Emil Banca, sostegno alle Pmi per entrare nell’era digitale
La più grande coop di credito in Regione ha aumentato del 50% in cinque anni gli impieghi medi verso la clientela
di Ilaria Vesentini
4' di lettura
È una crescita «tumultuosa» quella che Emil Banca sta vivendo non solo sul fronte della raccolta dei risparmi e dell’esercizio del credito, ma in molteplici attività trasversali in cui il secolare istituto cooperativo è impegnato al fine di traghettare la clientela – e in particolare i piccoli imprenditori - nell’era del digitale, della sostenibilità e delle tecnologie innovative. Al punto da aderire lo scorso febbraio a Ifab, la Fondazione della Data valley bolognese che ha il compito di collegare il mondo del supercalcolo alle imprese e alla società, per accelerare il travaso di competenze su Big Data, Intelligenza Artificiale, Quantum Computing lungo le filiere produttive.
A usare l’aggettivo «tumultuosa» è Daniele Ravaglia, direttore generale di Emil Banca, la più grande coop di credito in Regione e la seconda nel Paese, e lo fa a ragion veduta: negli ultimi cinque anni gli impieghi medi verso la clientela sono aumentati di oltre il 50%, un trend che sta proseguendo nei primi di quest’anno. Solo nel 2022 sono entrati 14mila nuovi clienti (oltre 190mila oggi in totale) e 4mila nuovi soci, con la base sociale arrivata a 54.600 unità e il numero di filiali salite a 97 (tra Bologna, Modena, Ferrara, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e – fuori regione – Mantova). I mezzi amministrati hanno superato i 10,7 miliardi e mentre il resto del sistema bancario arretrava, Emil Banca ha continuato ad aumentare a doppia cifra le erogazioni dei mutui prima casa, mantenendo un rapporto tra sofferenze nette e impieghi netti tra i più bassi del Paese (0,15%) e triplicando gli utili.
«Quando sono entrato in banca 42 anni fa, nell’allora Cassa rurale e artigiana di Monzuno, ero l’ottavo dipendente. Oggi siamo in 770 e abbiamo aggregato attraverso un percorso di M&A 19 Bcc, tutte in un territorio di straordinaria ricchezza industriale», racconta Ravaglia, il direttore di banca italiana che (con ogni probabilità) ha condotto più acquisizioni nella sua carriera.
La ricetta della crescita esponenziale? «Due ingredienti - risponde il dg -. Il primo è che non lavoriamo per massimizzare l’utile degli azionisti ma operiamo davvero nell’interesse dei clienti, perché siamo una coop con scopo mutualistico e non a caso siamo stati anche i primi in Italia a ottenere un rating sociale certificato (dal 2015, ndr). E questo primo aspetto trascina con sé il secondo punto di forza: ascoltiamo il cliente, dedicandogli tutto il tempo che richiede, e non perché siamo buoni ma perché è la leva strategica del nostro business di banca locale con servizi altamente professionali. Su 195mila clienti, 42mila sono imprese e di queste solo 230 superano i 50 milioni di fatturato, le altre sono tutte Pmi. È la conoscenza diretta e approfondita di ogni imprenditore che ci permette da un lato di valutarne l’affidabilità e la finanziabilità e, dall’altra, di rispondere alle sue esigenze e di tenerlo con noi per almeno tre generazioni!».
Ravaglia non lo dice per gioco: Emil Banca aumenta i clienti al ritmo di un migliaio ogni mese, «pochissimi calamitati dalle attività di sviluppo commerciale, quasi tutti arrivati invece con il passaparola».
L’organizzazione degli uffici Corporate per specializzazioni settoriali ha permesso alla banca di diventare il secondo player nazionale nel distretto del Parmigiano Reggiano: «Le competenze dei nostri esperti, che vanno a visitare il collega agricoltore o casaro e sanno già a una prima occhiata che cosa va o non va nella coltura o nella stagionatura delle forme, sono la ragione per cui il cliente non lo perdiamo, anche se paga lo 0,5% in più di commissione, e il motivo per cui il tasso di decadimento della clientela è più basso della media», sottolinea.
Una filosofia iper-specialistica che Emil Banca sta travasando nelle nuove tecnologie. È diventata partner di Art-ER (società inhouse della Regione dedicata all’attrazione di investimenti e alla crescita sostenibile) per sostenere le start-up e le imprese innovative; nel 2019 ha realizzato a Bologna uno spazio collaborativo – battezzato Mug – aperto alla comunità, per spronare l’attivazione di percorsi ad alto impatto sociale coinvolgendo imprese private, enti pubblici, terzo settore, startup, talenti; e proprio a Mug lo scorso febbraio, ha dato il via al primo vero dibattito in Italia su come le piccole imprese possano sfruttare la potenza del supercalcolo.
«Un anno fa abbiamo condotto una ricerca tra le nostre imprese socie e clienti per capire il loro livello di conoscenza delle infrastrutture disponibili al Tecnopolo ed è emerso un quadro desolante, il 72% non sapeva quasi nulla di questa realtà. Emil Banca può giocare un ruolo importante su questo fronte e per questo ci siamo associati a Ifab (International foundation Big Data and AI for human development). Attraverso la nostra struttura capillare – conclude il dg – possiamo disseminare conoscenza e impedire un’ulteriore polarizzazione tra le grandi realtà che hanno risorse e persone per trarre vantaggio dalle nuove tecnologie e le piccole aziende tradizionali».
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