Energia green, così si può accelerare la crescita dell’idrogeno verde
Se l’acquisto di energia rinnovabile fosse al valore e non al costo. Lo sostiene Giacomo Chiavari, partner di EY
di Alexis Paparo
3' di lettura
L’idrogeno verde è una risorsa energetica fondamentale per supportare e accelerare la transizione energetica, con un obiettivo nazionale già individuato: produrre 0,7 megaton all’anno entro il 2030, dedicando oltre 3,6 miliardi di euro di fondi che sta ulteriormente potenziando. «Lo sviluppo e l’adozione di questa fonte di energia sono determinati da vari elementi, che presentano ad oggi diversi livelli di maturità», spiega Giacomo Chiavari, EY Europe West strategy and transaction energy leader. C’è l’impegno del Governo con gli interventi regolamentativi e finanziari, e sta progredendo l’evoluzione tecnologica e la pressione verso la decarbonizzazione di un numero crescente di settori tramite l’Ets, creando una carbon tax più onerosa.
Gli altri fattori
«Altri fattori, come la disponibilità e l’economicità dell’approvvigionamento dell’energia elettrica verde e l’accesso ad incentivi che abilitino la grid parity e il modello di business da adottare (tra produzione decentralizzata propria, centralizzata o importata), non sono ancora maturi».
Proprio su questo punto, Chiavari propone una lettura alternativa, che potrebbe rendere l’idrogeno verde una fonte di energia competitiva già oggi.
Accelerare la competitività
«Per avere idrogeno verde a basso costo serve che l’energia green in ingresso diventi quanto più economica possibile. Invece, ogni volta che l’idrogeno grigio, prodotto dal gas, diventa più costoso, in parallelo sale il prezzo dell’energia verde, solo per un effetto di trascinamento verso l’alto», spiega Chiavari.
«Se invece la produzione di idrogeno potesse avere a disposizione l’energia verde al costo a cui viene prodotta, e non al valore, che viene determinato da molte altre dinamiche, questo aiuterebbe molto. Il costo livellato dell’energia (Lcoe), ovvero il ricavo medio per unità di elettricità generata necessario a recuperare i costi di costruzione e gestione di un impianto di generazione durante un presunto ciclo di vita finanziaria e di funzionamento, sostiene che gli impianti rinnovabili possono produrre energia in modo profittevole a 40,45 euro megawattora, ma nei mesi scorsi ha toccato anche i 300, 400 euro, e questo incrina il meccanismo dell’idrogeno. Quello che lo accelererebbe è far sì che chi produce idrogeno verde riesca ad acquistare la materia prima a prezzo di costo, senza mark-up».
Secondo Chiavari questo potrebbe succedere solo in due casi: se ci fosse un organismo terzo capace di garantirlo o se si decidesse di “sacrificare” l’opportunità di vendere quell’energia verde al mercato e veicolarla verso l’idrogeno.
La strategia dell’Italia
I modelli di business sono vari e nessuno sembra dominante. La piccola produzione in sito, con elettrolizzatori di piccola scala, connessi a un impianto industriale, i modelli “a distretto”, in cui si punta ad avere una macroproduzione in pochi luoghi che soddisfano tutta la domanda; l’importazione, una soluzione che deve coinvolgere un’ottica di sistema e prevede reti di trasmissione ad hoc, anche internazionali, e trasporti (camion, nave).
Quello che secondo Chiavari manca è una visione unitaria: i singoli operatori stanno inseguendo quello che reputano al momento realizzabile, o comunque sufficientemente sofisticato per il mercato odierno. «Mi aspetto un tavolo di lavoro fra pubblico e privato: serve che il governo cerchi di capire le esigenze e le ambizioni degli industriali italiani, orchestrando le diverse visioni degli operatori. In questa partita gioca un ruolo anche Snam, perché l'idrogeno può scorrere nei tubi della rete del gas esistente fino a una certa percentuale di blending, ma per un flusso di idrogeno al 100% serve pensare a una rete ex novo».
L’Italia ha grandi competenze a livello di componentistica e realizzazione industriale, ha l’ambizione e le potenzialità per creare gigafactory di elettrolizzatori. Secondo Chiavari, dovrebbe ambire all’autosufficienza, ma anche a giocare la partita in altri mercati, non dovendosi confrontare con il limite di materie prime come, per esempio, il silicio per il fotovoltaico.
- Argomenti
- idrogeno
- Unione Europea
loading...