Il rapporto Ocse

Effetto Covid sull’istruzione in Italia: il conto lo pagano giovani Neet e donne

Il nostro Paese continua a spendere poco per l’education ma soprattutto spende male. Solo Slovacchia, Turchia e Polonia hanno chiuso le superiori più di noi

di Eugenio Bruno

(ANSA)

3' di lettura

Un’istruzione fragile. Che era tale ben prima della pandemia e che il Covid ha continuato a fiaccare. Facendo pagare il conto ai più deboli: i giovani Neet e le donne. Del resto, solo Slovacchi, Turchia e Polonia - in Europa - hanno chiuso le scuole superiori per più giorni di noi (90 contro una media di 70 per tutti i paesi industrializzati). È la fotografia dell’Italia scattata dall’Ocse con l’edizione 2021 del suo rapporto annuale Education at a glance. Da cui arriva l’ennesima conferma che continuiamo a spendere poco in education e soprattutto che spendiamo male.

L’impatto del Covid-19: in aumento Neet e inattivi

Il rapporto dell’organizzazione parigina dedica un’intera appendice ai 18 mesi di pandemia e all’impatto che ha avuto sull’istruzione in presenza. Con un dato che balza agli occhi più degli altri: l’Italia ha tenuto chiuse le scuole superiori per 90 giorni contro una media di 70 dei paesi Ocse; in Europa peggio di noi hanno fatto solo Slovacchia (115), Turchia (113), e Polonia (110).

Loading...

Con lo Tsunami sugli appredimenti degli studenti che ci ha raccontato l’Invalsi a luglio e con gli altri effetti indiretti che racconta adesso Education at a glance 2021. Stiamo parlando innanzitutto dell’aumento dei Neet che, nei paesi Ocse, sono passati dal 14,4 % del 2019 al 16,1 % del 2020. Mentre da noi i giovani nella fascia d’età 18-24 anni che non studiano né lavorano sono cresciuti, nello stesso arco di tempo dal 24,2 % al 25,5 per cento.
Anche quella che sembrerebbe una buona notizia - cioè una diminuzione di un punto in Italia del tasso di disoccupazione ( 20,3%) per gli under25 senza diploma mentre negli altri è salita di due punti (15,1%) - lo diventa un po’ meno visto che si spiega soprattutto con un incremento della quota di inattivi.

Il conto più salato lo pagano le donne

Pandemia a parte, l’Italia continua a non essere un paese per giovani donne. E qui l’Ocse fornisce i classici tre indizi che fanno una prova. In primo luogo, pur avendo il 35 % di laureate rispetto al 23 % dei loro coetanei uomini (contro una media Ocse che è, rispettivamente, del 52 % e del 39%), sono ancora troppo poche le ragazze italiane che scelgono un percorso Stem.
Con i risultati retributivi, e passiamo al secondo indizio, che vediamo: le nostre connazionali in possesso di un’istruzione terziaria percepiscono una retribuzione pari al 71% di quella dei loro colleghi maschi mentre tra le diplomate tale percentuale è del 79 per cento.
Terzo e ultimo indizio, solo il 30 % delle donne con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni e in tasca solo la licenza media ha trovato un impiego nel 2020 rispetto al 64 % degli uomini. Negli altri paesi industrializzati la media è del 43% per le prime e del 69% per i secondi.

La spesa resta bassa

Veniamo così ai vecchi nodi risolti. Con il nostro 4,1% di spesa per l’istruzione sul Pil - ma è il dato 2018, che quindi non risente ancora degli stanziamenti extra imposti dal Covid e relativi al 2020 e al 2021 - rientriamo tra i dieci paesi dell’Ocse con la quota di risorse più basse destinate ad asili, scuole e università.
Anche l’edizione 2021 di Education at a glance conferma la vecchia tradizione italiana di ridurre gli investimenti per l’education man mano che i livelli formativi salgono. Nel 2018, l’Italia ha speso 11 202 dollari Usa per studente nell’istruzione primaria, secondaria e post-secondaria non terziaria, 748 in più rispetto alla media (che è stata di 10 454). Quando si passa a parlare di università, invece, scopriamo che il nostro paese ha investito 12 305 dollari per studente, ossia 4.760 in meno che nel resto dell’Ocse. Numeri che, insieme a quelli elencati in precedenza, richiederebbero una riflessione ulteriore da parte del governo e dei ministri di turno.

Scuola, tutti gli approfondimenti

La newsletter di Scuola+

Professionisti, dirigenti, docenti e non docenti, amministratori pubblici, operatori ma anche studenti e le loro famiglie possono informarsi attraverso Scuola+, la newsletter settimanale de Il Sole 24 Ore che mette al centro del sistema d'istruzione i suoi reali fruitori. La ricevi, ogni lunedì nel tuo inbox. Ecco come abbonarsi

Le guide e i data base

Come scegliere l’Università e i master? Ecco le guide a disposizione degli abbonati a Scuola+ o a 24+. Qui la guida all’università con le lauree del futuro e il database con tutti i corsi di laura

Lo speciale ITS

Il viaggio del Sole 24 Ore negli Its per scoprire come intrecciare al meglio la formazione con le opportunità di lavoro nei distretti produttivi delle eccellenze del made in Italy. Tutti i servizi

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti