Emilia-Romagna, in crescita Pil (+4%) e fiducia degli imprenditori
Presentata l’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera dell’Emilia-Romagna con le previsioni per i prossimi mesi, in collaborazione tra Unioncamere, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo
di Ilaria Vesentini
2' di lettura
Nonostante un'inflazione destinata a restare sopra il 6% anche quest’anno, con effetti depressivi sui consumi interni, la fiducia degli industriali emiliano-romagnoli non solo resta alta, ma migliora rispetto al clima del 2022: la produzione è prevista in crescita dal 35% degli imprenditori, con un saldo ottimisti/pessimisti che arriva a 23 punti, dieci punti sopra il saldo di metà 2022, gli ordini sono in aumento per il 36% delle imprese (con un saldo ottimisti/pessimisti a 21,4 punti, contro i 4,8 di un anno fa) con attese in netto rialzo sia per le esportazioni sia per l'occupazione.
«La nostra regione sa interloquire con le grandi aree economiche del pianeta, export e investimenti sono i pilastri su cui si basa la nostra competitività ed essere agganciati agli Usa, dallo scorso anno il nostro primo mercato di sbocco, è un ulteriore fattore di forza». Così Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia-Romagna, commenta i risultati dell'indagine congiunturale presentata a Bologna assieme alle direzioni regionali di Unioncamere e Intesa Sanpaolo.
I dati di fine 2022 sono decisamente buoni (+4% il Pil sulla via Emilia, quasi 3 punti sopra i livelli pre-Covid) dopati dal boom delle costruzioni e dall'inflazione, traslata dalle aziende nei listini prezzi: il +5,8% di produzione manifatturiera si traduce in un aumento più che doppio del fatturato e le esportazioni crescono del 16,9% nei primi nove mesi dell'anno, a fronte di un incremento minimo in volume (+1,2%).
Il settore industriale si deve però preparare a un ridimensionamento nel 2023 – avverte Guido Caselli, direttore del Centro studi Unioncamere, osservando l'intero tessuto produttivo regionale – e questo avrà qui un impatto più forte che nel resto d'Italia, perché in Emilia-Romagna l'industria rappresenta il 28% del valore aggiunto, contro il 19% del dato nazionale. Insomma, la regione dovrà accontentarsi nel 2023 di una crescita del Pil attorno al +0,5% (stima Prometeia) e dovrà aspettare il 2024 per recuperare i livelli pre-pandemici di occupazione e consumi delle famiglie (mentre gli investimenti sono già 23 punti sopra il dato 2019 così come l'export è quasi 12 punti sopra).
A confermare la vivacità delle imprese, ma solo le più grandi, sono i dati di Intesa Sanpaolo: «I prestiti al sistema produttivo continuano a crescere in regione (+1,5%), mentre calano in Italia (-1,5%) e sono trainati proprio dalle aziende di maggiori dimensioni, mentre calano per le piccole realtà», precisa Alessandra Florio, direttrice regionale di Intesa Sanpaolo.
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