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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 08:49.
Le regioni riannodano il filo del dialogo con il governo su manovra e attuazione del federalismo fiscale. Le perplessità dei governatori sul decreto attuativo che riscrive la finanza degli enti territoriali vengono da lontano. Da quando cioè, con la manovra correttiva di questa estate, si sono visti imporre tagli per 8,5 miliardi nel prossimo biennio.
I presidenti delle regioni ne hanno discusso ieri in un vertice a via venti settembre con i ministri dell'Economia, Giulio Tremonti, per le Semplificazioni, Roberto Calderoli, e degli Affari regionali, Raffaele Fitto.
Per riassumere la loro posizione e le loro preoccupazioni con l'avvicinarsi dei tagli operativi da gennaio 2011, basta la battuta di Vasco Errani, presidente della Conferenza unificata, che prendendo in prestito la citazione di Bossi sulla sigla "Spqr" l'ha tradotta con «Sono povere queste regioni».
Dal confronto di ieri i governatori escono con l'apertura di un tavolo tecnico sul trasporto pubblico locale e su una diversa ripartizione dei tagli della manovra d'estate attribuiti alle regioni. In cambio hanno accettato di lavorare a ritmi serrati alla messa a punto del decreto sulla fiscalità delle regioni, così da consentire al governo di approvarlo in prima lettura già con il consiglio dei ministri di venerdì prossimo. Rinviato per il momento l'altro tassello del federalismo sulla definizione dei costi standard, sul quale proseguirà il confronto.
L'apertura al nuovo fisco regionale comunque sia richiede specifiche garanzie: «non ci deve essere una falsa partenza», ha sottolineato Errani elencando i cinque punti su cui è necessario confrontarsi: pieno rispetto della delega sull'autonomia impositiva delle regioni, comprese una diversa modulazione dell'Irpef e dell'Iva. I governatori, in particolare, non condividono l'impostazione meno Iva e più Irpef, e sottolineano come la delega non preveda la compartecipazione Irpef, ma solo l'addizionale. Nel mirino finisce anche la scelta di alimentare il fondo perequativo con l'Irpef anziché con la compartecipazione Iva. Secondo i governatori, infatti, la determinazione in misura fissa dell'Iva contraddice la legge delega in relazione al finanziamento di Lea e Lep.