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Edizione, i Benetton studiano la ripartizione del real estate

Al vaglio l’assegnazione ai singoli rami di immobili di Edizione Property. Il patrimonio vale più di 2 miliardi, con i punti vendita che coprono il 50% del valore

di Marigia Mangano

(IMAGOECONOMICA)

4' di lettura

La famiglia Benetton studia la divisione di una parte del patrimonio immobiliare. Il dossier, si apprende, è sul tavolo di Edizione da qualche mese ma le numerose partite in corso, dalla cessione di Aspi alla “gestione” del pacchetto del 4% delle Generali con nel mezzo gli sviluppi giudiziari che hanno coinvolto il presidente Enrico Laghi, hanno rallentato il processo decisionale. Nelle ultime settimane, però, secondo indiscrezioni raccolte da Il Sole 24 Ore, l’attenzione si sarebbe nuovamente alzata sull’opportunità di rivedere il perimetro della controllata immobiliare Edizione Property.

Ci si trova ad ogni modo in una fase preliminare di “valutazione”, riferisce una fonte, tant’è che si stanno vagliando una serie di ipotesi e soluzioni tecniche, senza aver già individuato l’opzione definitiva. La strada e l’obiettivo da raggiungere sarebbe stata però già tracciata con un consenso diffuso tra i rappresentanti dei quattro rami famigliari di Ponzano Veneto: distribuire a ciascuno dei quattro blocchi un equivalente controvalore di cespiti immobiliari.

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I cespiti del progetto

Il patrimonio immobiliare storico della dinastia è stato concentrato a fine 2016 in una società, Edizione Property, controllata al 100% dalla holding di Ponzano Veneto. Secondo le stime rese note dalla stessa società il patrimonio immobiliare copre 233mila metri quadri lordi, ha fruttato nel 2020 ricavi per 39 milioni, conta immobili sparsi in 13 Paesi e ha un valore superiore ai 2 miliardi. Fanno parte di questo pacchetto, ricorda lo stesso sito di Edizione, immobili di prestigio nel quale spiccano gioielli come il Fondaco dei Tedeschi a Venezia e l’immobile di Place de l’Opéra a Parigi.

Nello stesso tempo il maxi portafoglio coinvolge anche i numerosi punti vendita di Benetton Group sparsi nel mondo. Questi ultimi rimarrebbero fuori dal progetto allo studio di divisione del patrimonio in parti uguali per ciascuno dei quattro rami famigliari, quello di Giuliana, Carlo, Gilberto e Luciano. Alcune stime parlano di un valore dell’insieme dei punti vendita di Benetton Group intorno al 50/60%. La famiglia, dunque, sarà destinataria dell’assegnazione di alcuni selezionati immobili che fanno parte di un portafoglio complessivo di un miliardo. Edizione, interpellata, non ha rilasciato commenti sull’operazione.

La razionalizzazione

In passato, soprattutto dopo la scomparsa di Gilberto Benetton e il terremoto giudiziario successivo al crollo del Ponte Morandi, a più riprese sono circolate indiscrezioni sulla volontà della dinastia di procedere con una “spartizione” dello storico impero. Voci alimentate dalla complessa operazione di sintesi per una holding che ha avuto per decenni come unico referente proprio Gilberto Benetton. La divisione del patrimonio va dunque letta in questa direzione? Secondo alcune fonti vicine a Ponzano Veneto ci si troverebbe di fronte a una normale razionalizzazione del gruppo; peraltro già in passato in alcune fasi si è proceduto con l’assegnazione diretta di alcuni cespiti ai rappresenti della famiglia. Non solo.

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Nell’ultimo anno, quello che ha segnato la cessione di Aspi da parte di Atlantia, operazione ancora da perfezionare, secondo le stesse fonti si sarebbe registrata una maggiore sintonia e compattezza all’interno della dinastia sulle strategie future di Edizione. Questo nonostante, almeno sulla carta, i nuclei “effettivi” famigliari si siano moltiplicati. Proprio in questi giorni, infatti, si è perfezionato il progetto di scissione del ramo di Giuliana in quattro sottogruppi: Evoluzione si è scissa in 4 newco, una per ognuna dei suoi quattro figli, Daniela (1969), Carlo (1971), Franca (1968) e Paola (1958). Con il risultato, dunque, che le società azioniste di Edizione sono passate da quattro a sette.

Le prossime mosse

Il progetto allo studio sugli asset immobiliari si inserisce in un momento assai delicato per Edizione che dopo le vicende giudiziarie che hanno portato agli arresti di Enrico Laghi si ritrova senza presidente. Al momento, secondo quanto si apprende, non sono all’ordine del giorno sostituzioni, né revisioni dell’assetto attuale di governance. Secondo alcuni osservatori l’impressione è che un eventuale cambio al vertice della holding non si registrerà prima della vendita di Aspi a Cdp e ai fondi. Tanto più che le partite urgenti da gestire, per esempio le Generali, chiamano in causa direttamente gli azionisti. La posizione su Trieste, si apprende, al momento non è cambiata. Edizione, con il suo 4% della compagnia assicurativa resta per ora fuori dagli schieramenti in campo pur rappresentando, di fatto, l’ago della bilancia nel confronto che sta andando in scena sugli assetti e la governance delle Generali.

Al momento, dunque, quella quota non andrà a rafforzare né il blocco formato da Francesco Gaetano Caltagirone (6,20%), Leonardo Del Vecchio (5,1%) e la Fondazione Crt (1,232%), che hanno formalizzato la loro unità di vedute in un patto di consultazione che raccoglie il 12,53%, né Mediobanca, salita al 17%. L’impressione che sta prendendo piede, almeno in questa fase, è che in ogni caso la tempistica della messa a punto di una strategia precisa su Trieste non sarà frettolosa, complici anche le scadenze domestiche del gruppo, tra cui la cessione di Aspi alla cordata Cdp-fondi, temi che restano le priorità. Il closing di Aspi, riferisce una fonte, difficilmente potrà realizzarsi prima dell’inizio del nuovo anno.

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