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L’economia del mare rappresenta un settore di importanza strategica per il Mezzogiorno, una carta centrale per lo sviluppo dell'area, che ribalta le tradizionali dicotomie tra Nord e Sud. Questo è quanto emerge dall'XI Rapporto dell'Economia del mare della Camera di Commercio Frosinone Latina promosso da Informare ed elaborato dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere. Nel 2021, il valore aggiunto generato dal “Sistema mare” nelle regioni del Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) è di 14,6 miliardi e ne attiva altri 23,3 miliardi nel resto dell'economia. Un’economia che, grazie alla capacità di attivazione di filiera, arriva dunque a quasi 38 miliardi di euro, l'11,7% del complesso del valore aggiunto prodotto nella macro-ripartizione, a fronte di una media nazionale dell'8,9%, a testimonianza del ruolo di volano che la Blue Economy ha per la crescita del Sud del Paese. Dà lavoro a quasi 310 mila persone, distribuite in oltre 100 mila attività imprenditoriali. Una base produttiva in espansione che raggiunge le 103.250 unità nel 2022, e in aumento del 2,7% rispetto al 2021, contraddistinguendosi ancora una volta dal resto del Paese che registra un incremento dell'1,6%. Non solo, l'economia blu ha mostrato una enfasi evolutiva che non ha invece interessato l'universo imprenditoriale dell'area, in lieve calo tra il 2021 ed il 2022 (-0,3%).
È centrale a livello settoriale il peso della filiera turistica. I servizi di alloggio e ristorazione e le attività sportive e ricreative contribuiscono insieme per il 45,5% alla ricchezza generata dalla Blue Economy nella macro-ripartizione e racchiudono il 57,1% degli occupati ed il 66,6% delle imprese. Di rilievo anche il peso delle attività di movimentazione merci e passeggeri via mare, che generano il 19,7% del valore aggiunto; segue la cantieristica (con il 9,1%) e la filiera ittica (6,8%).
Dal punto di vista territoriale spicca la Sardegna, che occupa il secondo posto nelle graduatorie regionali per incidenza dell'economia blu sul totale del valore aggiunto e delle imprese della regione, pari, rispettivamente, al 6,0% ed al 7,2%, mentre occupa il terzo posto nella graduatoria per occupati (6,4%). Un impatto sul tessuto economico notevole, considerato che le rispettive quote a livello nazionale si fermano, nell'ordine, al 3,3%, 3,8% e 3,6%. Ma i dati sono oltre la media nazionale per tutte le regioni dell'area, ad eccezione della Basilicata.
Soffermando ancora l'attenzione sui dati relativi, ma passando al dettaglio provinciale, si evince innanzitutto l'importante apporto che l'economia del mare ha in realtà come Vibo Valentia e Sassari, dove il valore aggiunto blu arriva a pesare, rispettivamente, per l'11,1% e l'8,1%. Valutando il fenomeno in valori assoluti spicca la provincia di Napoli che, con 3,7 miliardi di valore aggiunto, quasi 69 mila occupati e 23 mila imprese riconducibili alla Blue Economy si colloca sul podio delle rispettive graduatorie, sempre in seconda posizione.
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