti di proprietà di Tyrebirth srl, sono full green. Il processo infatti permette di trasformare gli pneumatici fuori uso in nuovi prodotti da immettere sul mercato. «Tutto è partito da Caf e da una ricerca con l’Università di Firenze – spiega Paolo Budroni, uno dei responsabili del progetto –. Ci basiamo sul principio della pirolisi, cioè un processo di decomposizione degli pneumatici mediante trattamento termico ottenuto con l’utilizzo delle microonde come fonte di energie: le microonde agiscono direttamente sulla struttura molecolare dello pneumatico, determinando la scissione delle molecole che lo compongono».
«Da noi non c’è combustione – aggiunge –. Usiamo l’energia vibrazionale: portiamo a ’vibrare’ le molecole all’interno dello pneumatico finché la forza vibrazionale è più forte di quella di coesione. Lì comincia appunto una scissione, direi naturale».
Lo pneumatico si divide in quattro componenti: due solidi (carbon black e acciaio armonico), un liquido (un olio, simile al diesel) e il gas. «Dai materiali siamo in grado di creare la base di un nuovo pneumatico, di alta qualità – conclude Budroni –. Poi ci pensano aziende come Continental, Pirelli, Bridgestone, con cui collaboriamo, a realizzare il prodotto finale».
Partita dalla Toscana, l’azienda ora ha sede a San Giorgio Monferrato (Alessandria) e cerca un partner industriale per poter svilupparsi ancora.
La start up siciliana
Fa parte del Consorzio Ecopneus, l’azienda Smacom che si trova in Sicilia, a Santa Ninfa (Trapani).
«La nostra startup innovativa – spiega Luciano Pellicane, membro del cda di Smacom – si occupa della valorizzazione del chip di gomma pura. Stiamo sviluppando con l’Università di Palermo e con un partner internazionale l’uso di questo chip nei bitumi modificati. Questo servirà ad asfaltare le strade. Il recupero così è al 100%, salvaguardiamo l’ambiente e riduciamo le emissioni. Insomma ci sono tutte le caratteristiche dell’economia circolare».
L’azienda è nata nel 1998 e, spiega Pellicane, «ricicla 8mila tonnellate l’anno di pneumatici, come prodotto trattato. Per il futuro pensiamo di destinare tutta l’intera produzione di chip al riutilizzo dei prodotti. E vorremmo impiegare una parte di quanto ricaviamo nei sottoprodotti di gomma».
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