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Elezioni 2022, che fine ha fatto la cultura?

Con l'avvicinarsi del 25 settembre, i partiti si sfidano anche sulla cultura. Per superare la superficialità di approccio al settore e per indirizzare i partiti verso le reali esigenze del settore, Artlab presenta 22 proposte d'intervento per la prossima legislatura

di Roberta Capozucca

5' di lettura

Se tradizionalmente la cultura non rientra tra gli argomenti di punta delle campagne elettorali nostrane, è pur vero che utilizzarla nei dibattiti ha il potere di decretare la lungimiranza politica dei singoli o la bontà dell'azione di un governo. Non importa che non ci sia una reale strategia, basta che si citi il numero dei siti Unesco, l'indice di attrattività dell'Italia all'estero e gli infiniti vantaggi economici offerti dallo sfruttamento delle risorse culturali. Il 25 settembre gli italiani sono chiamati alle urne e, in una campagna elettorale preparata frettolosamente, che giorno dopo giorno rincorre posizioni sulle principali sfide del momento, dalla crisi energetica al cambiamento climatico, quanto conta la cultura?

Di fronte a elenchi di desiderata che il più delle volte non approfondiscono modalità e strategie, ArtLab la piattaforma dedicata all'innovazione delle politiche e delle pratiche culturali, che raccoglie moltissimi professionisti italiani rappresentati da oltre 40 tra agenzie, istituti culturali, fondazioni, imprese e università, ha elaborato per la prima volta dalla sua fondazione una visione politica comune e di lungo periodo. A partire dalla convinzione che la cultura sia un'infrastruttura trasversale e necessaria alle sfide del Paese, il documento “Cultura è futuro” che raccoglie le 22 proposte d'intervento per la prossima legislatura, sottolinea la necessità di un approccio sistemico e unitario che tenga conto degli impatti culturali, sociali ed economici generati dall'ecosistema culturale e creativo. In questo senso, le proposte di intervento si concentrano su cinque aree tematiche prioritarie: interventi normativi, investimenti e misure, lavoro, riequilibrio territoriale e creatività contemporanea.

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Sulle richieste d'intervento promesse dalla rete si confronteranno, in live streaming sul sito e canali di ArtLab, il 13 settembre dalle 17.00 alle 18.15, gli esponenti delle forze politiche e coalizioni candidate: Chiara Appendino, Movimento 5 Stelle; Valentina Aprea, Forza Italia; Lucia Borgonzoni, Lega; Ilaria Cavo, Noi Moderati; Nicola Fratoianni, Sinistra / Verdi; Valentina Grippo, Terzo Polo; Riccardo Magi, Più Europa; Federico Mollicone, Fratelli d'Italia; Roberto Rampi, Partito Democratico. A nome di tutte le organizzazioni promotrici, conduce l'incontro Ugo Bacchella e presentano il documento Vincenzo Bellini e Rosa Maiello.

Quali politiche culturali nei programmi presentati?

Di seguito, abbiamo raccolto le posizioni sulla cultura dei diversi programmi elettorali delle principali coalizioni politiche che il 25 settembre si presenteranno alle urne.

Da destra

La coalizione di centrodestra, che vede insieme Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega e Noi Moderati, ha presentato un Accordo quadro di programma dal titolo “Cultura e bellezza, il nostro Rinascimento”. Diciassette punti piuttosto ampi che passano dalla promozione della cultura italiana attraverso l'ampliamento dell'accessibilità digitale e turistica, anche con nuove candidature Unesco, alla tutela delle dimore storiche, al rilancio dell'ecosistema artistico italiano attraverso l'organizzazione di festival all'estero, alla riqualificazione di periferie e borghi attraverso la street art e alla valorizzazione del Giubileo 2025 e di Roma Capitale della Cristianità. Tema centrale per la destra, non solo in ambito culturale, è la necessità di ridurre l'eccesso di burocrazia che limita l'utilizzo di spazi e l'accesso ai fondi. In questo senso, le proposte riguardano principalmente l'estensione dell'Art Bonus al settore privato (Istituti culturali, Fondazioni e imprese), ampliandone lo spazio di credito fiscale oltre l'attuale 65%, l'introduzione della detrazione fiscale dei consumi culturali individuali e l'abbassamento dell'Iva al 4% sui prodotti legati alla cultura. Tra i punti programmatici citati, si legge inoltre la volontà di riformare il Fondo unico per lo spettacolo (Fus), ridefinendone i criteri di accesso, con l'obiettivo di permettere il ricambio dei beneficiari.

A sinistra

Per la coalizione guidata da Enrico Letta che riunisce oltre al partito di bandiera, Articolo Uno, Partito Socialista Italiano, DemoS, Movimento Repubblicani Europei e Volt, la cultura e lo sport sono da considerarsi strumenti in grado di creare apertura, superamento degli stereotipi di genere, benessere condiviso, nuovi spazi di socialità e nuove occasioni di realizzazione personale. Seguendo le orme e i processi avviati dall'attuale Ministro della Cultura Dario Franceschini, che per quattro legislazioni è stato espressione del Partito Democratico al governo, il programma presentato dalla coalizione di centrosinistra si muove attorno tre assi: l'interazione tra pubblico e privato per una maggiore mediazione imprenditoriale nella gestione culturale, il riconoscimento delle professioni culturali e il potenziamento dell'offerta nelle periferie ad alta marginalità sociale.
Per quel che riguarda il sostegno allo spettacolo dal vivo e all'industria audiovisiva si citano gli incentivi per i giovani autori e le nuove produzioni, la salvaguardia e rilancio delle sale cinematografiche e teatrali, nonché il riconoscimento della funzione culturale dei locali di musica live. Particolare importanza viene riservata all'editoria, a cui il centrosinistra propone di riservare una legge per tutti i soggetti della filiera, rafforzando al contempo il Piano nazionale per la promozione della Lettura. Anche in questo programma, la dottrina economica si fonda sul potenziamento dell'Art Bonus, sugli sgravi per chi investe in attività culturali, sull'abbattimento dell'Iva per i prodotti culturali e sul sostegno economico ai consumi culturali dei giovani con la conferma del bonus cultura 18App.

Le forze che cercano consensi

Per quanto riguarda il programma del Movimento 5Stelle, esso sembra essere maggiormente focalizzato sui temi delle pari opportunità e della transizione ecologica, con specifiche puntuali per la disciplina dei beni comuni, della mobilità sostenibile e dei diritti degli animali. Il tema della cultura viene citato in relazione allo sviluppo del sistema turistico da sostenere con un piano pubblico di assunzioni per dare respiro al Ministero dei Beni Culturali e alle sue istituzioni periferiche. Al capitolo formazione fa, invece, capolino l'interesse verso l'istituzione di una scuola dei mestieri, per la valorizzazione e il recupero dell'artigianato italiano.

In ultimo, il programma del duo politico Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi sembra dare ampio spazio a nuove strategie di fruizione culturale. Gli interventi proposti si muovono su due binari complementari: da una parte si menziona il sostegno economico ai luoghi della cultura attraverso lo snellimento dell'Art Bonus e il raddoppiamento delle donazioni private a favore della cultura con pari incentivo pubblico, dall'altro si fa riferimento alla promozione degli stessi attraverso misure agevolate di accesso in primis per chi dichiara reddito Isee inferiore ai 15mila euro, ma anche sponsorizzando il gemellaggio tra scuole e istituti culturali e promuovendo viaggi a Roma, a spese del Governo, per tutti i giovani tra i 18 e i 25 anni. Rispetto agli interventi di carattere fiscale, la coalizione prevede detrazioni per gli under 40 che puntano a creare nuove realtà imprenditoriali nel comparto delle industrie culturali e creative, la revisione dello strumento del Tax Credit a sostegno di cinema e audiovisivo e la de-fiscalizzazione delle imprese che investono nella rigenerazione di aree interne e marginali e soggetti culturali che operano nelle carceri italiane.

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