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Emirati Arabi via dalla «black list» Ue, Svizzera fuori dalla lista grigia

Gli Emirati Arabi Uniti e le isole Marshall dovrebbero essere rimosse la settimana prossima dalla black list della Ue che identifica le giurisdizioni che non collaborano fiscalmente e che comprende attualmente 11 Stati.

di Angelo Mincuzzi

Il quartiere finanziario di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti (Afp)

2' di lettura

È in vista una cura dimagrante per l'elenco dei paradisi fiscali riconosciuti dall'Unione europea. Gli Emirati Arabi Uniti e le isole Marshall dovrebbero essere rimosse la settimana prossima dalla “black list” della Ue che identifica le giurisdizioni che non collaborano fiscalmente e che comprende attualmente 11 Stati.

L'aggiornamento della “lista nera” dovrebbe essere approvato, senza discussione, il 10 ottobre all'Ecofin, la riunione dei ministri dell'Economia e delle finanze degli Stati membri dell'Unione europea, che si terrà in Lussemburgo.

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Per l'Unione europea, quindi, resteranno paradisi fiscali solo nove Paesi: le Samoa Americane, il Belize, le Fiji, Guam, l'Oman, le Samoa, Trinidad e Tobago, le Isole Vergini Americane e Vanuatu.

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Dal canto suo la Svizzera, come del resto l'Albania, il Costa Rica, le Isole Mauritius e la Serbia, dovrebbe essere rimossa dalla lista grigia, poiché ritenuta ormai Paese compatibile con tutti gli impegni presi nel campo della cooperazione fiscale. La decisione dell'Ecofin sulla confederazione elvetica non costituirebbe una sorpresa: due giorni or sono, gli ambasciatori degli Stati dell'Unione Europea avevano raccomandato di stralciare Berna dalla cosiddetta “grey list”.

Delle nove giurisdizioni che resterebbero nell'elenco tre sono territori americani: Samoa americane, Guam e Isole Vergini americane.
L'inclusione di questi territori nell'elenco dei “paradisi fiscali” della Ue è stata una fonte di attrito con il governo degli Stati Uniti e la polemica potrebbe intensificarsi ulteriormente dopo la guerra commerciale tra Ue e Usa scoppiata questa settimana a causa di sussidi concessi ad Airbus e considerati illegali.

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Gli Emirati Arabi Uniti, il più grande centro finanziario ancora nella lista, dovrebbero essere rimossi perché hanno adottato nuove regole sulle strutture offshore a settembre. Negli Emirati le società non pagano imposte e questo spinge molte aziende ad installarsi nelle zone speciali dello Stato per evitare di versare imposte nei paesi nei quali operano effettivamente.

La prima “black list” Ue era stata approvata dal consiglio europeo nel dicembre 2017 e comprendeva 17 giurisdizioni: le Samoa Americane, il Bahrain, le Barbados, Grenada, Guam, la Corea del Sud, Macao, le Isole Marshall, la Mongolia, la Namibia, Palau, Panama, Saint Lucia, Samoa, Trinidad e Tobago, Tunisia ed Emirati Arabi Uniti. La selezione era avvenuta sulla base di tre criteri: trasparenza fiscale, tassazione equilibrata e applicazione delle norme Ocse sul trasferimento dei profitti da un Paese all'altro.

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