Effetto Covid sulla speranza di vita: nel 2020 Italia tornata indietro di nove anni
Il Rapporto scientifico sulla popolazione dell’Associazione italiana per gli studi di popolazione (Aisp) presentato al Cnel: un Paese con livelli demografici eccezionali
di Andrea Carli
I punti chiave
3' di lettura
Nel 2020, l’anno della pandemia coronavirus, la speranza di vita in Italia ha registrato un’inversione di tendenza rispetto alla crescita degli ultimi anni ed è tornata ai livelli del 2011. È quanto emerge dal Rapporto scientifico sulla popolazione dell’Associazione italiana per gli studi di popolazione (Aisp) sull’eccezionalismo demografico italiano, presentato presso il Cnel. All’incontro è intervenuta la vice presidente della Commissione europea nonché commissario per la Demografia e democrazia Dubravka Šuica.
La frenata dovuta al Covid, nel 2020 l’Italia è tornata al 2011
L'Italia ha mostrato nel tempo un evidente progresso della speranza di vita alla nascita, che ha raggiunto nell'era pre-Covid-19 livelli non lontani dal record mondiale, superando gli 83 anni nel 2018 (83,4, al terzo posto in Europa dopo la Svizzera con 83,8 e la Spagna con 83,5). Il 2020 è stato indelebilmente segnato dal virus, con un incremento nel numero di decessi superiore ai 100.000, rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Risultato: l’anno scorso la speranza di vita alla nascita è stata di 81,98. Per ritrovare un valore analogo occorre fare un passo indietro di nove anni: correva l’anno 2011 (81,95).
Un Paese con livelli demografici “eccezionali”
Nel complesso, mette in evidenza il report, «l'Italia si caratterizza per livelli demografici estremi, da record, appunto “eccezionali”: la struttura (invecchiata) per età, la (bassa) fecondità, la (lunga) transizione dei giovani allo stato adulto, i (forti) legami familiari, la (lunga) durata della vita, la (veloce) crescita della popolazione straniera. Lo è anche per la forte diversità delle tendenze a livello locale, e in particolare per la velocità del declino demografico in alcune aree del Paese».
Nel 2014 superata la soglia dei 60 milioni di abitanti
Al 1 gennaio del 2014 per la prima volta nella storia del Paese, la popolazione italiana ha superato la “soglia psicologica” dei 60 milioni di abitanti. Il calo successivo ha riportato l’Italia sotto la soglia dei 60 milioni, con la popolazione residente che, secondo i conteggi del Censimento permanente, al 1 gennaio 2021 è di 59 milioni e 257.566.
Nascite, in venti anni tre fasi
Le nascite sono la componente che è più direttamente, e stabilmente, connessa con l'eccezionalismo demografico italiano. L'andamento delle nascite durante il ventennio è caratterizzato da tre periodi: una ripresa che, a partire dal minimo da record mondiale di lowest-low fertility del 1995 (1,19 figli per donna), caratterizza l'Italia fino al periodo della Grande recessione, con un picco di 1,46 figli per donna nel 2010. Inizia poi il «tempo dell'incertezza», durante il quale si sperimenta un declino quasi speculare alla precedente ripresa, con un nuovo minimo nel 2019 (1,27 in totale, e 1,18 per le donne italiane). Questo minimo è stato superato, verso il basso, nel 2020, dove il numero di nati è di 404.000 unità, in conseguenza del sovrapporsi del “baby bust” indotto dal Covid-19 alla crisi già in atto. Non è un caso che la dimensione della famiglia sia associata inequivocabilmente al rischio di povertà, in modo particolare in Italia. Cambiano i comportamenti familiari, ma il welfare italiano - sottolinea l’indagine - rimane eccezionale, in senso negativo, nell'incapacità di sostenere le famiglie numerose.
Crescita della popolazione sostenuta dall’aumento dell’immigrazione
La crescita della popolazione italiana, fino al picco storico del 2015, è stata sostenuta negli ultimi anni in modo particolare dall'incremento dell'immigrazione, con un cambio stabile nel segno del «saldo migratorio» (differenza tra immigrati ed emigrati nel corso di un anno), che diviene da negativo a positivo nel corso degli anni '90 del secolo scorso. L'andamento dei movimenti migratori nell'ultimo ventennio contribuisce a quadruplicare la popolazione straniera residente, che raggiunge una quota dell'8,8% al 1 gennaio 2020.
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