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Elettrico, flotte terra di conquista ideale

Il valore minimo per acquistare oggi una vettura elettrica è sui 25mila euro, non alla portata di tutti

di Gian Primo Quagliano

(Adobe Stock)

4' di lettura

Dopo la batosta della pandemia e di tutte le sciagure che l’hanno seguita, il mercato dell’auto sta faticosamente rialzando la testa. In Italia e nella Ue in aprile le immatricolazioni hanno fatto registrare la nona crescita consecutiva per effetto dell’attenuarsi di una delle cause che hanno pesantemente influito sugli acquisti di auto a partire dal 2020: la carenza di componenti essenziali per produrre automobili. Le immatricolazioni del primo quadrimestre di quest’anno sono in crescita del 26,9% sullo stesso periodo del 2022, ma rispetto alla situazione ante-crisi, cioè rispetto al gennaio-aprile 2019, vi è un calo del 22,5%, su cui incide una contrazione degli acquisti dei privati decisamente superiore a quella degli acquisti delle società, da cui risulta che il mondo delle flotte ha retto meglio di quello dei privati nella crisi degli ultimi anni.

Ma al di là dei dati sulle immatricolazioni, che cosa è successo in questo periodo nelle flotte? Ci aiuta a capirlo un sondaggio condotto dal Centro Studi Auto Aziendali. Intanto va detto subito che la tendenza alla sostituzione della proprietà con il noleggio a lungo termine non si è arrestata ma anzi è continuata. Nel 2019 l’81,9% delle auto acquisite dalle flotte era in noleggio a lungo termine. Oggi questa quota è salita all’83,7% e un lievissimo incremento si rileva anche nella quota del leasing che passa dal 4,3% al 4,5%, mentre la proprietà scende dal 13,8% all’11,8%.

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L’aspetto di gran lunga più interessante della rilevazione riguarda però la composizione del parco per tipo di alimentazione. Nel 2019 il 92,3% delle auto delle flotte erano alimentate a gasolio. Oggi la quota del gasolio si è ridotta significativamente, ma resta comunque molto importante in quanto si attesta al 75,8%. La soluzione che ha tratto maggiormente vantaggio dal calo del gasolio è quella ibrida e questo è un dato positivo perché indica l’affermarsi di una certa sensibilità alle esigenze della transizione ecologica. Va tuttavia detto subito che del calo delle soluzioni a gasolio, dopo le soluzioni ibride, la soluzione che ha maggiormente beneficiato è stata quella dell’alimentazione a benzina, che è passata dal 4,3% all’8,3%. Degna di nota è però anche l’avanzata delle soluzioni elettriche pure che passano dallo 0,3% del 2019 all’1,9% aumentando di 6 volte, mentre il metano sale dallo 0,8% all'1,7 % e il gpl scende dall’1,1% allo 0,8%.

Sempre secondo l’inchiesta citata, nei prossimi tre anni il calo delle soluzioni a gasolio si accentuerà e si ridurrà anche la presenza delle auto a gpl e metano (che sono già scese a livelli molto bassi), mentre le soluzioni che acquisiranno maggiore spazio saranno sempre quelle ibride che non saranno però più seguite dalle auto a benzina, ma dalle elettriche.

Tornando a oggi, al di là del forte aumento in termini relativi, la quota delle elettriche nelle flotte resta comunque, come abbiamo detto, molto bassa ma è decisamente superiore a quella delle auto elettriche nel parco circolante complessivo del Paese ,che secondo gli ultimi dati disponibili non va al di là dello 0,4%. A ciò si aggiunge che dal 2019 ad oggi le flotte che hanno almeno un’auto elettrica nel loro parco sono passate dal 21,3% al 42,3% e le flotte che dichiarano di voler inserire altre auto elettriche nei loro parchi salgono dal 30,1% al 45,1%, confermando così la volontà delle flotte di aprirsi all’elettrico.

Si può quindi affermare che il mondo delle flotte, nonostante la presenza ancora largamente insoddisfacente di auto elettriche nei suoi parchi, è l’ambiente ideale per il decollo della nuova mobilità. E ciò anche perché i risultati già raggiunti sono stati ottenuti nonostante alcuni macroscopici “errori” commessi nella formulazione dei provvedimenti che hanno previsto incentivi per l’acquisto di auto ecologiche, errori come la discriminazione a danno degli acquirenti non persone fisiche e come l’imposizione di un limite al prezzo delle auto acquistabili con incentivi. A ciò si aggiunge, poi, che il mondo delle flotte è potenzialmente in pole position per la transizione ecologica anche per altri fatti tutt’altro che trascurabili. Il principale ostacolo al decollo dell’auto elettrica è costituito oggi dal suo prezzo. A parte una sola eccezione che non fa testo, il prezzo minimo per comprare un’auto elettrica è oggi di 25mila euro, una cifra che non è certo alla portata di tutti coloro che usano l’auto. Chi conosce la storia dell’auto sa che in tutti i paesi il processo di motorizzazione di massa è iniziato quando è comparsa sul mercato un’auto che costava quanto la retribuzione netta annua di un operaio. In Italia quest’auto è stata la Fiat 600 che al lancio aveva un prezzo di 600mila lire. Fatti tutti i calcoli del caso, questo significa che per avere un’affermazione di massa in Italia l’auto elettrica più conveniente non dovrebbe costare più di 15mila euro. Siamo ancora lontani da questo obbiettivo, ma in attesa che le case automobilistiche lo raggiungano vi è il fatto che la capacità di spesa delle aziende è ben più grande di quella dei privati e di conseguenza un prezzo di 25mila euro non è certo un ostacolo per la diffusione dell’auto elettrica nelle aziende, che tra l'altro hanno esigenze di immagine e di politicamente corretto che trovano ampia soddisfazione anche nel far presentare i loro uomini e le loro donne al volante di un’auto elettrica che è già un must del politicamente corretto.

Conquistare le flotte è dunque il passaggio più a portata di mano per i guerrieri dell’auto elettrica ed è un passaggio necessario per vincere la guerra che stanno combattendo e ciò anche in considerazione del fatto che i privati acquistano oggi in Italia il 48% delle autovetture, mentre le altre vetture le acquistano le aziende che le sostituiscono mediamente dopo tre anni contro i sette e più dei privati.

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