È ancora possibile ridare vita a Piazza Affari?
Il rilancio del listino milanese non può passare solo dalla semplificazione delle regole esistenti
di Gianfranco Ursino
2' di lettura
Nell’ultimo anno Piazza Affari è stata la Borsa che ha conseguito la migliore performance (+33%) tra i principali listini internazionali. I risparmiatori che hanno puntato sul listino milanese saranno più che soddisfatti, ma in generale c’è poco da esultare. Lo scenario è preoccupante. Borsa italiana è a rischio estinzione: i delisting crescono, i traslochi su altre piazze finanziarie aumentano e le nuove società approdano sul listino principale ormai con il contagocce. E poi ci sono tanti titoli (non solo sull’Egm) che scambiano poco o nulla e sono quotati solo per onor di firma.
Per fermare l’emorragia e rivitalizzare il mercato lo scorso aprile il Governo ha presentato un pacchetto di misure all’interno del Ddl Capitali. Una serie di disposizioni che in questi giorni in Parlamento sono al rush finale: dal voto plurimo agli interventi per snellire le tempistiche dei processi di quotazione e delle operazioni straordinarie (fusioni, scissioni, aumenti di capitale). Solo per citarne alcune. Tutte proposte che per il Governo dovrebbero «stimolare la crescita del mercato dei capitali italiano favorendo l’accesso e la permanenza delle imprese nell’ambito dei mercati finanziari».
Ora bisogna vedere come uscirà il testo nella versione definitiva. In queste ore si sta provando a trovare un punto di caduta, ovvero soluzioni di equilibrio tra le pressioni delle varie lobbies (basta scorrere la carrellata di audizioni estive in Commissione Finanze e Tesoro del Senato) e la necessità di preservare i presìdi posti nel nostro ordinamento a tutela dei piccoli azionisti di minoranza.
In ogni caso il Ddl Capitali va nella giusta direzione. È un ulteriore passo in avanti del percorso intrapreso lo scorso anno con il Libro Verde del Mef sulla «competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita». Occorre poi ricordare altre misure previste per incentivare l’approdo in Borsa delle società tricolori, come il bonus Ipo, la rideterminazione del valore d’acquisto delle partecipazioni anche per le quotate, la tokenizzazione di azioni e titoli di debito e la dematerializzazione delle quote di Srl. La stessa Consob ha provveduto a modificare il Regolamento Emittenti, al fine di semplificare il processo di approvazione dei prospetti informativi.
Tutte misure importanti, necessarie ma non sufficienti per ridare vita a Piazza Affari. Il rilancio del nostro mercato non può passare solo dalla semplificazione delle regole esistenti. La sfida più importante è quella di aumentare il numero degli investitori internazionali. Occorre però agire anche sulla leva fiscale per incentivare soggetti privati e istituzionali a investire sul nostro mercato. Invece continuiamo a prevedere balzelli controproducenti, che generano anche basso gettito, come, per esempio, la Tobin Tax.
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