Einstein Telescope, parte la sfida tra Italia e Olanda per le onde gravitazionali: cosa c'è da sapere
Le due aree candidate a ospitare uno dei progetti scientifici più ambiziosi di sempre sono da un lato la miniera dismessa di Sos Enattos, a Lula, in una zona poco popolata della Sardegna; dall’altro Limburg, in Olanda, al confine con Belgio e Germania e non lontana da Maastricht
I punti chiave
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Da un lato la miniera dismessa di Sos Enattos, a Lula, in una zona poco popolata della Sardegna e con una minima sismicità; dall’altro Limburg, in Olanda, al confine con Belgio e Germania e non lontana da Maastricht: sono le due aree candidate a ospitare uno dei progetti scientifici più ambiziosi di sempre, ossia l’Einstein Telescope da 1,8 miliardi di euro, capace di ascoltare le vibrazioni dell’universo a caccia di onde gravitazionali.
Sito selezionato nel 2025
È una gara aperta, quella in corso fra Italia e Olanda, e destinata a proseguire fino al 2025, quando dovrebbe essere selezionato il sito. «È un’occasione imperdibile per il nostro Paese e per la ricerca», ha scritto sul suo profilo Facebook il ministro dell’Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini, che lunedì sarà a Lula per confermare ulteriormente il sostegno del governo al progetto. «Abbiamo le eccellenze, abbiamo l’area dell’ex miniera Sos Enattos a Lula in Sardegna che è perfetta per ospitare il telescopio di onde gravitazionali più grande al mondo e che visiterò lunedì pomeriggio. Abbiamo tutte le carte, ora sta a noi giocare bene questa partita».
Sardegna è fra le 30 zone meno sismiche del mondo
È stata l’Italia, fra il 2007 e il 2009, a proporre per prima l’idea di costruire uno strumento come l’Einstein Telescope, dice il vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Marco Pallavicini. «Pensiamo di avere elementi scientifici oggettivi per preferire Lula», osserva riferendosi al fatto che «la Sardegna è fra le 30 zone meno sismiche del mondo: una caratteristica fondamentale perché la ricerca sulle onde gravitazionali prevede strumenti che non possono essere disturbati nemmeno da vibrazioni delle dimensioni di un nucleo atomico». Sotto questo aspetto Lula offre una schermatura naturale rispetto a Limburg, «dove la sismicità è più elevata, tipica dell’Europa centrale, e la zona è molto antropizzata, con ferrovie e autostrade».
Scelta basata anche su considerazioni economiche
È vero però, prosegue Pallavicini, che la «scelta non è solo scientifica, ma basata anche su considerazioni economiche, politiche e sociali». Ci sono due anni per decidere e non è detto che alla fine si debba scegliere in un’unica direzione: «C’è anche l’ipotesi scientifica di costruire due rivelatori, uno a Lula e uno a Limburg», sul modello dell’osservatorio americano Ligo. Nel frattempo l’Italia si prepara, forte del finanziamento di 50 milioni dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), destinati sia a progetto preliminare, stima dei costi e studi di fattibilità ingegneristica, sia per sviluppare le nuove tecnologie necessarie a uno strumento così innovativo.
Il comitato scientifico presieduto dal Nobel Giorgio Parisi
Il progetto è inserito nel programma di infrastrutture europee ESFRI, ed è stato formato un consorzio di una decina di stati interessati al progetto del quale c'è anche un organismo specifico per studiare gli aspetti scientifici; l'Einstein Telescope Observatory Science, guidato dalla fisica italiana Marica Branchesi. L’altro elemento di forza dell’Italia è un solido comitato scientifico, presieduto dal Nobel Giorgio Parisi e del quale fanno parte fisici come Fernando Ferroni, Marica Branchesi, il presidente dell’Infn Antonio Zoccoli e l’ambasciatore Ettore Sequi, che ha avuto l’incarico di avviare la discussione politica in Europa.
Tre tunnel di dieci chilometri
«Il progetto avrà tempi di realizzazione in dieci anni. I costi stimati - ha raccontato Parisi al Sole 24 Ore - sono di circa due miliardi di euro di cui 900 milioni a carico del paese ospitante (per la costruzione dei tunnel) e il resto (per le apparecchiature scientifiche) diviso tra i paesi aderenti al consorzio. Bisogna infatti costruire a qualche centinaio di metri di profondità tre tunnel di dieci chilometri che formano nel sottosuolo una sorte di triangolo equilatero». Inoltre il progetto è cofinanziato con 300 milioni dalla regione Sardegna che attinge ai fondi europei Fesr e Fse plus.
Il più grande rilevatore di onde gravitazionali
Perché è così importante realizzare il nuovo telescopio? «L'Einstein sarà il più grande rilevatore di onde gravitazionali sensibile oltre 100 volte in più rispetto ai suoi predecessori, e quindi in grado di dare maggiori informazioni su materia e energia oscura (quella non direttamente rilevabile), e sulle prime fasi dell'universo» precisa Parisi. Il sogno dei fisici è iniziare a costruire l’Einstein Telescope nel 2026: «È un desiderio, dipenderà dalle risorse. Trovarle in tre anni - conclude Pallavicini - è molto ambizioso, ma non impossibile». D’altro canto il tempo stringe anche perché, dall’altra parte dell’Atlantico, gli Stati Uniti stanno pensando a un progetto simile.
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