Emissioni CO2, costruttori e filiera in allarme per i nuovi limiti
di Corrado Canali
2' di lettura
Il Parlamento dell'Unione Europea ha approvato con ampia maggioranza, 389 favorevoli e 239 contrari i nuovi target sempre più stringenti sulle emissioni di CO2 prodotte dai veicoli destinati sia per al trasporto di persone che di merci.
Nello specifico, con il voto favorevole di 389 parlamentari e di 239 i contrari, è stata approvata una riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 40% entro il 2030 e del 20% entro il 2025, rispetto alla media di 95 g/km da raggiungere per il 2021. Si tratta di target comunque meno severi rispetto a quelli proposti dalla Commissione Ambiente alla metà di settembre (20% entro il 2025 e 45% metro il 2030), ma più stringenti rispetto alla proposta della Commissione Ue su una riduzione, rispettivamente, del 15% e del 30%.
Le nuove norme introdurranno anche un sistema di crediti per incoraggiare le Case automobilistiche a lanciare veicoli elettrici, multe in caso di mancato rispetto dei limiti e una serie di quote per la vendita di veicoli a zero o bassa emissione con le relative sanzioni.
Da segnalare che l'Acea, l'associazione che raggruppa i costruttori di auto, riunitasi alla vigilia dell'apertura del Salone di Parigi, ha definito irrealistici i target proposti dalla Commissione Europea dopo che più volte negli ultimi mesi aveva chiesto un approccio meno vessatorio verso il settore.
«Siamo particolarmente preoccupati per degli obiettivi di riduzione della CO2 estremamente aggressivi e per l'imposizione di quote di vendita per i veicoli elettrici a batteria sostenuti dalla comunità europea. Le proposte approvate rischiano di avere un impatto molto negativo sull'occupazione di tutta la catena del valore del settore automobilistico» ha dichiarato il segretario generale dell'associazione, Erik Jonnaert.
«I nuovi vincoli rischiano di costringere l'industria a una trasformazione drammatica in tempi record. Senza contare che non c'è alcuna garanzia di avere le giuste condizioni per facilitare questa transizione improvvisa verso l'elettromobilità».
L'Acea ricorda, fra l'altro, la carenza di infrastrutture per la ricarica e la mancata armonizzazione dei vari sistemi di incentivazione tra i diversi Paesi Ue. «I consumatori non possono essere costretti a comprare auto elettriche, senza le reti o gli incentivi necessari - ha concluso Jonnaert - Possiamo soltanto sperare che i governi nazionali sostengono una linea più realistica in occasione del tavolo negoziale previsto nei prossimi giorni, quando dovranno decidere una posizione comune sui futuri obiettivi in merito alla riduzione di CO2 approvata».
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