Industria

Emilia Foods ha conquistato 22 Paesi

di Natascia Ronchetti

Ivan Manfredi, fondatore e Ceo di Emilia Foods

2' di lettura

Ha conquistato le principali catene della grande distribuzione organizzata degli Usa, da Costco a Whole Foods Market, con piatti pasta e pizza surgelata, dessert. Adesso, con l’apertura di due filiali, si prepara a investire sul Medio Oriente, a Dubai, e sulla Corea del Sud, dove è già presente con una rete di distributori locali. «Per noi rappresentano due mercati strategici – dice Ivan Manfredi, fondatore e Ceo di Emilia Foods -. La Corea del Sud sta dando risposte molto soddisfacenti. È un mercato ricco che recepisce velocemente le tendenze che arrivano dagli Stati uniti, e che noi conosciamo molto bene. Mentre negli Emirati Arabi, e in generale nel Medio Oriente, vediamo una crescente attenzione per i prodotti alimentari salutistici».

Emilia Foods è un’azienda giovane – è stata fondata nel 2013 – vocata fin dalle origini alle esportazioni, che generano quasi il 100 % del suo fatturato. Il mercato domestico quasi non esiste per questa azienda che sviluppa food prodotto da aziende partner, in larga maggioranza piccole e medie imprese il cui core business è il private label. Da quando è nata, se si esclude la frenata coincisa con la crisi pandemica, ha avuto una crescita praticamente ininterrotta, con un volume d’affari che è passato da 1,3 milioni (bilancio 2014) ai 32 milioni dello scorso anno, con l’obiettivo di arrivare a 37 nel 2022.

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Manfredi, che ha sempre operato nell’ambito dell’industria alimentare, ha capitalizzato le competenze acquisite in altre aziende partendo dagli Stati Uniti, un mercato estremamente sensibile al made in Italy ma anche caratterizzato da abitudini e stili di consumo alimentare molto diversi da quelli italiani. Ed è proprio qui che ha fatto breccia con il cavolfiore tritato, facendosi strada sugli scaffali delle maggiori insegne e poi seguendo la scia delle diete maggiormente seguite, come quella chetogenica, con prodotti ad hoc, e proponendo anche una linea di pasta surgelata biologica che sta riscontrando molto successo. Tanto che adesso gli Usa, dove dispone di una sede e di sei magazzini, costituiscono il suo principale sbocco commerciale, con una quota dell’81% delle esportazioni.

L’azienda è però presente in 22 Paesi. Nel Nord America è radicata anche in Canada (8%), nel Sud America si spinge in Brasile e nel Messico. È già arrivata in Giappone, a Singapore, in Australia. In Europa presidia la Scandinavia, ma anche il Regno Unito, la Spagna, il Portogallo. Mercati con un buon potere d’acquisto, perché Emilia Foods si posiziona su una fascia medio-alta. «Anche per questo non siamo ancora presenti in grandi Paesi come la Cina e l’India, dove sono anche poco diffusi i refrigeratori», spiega Manfredi.

Oggi l’azienda emiliana conta una quarantina di dipendenti e non esclude di varare un nuovo piano di reclutamento di personale in linea con le prospettive di crescita. Il 37% dei suoi prodotti è a marchio privato (il brand Emilia Foods), il restante è private label. «In Italia abbiamo lanciato due anni fa prodotti vegani plant based ma il mercato è lento e non è tra i nostri obiettivi principali».

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