Effetto onirico da Marni, Trussardi rilancia e sperimenta
Purismo rasserenante da Jil Sander, Ermanno Scervino punta sull’artigianalità: le sfilate di Milano si chiudono andando a esplorare nuove zone della città
di Angelo Flaccavento
2' di lettura
Dal distanziamento paranoico al pigia-pigia come se nulla fosse il passo è breve. Fulmineo, si direbbe. Cassato l’obbligo del fatidico metro tra un ospite e l’altro, le sfilate milanesi di questi giorni sono un inno allo struscio. Da Marni si sta in piedi vicini vicini nel buio pesto, umido e redolente di pungenti profumi vegetali di un immenso tabacchificio alle propaggini estreme della città. L’idea è di trasmettere un senso di vicinanza, di togetherness, in una dimensione di post futuro: il direttore creativo, Francesco Risso, ama imbastire show immaginifici nei quali gli abiti sono parte di un più ampio messaggio. Adesso, parla di tempo, di oggetti custoditi, rammendati e passati da una generazione alla successiva in una circolarità materiale fatta di emozioni e di molti rattoppi su maglie, giacche, vestiti sbrindellati che il tocco della mano rende paradossalmente preziosi.
La collezione reitera l’estetica caotica e processuale di Risso, il suo gusto emozionante per un pauperismo onirico. Lo spettacolo è troppo lento e disordinato, con i personaggi che si muovono al rallentatore illuminati da figuri con le torce, poco aggiungendo, anzi molto togliendo alla magia materica degli abiti. Però, ritrovare all’uscita dal buio tutti i protagonisti dello show nella luce accecante del pomeriggio, mentre banchettano seduti a lunghi tavoli poggiati sulla sabbia blu cobalto, è una visione di un lirismo sublime che sarà difficile dimenticare.
Da Trussard i gli ospiti sono stipati dentro un cantiere in piazza Scala, tra i muri sfondati e i setti cadenti di quello che fu il vecchio quartier generale della maison del levriero, che presto avrà un nuovo aspetto. La metafora del cambiamento in corso è lapalissiana: nuovo management, nuova proprietà, il fondo Quattro R, mentre il 30% è rimasto alla famiglia, nuovi direttori creativi, Benjamin Huseby e Serhat Isik, in arte GmbH. Il clash tra la Milano di Trussardi e la Berlino dei due è potente, e si traduce in una collezione prevalentemente nera dalle forme scultoree, clericali, ma anche sexy e medievali, servite con un gusto ruvido e underground. Se le proposta si apprezza, perchè tagliente e decisa, meno si capisce lo scopo dell’intera operazione dentro un marchio così. Ma è un debutto, quindi bisogna attendere.
È tutto sereno e rarefatto da Jil Sander: spazio immerso nel drappeggio vellutato di una tenda e punteggiato da calchi di statue classiche, e le modelle che incedono sicure ma delicate. Pur muovendosi nell’alveo del purismo che qui è marchio di fabbrica, la collezione, con i suoi tagli sinuosi e i sentori vaghissimi di anni Venti, segna uno scarto per i direttori creativi Lucie e Luke Meier, e accoglie una benvenuta sensualità.
Sensualità che da Ermanno Scervino è da sempre tratto saliente, parte di una visione di stile che celebra la bellezza femminile, sempre e comunque, attraverso la più squisita manualità. Le sciantose da cabaret berlinese di Lorenzo Serafini per Philosophy decostruiscono stereotipi sbrilluccicanti a colpi di rasoiate e fluidità di genere, mentre da Ports 1961 è tutto un campionamento e remix di echi vittoriani e militarismi sartoriali arrangiati in una idea di femminilità, insieme, frou frou e affilata, da fiore d’acciaio.
Consigli24: idee per lo shopping
Scopri tutte le offerteOgni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link, Il Sole 24 Ore riceve una commissione ma per l’utente non c’è alcuna variazione del prezzo finale e tutti i link all’acquisto sono accuratamente vagliati e rimandano a piattaforme sicure di acquisto online
loading...