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Emissioni CO2, compensi ridotti al gestore se l’obiettivo non è raggiunto

È la novità introdotta dal fondo di private equity Argos Climate Action in caso non venga tagliato il 7,5% annuo dell’intensità delle emissioni di gas serra

di Vitaliano D'Angerio

(REUTERS)

2' di lettura

Se il fondo non raggiunge l’obiettivo di riduzione di CO2 in portafoglio, i gestori taglieranno i loro compensi. È quanto promettono di fare gli asset manager del gruppo paneuropeo di private equity, Argos Wityu. La società di gestione si impegna a ridurre di almeno il 7,5% all’anno l’intensità delle emissioni di gas serra delle aziende in portafoglio al fondo Argos Climate Action di cui è stata avviata la raccolta di risorse. Un obiettivo in linea con il trattato di Parigi sul contenimento del cambiamento climatico.

Il taglio ai compensi

Qualora il target di riduzione di CO2 del portafoglio nel suo complesso non fosse raggiunto, i gestori vedrebbero dunque ridurre del 25% le loro remunerazioni e in particolare le commissioni di performance. Non solo. Questo denaro verrebbe utilizzato per compensare ogni tonnellata mancante di riduzione di CO2 «finanziando programmi d’alta qualità di compensazione».

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Un impegno importante per Argos. «Ne siamo consapevoli – dichiara Jean-Pierre Di Benedetto, amministratore delegato di Argos Wityu –. Ricordo però che siamo tra i primi 20 operatori di private equity al mondo impegnati nell’iniziativa Science-Based Targets (SBTi), istituita per aiutare le aziende a fissare obiettivi rigorosi di riduzione delle emissioni in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Argos Climate Action è inoltre un fondo allineato con le disposizioni dell’articolo 9 della normativa europea Sfdr». La decarbonizzazione delle società in portafoglio sarà infine misurata da revisori esterni.

Le caratteristiche del fondo

Oltre alla novità delle remunerazioni, vi è da segnalare che il fondo Argos Climate Action investirà in Pmi non quotate di tutti i settori, ad eccezione di quelli legati agli idrocarburi, con fatturati che vanno dai 20 ai 100-150 milioni di euro.

«L’obiettivo è proprio quello di aiutare le aziende nella transizione energetica – ricorda Di Benedetto –, soprattutto le imprese che non sono legate al settore green tech». Il fondo è destinato ai portafogli degli investitori istituzionali che richiedono sempre più strumenti finanziari legati alla “neutralità climatica” (net-zero).

Dimensioni e operazioni

Di Benedetto non si sbilancia sui target di raccolta del fondo. Allo stesso tempo però annuncia che «si punta a realizzare tra i 10 e i 15 investimenti».

I gestori starebbero già studiano cinque/sei aziende. In particolare è in fase avanzata l’accordo con una società italo-francese che realizzata prodotti per la decarbonizzazione. Un investimento da almeno 30 milioni di euro.

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