Emissioni, i device aziendali inquinano quasi il doppio dei data center
McKinsey suggerisce alle aziende come migliorare l’impatto ambientale, ridurre i consumi energetici e ottimizzare il parco dei device dei dipendenti
di Alessia Maccaferri
I punti chiave
4' di lettura
Le emissioni generate dalla componente tecnologica delle aziende sono pari a quelle di un paese come il Regno Unito. Non solo: a dispetto di quanto si pensa, i device aziendali inquinano 1,5/2 volte di più rispetto agli energivori e ingombranti data center. È quanto emerge da “The green It revolution: A blueprint for CIOs to combat climate change”, curato da McKinsey. Lo studio suggerisce delle pratiche che le organizzazioni potrebbero mettere in atto per ridurre il proprio impatto sull'ambiente.
Come migliorare il parco device aziendali
Il maggior responsabile delle emissioni di carbonio sono i dispositivi degli utenti finali, non i data center, come comunemente si pensa. Device come laptop, tablet, smartphone e stampanti in uso ai dipendenti generano globalmente 1,5 - 2,0 volte più emissioni di carbonio rispetto ai data center. D’altra parte gli smartphone hanno un ciclo di aggiornamento medio di 2 anni, i laptop di 4 anni e le stampanti di 5 anni, mentre i server vengono sostituiti in media ogni 5 anni.
Le emissioni prodotte dai dispositivi degli dipendenti aziendali sono destinate ad aumentare del 12,8% all’anno, secondo lo studio di McKinsey. Ad aggravare la situazione ci si mette il lavoro da casa che contribuisce a moltiplicare i device con i loro preziosi microchip. Ma le soluzioni per migliorare il parco device ci sono: il 50-60% delle emissioni legate ai dispositivi dell’utente finale può essere affrontato attraverso cambiamenti dal punto di vista dell’approvviggionamento. «Innanzitutto si può iniziare a includere nei criteri di scelta tra un device e l'altro anche l'impatto ambientale, privilegiando quelli con impatto minore a parità di prestazione e includendo nei contratti clausole di recycling, destinando i device al riciclo o al mercato dei ricondizionati» spiega Andrea Del Miglio, senior partner McKinsey, tra gli autori del report. Del resto l’89% delle organizzazioni ricicla meno del 10% del proprio hardware. «In secondo luogo, si può minimizzare il numero di device per utente. Infine si può prolungare la vita di alcuni dispositivi, valutando però in maniera attenta l’impatto su esperienza utente e produttività» aggiunge Del Miglio.
L’It emette quanto il Regno Unito
La tecnologia aziendale è responsabile dell’emissione di circa 350-400 Mt CO2e (milioni tonnellate di gas equivalenti a CO2), pari a circa l’1% delle emissioni totali di gas serra a livello globale - circa la metà di quanto emettono l’aviazione o il trasporto marittimo, e l’equivalente del carbonio totale emesso dall’intero Regno Unito.
In particolare il settore delle comunicazioni, dei media e dei servizi è quello che contribuisce maggiormente alle emissioni di gas serra legate alla tecnologia rispetto agli altri settori. L’analisi di McKinsey ha preso in considerazione solo il comparto It delle aziende e solo le emissioni indirette generate dall'energia acquistata e consumata dalla gsocietà (Scope 2 secondo Il Greenhouse Gas Protocol) e che vengono generate dalla catena del valore dell'azienda (Scope 3). Sono escluse dunque sia le emissioni dirette prodotte dall’attività di una organizzazione (Scope 1) che saranno oggetto di un altro studio.
Soluzioni a basso costo
Ci sono molte opzioni a basso costo/alto impatto per ridurre le emissioni. Secondo l’analisi di Mckinsey, i Cio possono ottenere notevoli benefici in termini di emissioni di anidride carbonica senza effettuare investimenti significativi e, in alcuni casi, possono addirittura risparmiare denaro. Con una migrazione ponderata e un utilizzo ottimizzato del cloud, le aziende potrebbero ridurre le emissioni di anidride carbonica dei loro data center di oltre il 55% o di circa 40 Mt di CO2e a livello mondiale, l’equivalente delle emissioni di anidride carbonica della Svizzera.
Un Green Roi per scegliere meglio
Tra le azioni che le aziende dovrebbero mettere in campo anche un Green Roi, una sistema di metriche che consenta di misurare il costo per tonnellata di carbonio risparmiata (tenendo conto anche dei costi risparmiati) e che sia uno strumento da adottare ex ante per migliorare le scelte. I modelli più sofisticati includono il calcolo delle emissioni dell’intero ciclo di vita, come la produzione, il trasporto e lo smaltimento. I Cio possono valutare inoltre fornitori e produttori di tecnologie rispetto a quanto sono avanzati nel riciclo e nel ricondizionamento dell’elettronica, nella progettazione di componenti circolari, nell’estensione del ciclo di vita dei prodotti tramite un design migliore, una produzione di qualità superiore, materiali più robusti, nell’offerta di servizi di riparazione e nella rivendita ai consumatori.
Come la tecnologia può migliorare l’impatto
McKinsey dedicherà un prossimo studio alle tecnologie che possono migliorare l’impatto ambientale, un settore molto promettente visto che tecnologie come gli analytics ottimizzano i consumi con impatto positivi non solo sull’ambiente ma sulle bollette aziendali. «Le tecnologie possono aiutare principalmente su tre fronti - spiega Del Miglio - Innanzitutto a sostituire le emissioni di Co2 con minori emissioni di tipo diverso, ad esempio digitalizzando processi cartacei. In secondo luogo, ridurre le emissioni di una certa attività, per esempio ottimizzando i consumi elettrici negli edifici attraverso l'uso di sensori. In terzo luogo, laddove non si riescano a ridurre le emissioni in una certa area, si può creare un impatto positivo altrove: per esempio in alcuni data center green nei Paesi Scandinavi, il calore generato dai server viene riutilizzato per riscaldare le serre destinate alla coltivazione».
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