Elica, il reshoring delle cappe alto di gamma salva i 400 lavoratori di Cerreto d’Esi
Raggiunto l’accordo al Mise con azienda e sindacati. Il sito verrà chiuso, ma verrà riportata in Italia dalla Polonia la produzione di prodotti di elevata specializzazione con la creazione di un apposito hub a Mergo
di Cristina Casadei
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Il reshoring dell’alto di gamma dalla Polonia darà un futuro ai lavoratori del sito di Cerreto d’Esi, nelle Marche, della multinazionale delle cappe aspiranti Elica. Come spiega l’azienda saranno impiegati nello «stabilimento di Mergo che diventerà l’hub dei prodotti di alto di gamma, caratterizzati da elevata specializzazione e qualità della manodopera». In questo modo rientreranno anche i 400 esuberi che erano stati annunciati dall’azienda a Cerreto d’Esi. L’accordo raggiunto al Ministero dello Sviluppo economico fa sì che si possa considerare «superato il piano annunciato dall’azienda lo scorso mese di marzo che prevedeva la delocalizzazioni delle produzioni all’estero e l’esubero di circa 400 lavoratori - spiega il Mise -. L’accordo, raggiunto tra azienda e sindacati, prevede un nuovo piano che oltre a tutelare il futuro degli stabilimenti individua un percorso di rilancio industriale condiviso, per garantire il salvataggio di posti di lavoro attraverso l'avvio di nuovi prodotti e l’utilizzo di tutti gli strumenti disponibili ad accompagnare, con incentivi, una parte dei lavoratori coinvolti verso nuove opportunità di ricollocazione e al prepensionamento».
Grande soddisfazione è stata espressa dai sindacati che porteranno l’accordo nelle assemblee dei lavoratori nei prossimi giorni. «Con l’accordo - spiegano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, e Vincenzo Gentilucci, segretario della Uilm di Ancona - nell’ambito di un piano che durerà 36 mesi, la fabbrica di Cerreto D’Esi cesserà l’attività, ma i suoi dipendenti verranno tutti trasferiti nella vicina Mergo. Inoltre sul sito lasciato da Elica è previsto un piano di reindustrializzazione, che speriamo possa offrire opportunità occupazionali ai lavoratori di Elica che volessero approfittarne, giacché è previsto un piano di ricollocazione esterna su base volontaria». Massimiliano Nobis della Fim, aggiunge che «l’accordo raggiunto è positivo non solo per aver salvato 400 posti di lavoro, ma anche perché dà un segnale al Paese che percorsi di reshoring sono possibili e che l’elettrodomestico trova ancora marginalità nell’essere prodotto in Italia. Ci auguriamo che il Mise recuperi da questa esperienza l'intenzione di sostenere altre operazioni di rientro delle produzioni per recuperare le filiere produttivo del manifatturiero italiano». Nel dettaglio, Barbara Tibaldi, segretaria nazionale e responsabile Fiom del settore dell'elettrodomestico e Silvia Spera, Area politiche industriali della Cgil nazionale dicono che l’intesa «salvaguardia tutti i posti di lavoro, il rientro di alcune produzioni dalla Polonia (reshoring), l'utilizzo degli ammortizzatori sociali sotto forma di contratti di solidarietà nella quantità necessaria a portare avanti il piano industriale senza prevedere licenziamenti e la previsione di incentivi fino a 70 mila euro per chi volontariamente decidesse di essere messo in mobilità».
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