Ecosistema urbano, città avanti nella sfida green ma con troppe automobili
Bolzano e Trento sul podio delle città più «verdi»: sindaci e amministratori che chiedono una spinta nazionale per sostenere le buone pratiche locali
di Giacomo Bagnasco e Michela Finizio
I punti chiave
3' di lettura
La transizione ecologica nelle città è una questione di metodo: l’attuazione di progetti “verdi” richiede una programmazione locale mirata, per obiettivi. Sostenuta a livello nazionale. Ne sono convinti sindaci e assessori intervenuti ieri a Roma nel corso dell’evento di presentazione di Ecosistema urbano 2022, l’indagine realizzata da Legambiente e Ambiente Italia in collaborazione con Il Sole 24 Ore, che prende in esame 18 parametri eco-sostenibili.
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Il podio del Trentino Alto Adige
«Essere la città italiana con la migliore pagella ambientale ci dà soddisfazione, consapevoli delle responsabilità dei centri urbani in questo ambito», ha detto Chiara Rabini, assessore all’ambiente di Bolzano, il comune primo in classifica. Le fa eco il sindaco di Trento (2° posto), Franco Ianeselli: «Essere riusciti a scalare posizioni rispetto al passato ed essere ormai da anni ai primi posti significa che siamo di fronte a una realtà rafforzata».
Ciclabilità, trasporto pubblico raccolta differenziata, verde urbano e rinnovabili. I due capoluoghi testimoniano che per arrivare in testa in questi parametri non basta l’autonomia amministrativa (che comunque aiuta, nell’attuazione dei programmi): il risultato del Trentino Alto Adige nasce da una cultura, quella della sostenibilità, che ormai pervade ad ogni livello delle politiche urbane. «Penso che buona parte dei risultati conseguiti - ha aggiunto Ianeselli - dipenda dal fatto che Trento costituisce l’ultimo avamposto italiano nei confronti del mondo di lingua tedesca. Essere sul confine significa mettersi a confronto e questa possibilità, coniugata con una tradizione “asburgica” e con cittadini esigenti, ci aiuta a fare bene».
Manca lo sprint a livello nazionale
Troppo spesso, però, i risultati positivi indicati dalle classifiche sono frutto di innovazioni isolate. «Qualcuno dice che non c’è niente di più conservatore delle politiche ambientali. Ma noi crediamo che per sostenere la transizione ecologica sul territorio sia necessario innovare» afferma Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia (4° posto) . «E l’innovazione locale deve potersi inserire in direttrici nazionali, che vanno sostenute», conclude.
La transizione ecologica dei capoluoghi italiani c’è, insomma, ma è troppo lenta. Dai dati di Ecosistema urbano 2022 emergono numerose buone pratiche, «ma non c’è quel cambio di passo che impone l’emergenza energetica, ambientale e sociale», ha commentato il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani. «In questo senso non aiuta - ha aggiungo - l’assenza di un quadro organico entro cui ridisegnare l’idea di città nell’era della crisi climatica».
Nel 2021, in quello che doveva essere l’anno della lenta ripresa post Covid-19 e della messa in campo di interventi concreti, i capoluoghi confermano la tendenza di stallo degli anni precedenti, spiega Legambiente: poco propensi a migliorare le proprie performance ambientali, sono paralizzati da alcune emergenze urbane ormai croniche. Più smog con i valori di picco che tornano lentamente a crescere nelle aree urbane storicamente afflitte da mal d’aria. Un parco auto che resta tra i più alti d’Europa, pochi miglioramenti sul fronte del trasporto pubblico. Torna a salire la produzione dei rifiuti prodotti, il valore medio arriva a 526 kg pro capite, quasi ai livelli pre-pandemia (erano 514 kg pro capite nel 2020 e, appunto, 530 nel 2019), nonostante la raccolta differenziata stia migliorando scavalcando la soglia media del 60 per cento.
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Le reazioni degli amministratori
Anche in coda alla classifica generale le novità sono limitate. Dalle ultime dieci escono Brindisi e Ragusa, rimpiazzate da Salerno e Crotone. La Sicilia rimane la regione con più problemi, a partire dalle due città più grandi - Palermo e Catania - che finiscono penultima e ultima, scambiandosi le posizioni. Al 92° posto la città metropolitana di Napoli: «Se nelle prime 60 posizioni della classifica - afferma Paolo Mancuso, assessore all’Ambiente e al mare di Napoli - si trovano ben poche realtà del Sud, possiamo dire che esiste una questione meridionale anche per l'ambiente. Ma in generale tutte le città vanno messe al centro di un'azione politica da parte dello Stato, perché sono l'ossatura su cui fondare l'intero discorso della sostenibilità».
Al contrario, c’è anche un Meridione che spicca: onore a Cosenza, che deve la quinta posizione all'assenza di piazzamenti fortemente deficitari e a una serie di presenze nelle prime dieci, con una citazione particolare per il tris isole pedonali-piste ciclabili-alberi. Anche Vibo Valentia tra le città del Sud con uno dei migliori piazzamenti, al 46° posto: «Abbiamo compiuto una risalita nelle classifiche - afferma Maria Limardo, sindaco di Vibo Valentia - partendo dalla valorizzazione dell'esistente e da interventi come la demolizione di costruzioni abusive, creando piazze alberate negli spazi lasciati liberi. Ma penso che l'eredità più importante che un'amministrazione può lasciare abbia a che fare con qualcosa di immateriale, cioè con un cambio di passo della popolazione sul piano culturale, che si tramuti in una sensibilità molto maggiore a proposito dei temi ambientali».
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