Elenco delegati aste giudiziarie, partono i corsi per l’iscrizione
Dopo la pubblicazione dei 450 quesiti tra cui sorteggiare le domande delle prove finali, i Consigli nazionali di commercialisti, notai e avvocati pronti a varare la formazione gratuita e online
di Valentina Maglione e Valeria Uva
I punti chiave
3' di lettura
Si preparano all’avvio i corsi di formazione per i professionisti – avvocati, commercialisti e notai – che intendono entrare nel nuovo elenco dei delegati alle vendite giudiziarie e dei custodi, riformato dal decreto legislativo 149/2022 e che sostituirà, presso ogni tribunale, quello tenuto finora. I primi a partire saranno i corsi dei Consigli nazionali: quello dei commercialisti sarà fruibile dal 20 maggio, quello dei notai dai primi di giugno, più avanti quelli degli avvocati. I Consigli nazionali possono delegare gli Ordini locali a organizzare la formazione.
Infatti, con l’emanazione, il 7 aprile, delle linee guida per la formazione da parte della Scuola superiore della magistratura e la diffusione, venerdì scorso, dei 450 quesiti definiti dai Consigli nazionali tra cui “pescare” i 50 per le prove finali, si è sbloccata l’impasse creata con il debutto della nuova disciplina, che prescrive requisiti di accesso all’elenco in parte non applicabili. Tanto che, nelle scorse settimane, al ministero della Giustizia sono state recapitate dai professionisti richieste di proroga e di revisione dei criteri.
Nuovi criteri
La norma sul nuovo elenco (articolo 179-ter delle disposizioni per l’attuazione del Codice di procedura civile) è in vigore per i procedimenti introdotti dal 1° marzo scorso. Ma a fermare il primo popolamento del nuovo elenco è il fatto che non sono ancora del tutto attivati i canali per ottenere i tre nuovi requisiti (alternativi). Nei fatti, solo il primo criterio – avere svolto nei cinque anni precedenti almeno dieci incarichi di delegato alla vendita – è applicabile (ma è molto selettivo ed esclude i giovani). Mentre non è operativo il possesso del titolo di avvocato specialista in diritto dell’esecuzione forzata, perché il decreto sulle specializzazioni forensi non è ancora attuato. Si apre ora la strada per il terzo requisito, ossia la partecipazione a corsi di formazione organizzati da Ordini o Università.
La norma stringe le maglie anche perché limita l’iscrizione all’elenco di un solo tribunale, quello del luogo di residenza.
I corsi
In base alle linee guida della Scuola superiore della magistratura, i corsi devono avere una durata minima di 20 ore e trattare i vari aspetti dell’esecuzione forzata attraverso lezioni frontali e laboratori. La prova finale deve consistere in 50 domande a risposta chiusa: per superarla occorrono 35 risposte corrette. Le domande sono sorteggiate tra i 450 quesiti predisposti dai Consigli nazionali degli Ordini in accordo tra loro, da rendere pubblici almeno 30 giorni prima della prova finale.
Il corso del Consiglio nazionale dei commercialisti «sarà di 25 ore – spiega la consigliera segretaria Giovanna Greco –, di cui cinque di laboratorio, con casi pratici». Gratuito e riservato ai commercialisti, si potrà seguire a distanza. «Il corso sarà online dal 20 maggio: i colleghi potranno essere pronti per tentare la prova finale dal 28 maggio. In futuro contiamo che siano rivisti i criteri di accesso. Abbiamo tra l’altro chiesto di eliminare il vincolo di residenza nel circondario del tribunale, che penalizza i piccoli fori, e di ridurre il numero degli incarichi svolti per la prima iscrizione da dieci a quattro».
Anche il Consiglio nazionale del Notariato sta avviando il corso. «Verrà organizzato dal Notariato, con il supporto della Fondazione italiana del notariato, con il coinvolgimento di magistrati, notai e docenti universitari esperti della materia – precisa Vito Pace, consigliere con delega alle dismissioni immobiliari – e sarà fruibile solo per i notai dai primi di giugno». Anche per loro 20 ore di teoria da remoto in differita, mentre le 5 ore di laboratorio si terranno sempre online, ma in diretta «alla presenza dei docenti – aggiunge Pace – per poter interagire con loro».
Per gli avvocati, il Consiglio nazionale forense nella delibera in cui ha richiesto al Ministro della Giustizia una proroga dei vecchi elenchi ha chiesto «un congruo periodo di tempo (che si stima di almeno 180 giorni) per realizzare i corsi o adeguare quelli già esistenti» alle linee guida.
Le scelte dei tribunali
Nell’attesa del primo popolamento del nuovo elenco, i tribunali hanno interpretato in modo diverso le norme.
A Milano, il neocostituito comitato, previsto dalla riforma per formare l’elenco, ha fissato al 31 maggio il termine entro cui i professionisti devono presentare le domande di iscrizione. Inoltre, spiega la presidente Marianna Galioto, «abbiamo stabilito un doppio binario, mantenendo vigenti sia il nuovo elenco, sia il vecchio: sarà dismesso quando saranno applicabili tutti i criteri di accesso. E abbiamo interpretato il vincolo della “residenza anagrafica” come “domicilio professionale”: vale l’iscrizione agli Ordini di Milano».
A Venezia invece sempre il comitato ha indicato la data del 20 settembre.
A Roma, «il comitato – spiega la presidente, Bianca Ferramosca – sta lavorando per chiarire gli aspetti delle norme che si aprono a più interpretazioni. Poi daremo il via alle domande».
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