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Emergenza acqua, in Italia perso il 20% delle risorse idriche

Nell’ultimo trentennio climatologico, ossia dal 1991 al 2020 si è registrata una riduzione del livello di circa il 20 per cento, passando dai 550 mm del passato a circa 440 attuali

di Davide Madeddu

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3' di lettura

Lo stato di salute dei fiumi e laghi, acque di transizione e riserve sotterranee è buono ma i livelli dell’acqua diminuiscono. E cala la disponibilità. Nell’ultimo trentennio climatologico, ossia dal 1991 al 2020 si è registrata una riduzione del livello di circa il 20 per cento, passando dai 550 mm del passato a circa 440 attuali.

Il Bigbang

Sono le stime del Bigbang, il modello idrologico realizzato dall’Ispra che analizza la situazione idrologica dal 1951 al 2021 fornendo un quadro quantitativo e qualitativo delle acque in Italia e che vede gli esperti e i ricercatori ancora al lavoro per concludere la valutazione del 2022.

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Anche le stime sul lungo periodo (1951–2021) evidenziano una riduzione significativa, circa il 16% in meno rispetto al valore annuo medio storico.

«Questa riduzione, dovuta in gran parte agli impatti dei cambiamenti climatici - argomentano dall’Ispra -, è da attribuire non solo alla diminuzione delle precipitazioni, ma anche all’incremento dell’evaporazione dagli specchi d’acqua e alla traspirazione dalla vegetazione, per effetto dell’aumento delle temperature».

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Necessario cambiare direzione

Non è tutto, perché le proiezioni climatiche future evidenziano, sia su scala globale sia locale, «possibili impatti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla disponibilità di risorsa idrica, dal breve al lungo termine». A sentire gli esperti la condizione «non potrà mutare, se non saranno messe in campo efficaci azioni di riduzione delle pressioni antropiche, sia sul versante delle emissioni dei gas a effetto serra, sia su quello della gestione della risorsa idrica, in un’ottica di adattamento e sostenibilità dei relativi usi».

Tra siccità e temperature elevate

A ridurre la disponibilità delle riserve idriche, utilizzate sia per usi civii sia per quelli agricoli e industriali, sia il deficit delle precipitazioni, e quindi la siccità, e le elevate temperature. «I nostri studi hanno già da tempo evidenziato un aumento statisticamente significativo della percentuale del territorio italiano soggetto a condizioni di siccità estrema su scala temporale annuale». Dai ricercatori poi anche un altro aspetto: «Le analisi sul bilancio idrico nazionale, condotte dall’Istituto in collaborazione con l’Istat, hanno inoltre evidenziato il ruolo significativo dei prelievi di acqua dai corpi idrici che, anche in anni non siccitosi e con larga disponibilità di acqua superiore alla norma, possono determinare condizioni di stress idrico. Ciò è avvenuto per l’Italia, ad esempio, nell’estate del 2019».

Il ricercatore

«Quello a cui stiamo assistendo è una conseguenza dei cambiamenti climatici e, in particolare, del loro impatto sul ciclo idrologico e sulla disponibilità di risorsa idrica - commenta Stefano Mariani ricercatore Ispra - . Occorre che vengano messe in campo efficaci azioni di mitigazione delle pressioni antropiche, sia sul versante della riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra sia su quello di uso e gestione della risorsa idrica in un’ottica di adattamento e sostenibilità. In caso contrario, la situazione non potrà che peggiorare». Tuttavia, sottolinea il ricercatore «è bene sottolineare, che l’efficacia delle azioni di mitigazione dipende dall’acquisizione di un quadro conoscitivo solido, dettagliato e puntuale alle diverse scale spazio-temporali sullo stato quali-quantitativo della risorsa idrica, sui prelievi, sulla restituzioni di acqua ai corpi idrici, e sulla disponibilità di risorsa idrica per gli ecosistemi».

Laghi e fiumi in buona salute

Quanto allo stato dei luoghi, a leggere il rapporto emerge che «è buona la situazione dello stato ecologico delle acque superficiali interne di fiumi e laghi». E, in base alle prime analisi «oltre il 43 per cento dei corpi idrici raggiunge l’obiettivo di qualità buono e superiore, mentre si raggiunge lo stato chimico buono per il 77 per cento. Diminuisce, arrivando al 10 per cento, la percentuale dei copri idrici ancora in stato sconosciuto quindi non ancora analizzati sia per l’ecologico che per il chimico».

Acque di transizione e sottosuolo

Rispetto ai precedenti sei anni, nel periodo 2016-2021 si riduce anche la percentuale delle acque di transizione (le acque che si trovano in prossimità di una foce di un fiume, parzialmente di natura salina, ma sostanzialmente influenzate dai flussi di acqua dolce) e marino costiere, ancora non classificate.

C’è poi l’aspetto legato al sottosuolo, dove «è buono lo stato chimico del 70% dei corpi idrici sotterranei nel periodo 2016-2021, valore in aumento rispetto al 58 per cento dei sei anni precedenti».

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