cinema

Elegante e incisivo «The Beguiled» di Sofia Coppola

di Andrea Chimento

Dal film «The Beguiled» di Sofia Coppola

2' di lettura

Era uno dei titoli più attesi del concorso di Cannes e non ha deluso le aspettative «The Beguiled» di Sofia Coppola, nuovo adattamento del romanzo di Thomas Cullinan da cui Don Siegel aveva tratto il celebre «La notte brava del soldato Jonathan» nel 1971.
Durante la Guerra di Secessione americana, un caporale nordista ferito viene trovato da una ragazzina in mezzo a un bosco. Quest'ultima lo porterà in un collegio femminile del sud, dove scatenerà gelosie di ogni sorta.
Più che un remake del cult di Siegel, la pellicola della Coppola è una variazione al femminile, dai tratti psicanalitici ancora più espliciti (la graduale castrazione del maschio, in primis).
Se il film con Clint Eastwood del 1971 era decisamente più incentrato sul personaggio maschile e su dinamiche narrative più brutali e violente, in questo caso ci si focalizza maggiormente su una rivalità (almeno inizialmente) sussurrata e su scontri fatti di piccoli gesti e di sorrisi nascosti.

La delicatezza dell'operazione, però, non toglie che «The Beguiled» sia anche un prodotto incisivo, minato soltanto in minima parte da qualche svolta drammaturgica un po' frettolosa.
Grazie a una messinscena di rara eleganza, Sofia Coppola colpisce anche grazie all'uso delle luci e dei colori, capaci di regalare alcune inquadrature di pregevolissima fattura (conclusione compresa).
Mentre la Guerra si sente da lontano tramite i rumori degli spari e delle esplosioni, una battaglia altrettanto spietata si combatte nella grande casa guidata da Miss Martha, interpretata da Nicole Kidman.
Oltre a lei, nel cast ci sono Kirsten Dunst e Elle Fanning (entrambe già dirette da Sofia Coppola in passato), mentre il ruolo che fu di Eastwood è affidato a un Colin Farrell piuttosto insipido.

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Il film uscirà nelle nostre sale a metà settembre con il titolo «L'inganno».
Nella competizione di Cannes ha trovato posto anche «Rodin» di Jacques Doillon, biopic sul grande scultore fortemente incentrato sulla sua relazione con Camille Claudel, collaboratrice e amante di vent'anni più giovane.
Quattro anni dopo «Mes séances de lutte», Jacques Doillon torna dietro la macchina da presa per firmare uno dei lungometraggi più fiacchi della sua carriera. Più che un film degno del concorso francese, sembra una pellicola adatta ad essere proiettata nelle scuole per far conoscere qualcosa della vita di Rodin agli studenti.
Didascalico e prolisso, è un progetto che finisce anche per risultare pedante e banalissimo, incapace di appassionare o di interessare come dovrebbe.
Vincent Lindon, ai minimi storici, interpreta Rodin ma in questo caso non riesce mai a mostrare il suo grande talento d'attore.

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