Economia e sostenibilità, fiducia nella ripresa ma c’è incertezza sul lavoro (52%)
È quanto emerge dalla ricerca Ipsos “Economie coesive e l’ascesa del fattore comunitario” presentato nel corso delle Giornate di Bertinoro per l’Economia civile
di Daniela Russo
I punti chiave
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Coesione e comunità. L’Italia prova a lasciarsi alla spalle i momenti più bui della pandemia ripartendo da queste due idee, che si affermano sempre più come necessità, pilastri di un nuovo modello sociale sui quali rifondare anche il mondo dell’impresa. Se da un lato il Covid-19 ha accentuato il senso di insicurezza e di sfiducia degli italiani, ne ha allo stesso tempo accresciuto la consapevolezza del ruolo da attribuire alla sostenibilità e il bisogno di un nuovo modello economico fondato su cooperazione, condivisione e mutualismo. È quanto emerge dalla ricerca Ipsos “Economie coesive e l’ascesa del fattore comunitario”, presentata nel corso dell'evento “Le Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile”, promosso da Aiccon (Associazione Italiana per la Promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit) e dedicato quest’anno alle “Generazioni. La sfida della sostenibilità integrale”.
I timori che frenano la ripresa
In Italia, a settembre, la fiducia dei consumatori è al 47,3 secondo Ipsos: dieci punti in più rispetto a un anno prima e anche in aumento di cinque punti sull'indice di fiducia registrato pre-pandemia. La ripresa, però, è messa a rischio dai timori legati al lavoro: una preoccupazione per il 52% degli italiani.
Nella classifica mondiale relativa ai livelli di incertezza su questo tema, solo il Sud Africa tocca livelli più elevati, mentre i Paesi europei sono ben lontani, fatta eccezione per la Spagna al terzo posto (50 per cento).
Il lavoro preoccupa il 23% dei francesi e il 10% dei tedeschi. «Le altre due grandi apprensioni che rischiano di intaccare la ripresa – spiega Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos Italia – sono quelle relative alla diseguaglianza di genere, siamo il quarto Paese al mondo per percezione del problema, e al futuro dei giovani, che preoccupa il 61% dei ragazzi».
In questo scenario si inserisce anche il processo di sfarinamento del ceto medio (il 56% del Paese si auto-colloca tra le fasce più fragili) e l'elevata sfiducia verso banche, imprese e loro rappresentanti (propria del 64% degli italiani).
«Ricostruire il tessuto sociale – commenta Risso – è fondamentale per sostenere la ripresa. Tra le evidenze emerse c’è la crescente attenzione all’ambiente, percepito come un valore. Cambia, di conseguenza, l’atteggiamento verso l’offerta green».
Sostenibilità: cittadini sempre più consapevoli
I consumatori, sempre più attenti, considerano dovere delle imprese produrre in modo sostenibile, senza ripercussioni e rincari sui prezzi finali. Il 48% degli italiani crede che i costi dei prodotti green dovrebbero essere sostenuti dalle aziende, anche riducendo un po' i profitti.
Il 36% crede che dovrebbe esser reso noto chi continua a produrre in modo poco sostenibile, per avere la possibilità di scegliere se acquistarne o meno i prodotti. La sostenibilità, inoltre, va ben oltre l'ambiente e riguarda sempre più il “purpose” delle aziende, il ruolo che svolgono nella comunità.
«Il Covid-19 e i mutamenti climatici – spiega Risso – hanno aiutato l'opinione pubblica a mettere a fuoco questo tema. I cittadini chiedono imprese impegnate a fare del mondo un posto migliore, coscienti degli effetti futuri delle loro scelte, capaci di perseguire valori».
Cresce, nel rapporto tra cittadini e imprese, anche il bisogno di cooperazione e mutualismo: il 74% degli italiani avverte la necessità di più imprese ispirate a quest'ultimo modello, considerandole un beneficio per l'economia (51%) e le persone (35 per cento). «I cittadini si aspettano che le imprese siano in grado di investire per sostenere la crescita dei territori e il cambiamento verso un'economia sostenibile», commenta Risso.
L’impresa si fa comunità
In questa nuova relazione tra impresa e consumatore, il terzo settore svolge un ruolo importante. Fiducia e inclusione sono le parole chiave su cui ridisegnare un nuovo modello economico e in questa direzione muove l'indagine Istat, presentata da Sabrina Stoppiello, responsabile censimento permanente delle istituzioni non profit, che traccia una panoramica delle realtà non profit italiane impegnate in attività di community building, costruendo relazioni di prossimità.
In base agli ultimi dati disponibili sul settore (al 2015), emerge un sottoinsieme di 135 mila istituzioni non profit (pari al 40% del totale) impegnato in questo attività. Realtà che impiegano 402 mila dipendenti (51% del totale), 106 lavoratori esterni (36%) e 3 milioni di volontari (55%) e che hanno dimensioni ampie per numero di volontari (il 49% ne impiega più di 10) ma contenute rispetto ai lavoratori retribuiti (il 76,5% non ne ha).
L'orientamento delle istituzioni non profit attive nel community building è prevalentemente di pubblica utilità (75,6%) e la mission ne delinea un maggior coinvolgimento in attività riconducibili alle dimensioni di cittadinanza attiva.
In misura superiore al valore complessivo del settore (pari al 21,6%), il 27,8% di queste istituzioni si dedica a soggetti con disagi, fragili o vulnerabili. Le istituzioni non profit orientate al community building, infine, si contraddistinguono per una maggiore propensione a strutturare relazioni significative con soggetti pubblici, coinvolti in varia misura nelle loro attività.
Non profit e Agenda 2030, un legame basato sul Dna
L'analisi dell'Istat, inoltre, si sofferma anche sul ruolo che le realtà non profit possono svolgere nel raggiungimento dei goal dell'Agenda Onu dedicata alla Sostenibilità. Si tratta di attori che operano su quasi tutti gli obiettivi: 10 settori su 12 includono attività riconducibili ai 17 goal.
Nel complesso, le attività riconducibili ad almeno uno degli obiettivi e sotto-obiettivi dell'Agenda sono 123 su 168. In particolare, i settori di attività più interconnessi: Sviluppo economico e coesione sociale, con attività riconducibili a 9 Goal; Ambiente (6 Goal); Assistenza sociale e protezione civile (6 Goal).
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