Eli Lilly, nuovo sito in Italia. Al via 750 milioni di investimenti
La multinazionale americana Eli Lilly, una delle prime 15 big pharma al mondo per fatturato (28,5 miliardi di dollari 2022), spinge con forza la produzione in Italia di farmaci per il diabete
di Silvia Pieraccini
3' di lettura
La multinazionale americana Eli Lilly, una delle prime 15 big pharma al mondo per fatturato (28,5 miliardi di dollari 2022), spinge con forza la produzione in Italia di farmaci per il diabete, un’area sempre più strategica per lo sviluppo a livello globale, e lo fa mettendo sul piatto 750 milioni di euro di investimenti entro il 2025. Centocinquanta milioni serviranno per costruire una nuova fabbrica – e creare 150 posti di lavoro - a Sesto Fiorentino (Firenze), nel campus dove dal 1959 Lilly ha il proprio quartier generale italiano (vi lavorano più di 1.000 persone) e dove già produce, infiala e confeziona insulina e dulaglutide, esportate al 95%; 600 milioni andranno a sostenere l’espansione di aziende farmaceutiche terziste nel Belpaese, a partire dalla Bsp di Latina, che già dal 2021 produce gli anticorpi monoclonali sviluppati da Lilly. In questo modo gli investimenti del gruppo farmaceutico in Italia, che dal 2004 a oggi hanno raggiunto 650 milioni di euro, saliranno a 1,4 miliardi di euro.
La nuova fase di sviluppo, che segna anche un cambio di organizzazione produttiva, è stata annunciata ieri nel corso dell’evento “This is the future” svoltosi nel campus di Sesto Fiorentino, che ha visto la partecipazione, accanto ai vertici dell’azienda, del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri; del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso; dei sottosegretari Tullio Ferrante e Giorgio Silli; dell’ambasciatore Usa in Italia, Jack Markell; delle istituzioni regionali e locali. In collegamento video il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani.
Tutti concordi nell’indicare questa operazione come segnale della capacità dell’Italia di attrarre investimenti internazionali e come conferma del ruolo di leadership raggiunto dall’industria farmaceutica tricolore. Ma concordi anche nel riconoscere la grande forza d’innovazione di Lilly e il lavoro di squadra fatto dalle istituzioni pubbliche: per permettere la costruzione del nuovo stabilimento è stato necessario delocalizzare un liceo statale con quasi mille studenti (l’edificio è stato abbattutto e la scuola è stata ricostruita nel polo scientifico universitario), coinvolgendo Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Comuni di Sesto Fiorentino e di Campi Bisenzio e Ateneo di Firenze. Ieri c’è stato anche il taglio del nastro simbolico del nuovo stabilimento Lilly, progettato dallo studio fiorentino DelcroixMoreni, che si estenderà su 7.300 metri quadrati e occuperà 150 persone tra tecnici di produzione, ingegneri, chimici: il primo lotto sarà pronto nel 2024, il completamento avverrà nel 2025.
«Oggi scriviamo una nuova pagina nella nostra storia in Italia - ha detto Ilya Yuffa, presidente di Eli Lilly International – che contribuirà a portare il portafoglio di farmaci innovativi ai pazienti di tutto il mondo. Lilly sta vivendo un momento straordinario grazie alla sua promettente pipeline». A incoraggiare gli investimenti sono state le «entusiasmanti scoperte scientifiche nel diabete, immunologia, cancro, obesità e Alzheimer», ha sottolineato la presidente e ceo di Lilly Italy Hub, Huzur Devletsah, scoperte che porteranno la multinazionale a diversificare la produzione di farmaci (anche) in Italia, grazie proprio all’apporto dei terzisti. In particolare il focus sarà sul tirzepatide, un medicinale per trattare pazienti affetti da diabete di tipo-2 già approvato negli Stati Uniti, che si è rivelato efficace anche nella lotta all’obesità. Su questo farmaco Lilly concentra grandi speranze di sviluppo.
Ora si attende l’approvazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), ma nel frattempo il gruppo comincerà a produrre tirzepatide in Italia per destinarlo ai mercati esteri. La produzione in fabbriche-terziste, che sarà attata con la formula del Cmo (contract manufacturing organisations), contribuirà ad aumentare fortemente la capacità produttiva di Lilly, il fatturato (nel 2022 i ricavi industriali di Lilly Italia, secondo l’ultimo bilancio depositato, sono stati 855,7 milioni di euro, +5% sul 2021, con un utile netto di 46,6 milioni, +28,2%) e anche il contributo dato al Pil italiano: dai 579 milioni di euro stimati da The European House-Ambrosetti per il 2022, si passerà nel 2025 a 1,5 miliardi di euro.
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