ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùCambiamento climatico

Emergenza siccità, il Po tocca i nuovi minimi storici

La pioggia non modifica l’allarme. In Lombardia manca il 58,4% di acqua rispetto alla media storica e persino il 12,55% rispetto al problematico 2022

(ANSA)

3' di lettura

Malgrado qualche pioggia in Pianura e della neve sulle Alpi la situazione della siccità in Nord Italia si aggrava. Il fiume Po ha toccato i nuovi minimi storici. Al rilevamento finale di Pontelagoscuro la portata del fiume è scesa a toccare mc/s 338,38 , cioè oltre100 metri cubi al secondo (mc/s) in meno del minimo storico di aprile e ben al disotto dei mc/s 450, considerati il limite sotto cui il fiume è inerme di fronte alla risalita del cuneo salino; non solo: nel siccitosissimo 2022 questi dati vennero registrati il 4 giugno, vale a dire che il più importante corso d'acqua italiano vive una condizione di crisi idrica estrema, da monte a valle, con ben 40 giorni di anticipo sul drammatico anno scorso! L'ingressione salina sta già condizionando un'altra stagione agricola nel delta polesano, i cui bracci sono colmi di acqua marina, inquinando falde e terreni.

Il decalogo contro la siccita'

Manca il 58% di acqua

Altro dato indicativo di un'emergenza, che sta salendo, è quello delle riserve idriche della Lombardia: manca il 58,4% di risorsa rispetto alla media storica ed il 12,55% sul 2022. Cresce anche il deficit di neve, che si attesta a - 68,8% rispetto alla media, cioè quasi il 10% sotto il minimo storico ed il 20% in meno rispetto al già deficitario 2022. Stabile sui valori dello scorso anno è la portata del fiume Adda, inferiore però di oltre 30 metri cubi al secondo rispetto al 2017; calano Serio, Oglio e Mincio. Ad attestarlo è il settimanale report dell'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che rende noto come il bollettino del C.N.R. (Consiglio Nazionale Ricerche) di marzo certifichi che il 35,3% delle aree agricole irrigue, negli scorsi 24 mesi, ha sofferto di siccità severa-estrema; inoltre, in Piemonte, Lombardia, Trentino ed Emilia, la combinazione “anomalia termica-deficit pluviometrico” ha raggiunto il livello massimo.

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Longform / I custodi dell’acqua (di M. Alfieri)

I laghi

Tra i grandi laghi, maggiormente in crisi è sempre quello di Garda, penalizzato dall'abnorme differenziale tra afflussi quasi azzerati e deflussi (circa 38 metri cubi al secondo) necessari per l'equilibrio dei territori a valle; rispetto all'anno scorso, al livello del più grande lago italiano manca oltre mezzo metro d'acqua. Tra gli altri bacini, Maggiore e Lario sono in calo, mentre il Sebino cresce leggermente.
In Valle d'Aosta, in 2 giorni sono caduti circa 30 centimetri di neve sulle Grandes Murailles, mentre decrescono le portate di Dora Baltea e torrente Lys.
In Piemonte, le portate di tutti i fiumi, ad eccezione della Stura di Lanzo, subiscono cali.
In Liguria rimangono stabili i flussi negli alvei di Entella, Magra, Argentina e Vara, l'unica però ad avere un livello superiore alla media mensile.
In Veneto, il fiume Adige scende di ben 34 centimetri al di sotto dei 4 metri sullo zero idrometrico: per il periodo è il dato più basso del decennio. Cala anche il Piave, mentre restano invariati i livelli di Brenta e Livenza; in crescita il Bacchiglione.

I dati dell’Associazione Nazionale dei Consorzi

Il Canale Emiliano Romagnolo ha raggiunto il livello di massima attenzione presso l'impianto idrovoro Palantone di Bondeno entrando, di fatto, nello stato di preallarme a fronte di un quadro idrico complessivo, che appare anticipatamente critico di ben due mesi. La neve in Emilia Romagna si è quasi completamente sciolta; i bacini montani tra i fiumi Parma e Trebbia (mm.195 di pioggia caduti nel 2023 contro una media di mm.365) soffrono di deficit idrico estremo. Tornano sotto i minimi storici le portate in alveo di Secchia ed Enza, ma è marcato anche il calo dei fiumi romagnoli e del Reno, che finora sembravano affrontare meglio questa stagione idrologica complessa.«Settimana dopo settimana si aggrava la situazione idrica nel Nord Italia con crescenti conseguenze sull'economia e l'ambiente dei territori. Se l'anno scorso, la siccità costò 13 miliardi al sistema Paese, il 2023 si preannuncia peggiore nell'attesa del via operativo a piani e provvedimenti indispensabili per incrementare la resilienza alla crisi climatica» commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).In Toscana, restano 17 centimetri di neve solo sul monte Amiata; si riducono le portate dei fiumi Serchio, Sieve ed Arno, mentre un incremento viene registrato dall'Ombrone.Calano i livelli di tutti i fiumi marchigiani, così come Tevere e Chiascio in Umbria, dove cresce leggermente la Nera; nella stessa regione i circa 38 millimetri di pioggia caduta non hanno inciso sugli scarsi livelli del lago Trasimeno, che da quasi un anno soffre di una gravissima carenza idrica.

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