Energia pulita, la sfida della transizione
di Sissi Bellomo, Celestina Dominelli e Jacopo Giliberto
3' di lettura
Transizione è stata la parola chiave della prima giornata dell’Italian Energy Summit, evento del Sole 24 Ore giunto alla 17a edizione: transizione verso energie più pulite e sostenibili, ma anche verso un mercato più libero ed efficiente che garantisca la sicurezza del sistema (in termini di approvvigionamenti e non solo) e una maggiore competitività del Paese, sapendo coniungare le esigenze delle imprese con quelle dei consumatori, anche i più deboli.
Su questi processi, non sempre facili e lineari, si sono confrontati esponenti delle istituzioni e dell’industria. Il momento è delicato: da un lato si discute sempre di più del mix energetico del futuro, tra fonti fossili e rinnovabili, dall’altro si avvicinano passaggi regolatori decisivi per gli assetti del sistema energetico italiano: il capacity market è al debutto, le gare per i servizi di distribuzione del gas sono (forse) partite e il completamento della liberalizzazione, con la fine del mercato di tutela, è ormai alle porte. Sullo sfondo, la nuova Strategia energetica nazionale (Sen).
Il regolatore è al centro di questi processi, con un ruolo non facile, come ha sottolineato Guido Bortoni, presidente (ancora per pochi mesi) dell’Autorità dell’energia elettrica. «Qualunque tipo di regolazione, strumenti e misure si vogliano applicare, comporta sempre l’insorgenza di costi, anche distribuiti non uniformemente per tutti, e benefici per tutti, anche in questo caso però quasi sempre disomogenei».
Parla di sfide anche Andrea Pèruzy, presidente e amministratore delegato di Acquirente Unico (gruppo Gse), a cominciare da quella posta dalla fine del mercato tutelato, dal 1° luglio 2019: una sfida «non confinata soltanto al meccanismo di passaggio dei clienti al mercato libero, ma che si estende alla creazione dei presupposti capaci di rendere più forte la domanda». Per Pèruzy bisogna «garantire che l’efficienza del mercato all’ingrosso sia trasferita al mercato retail, anche per i consumatori vulnerabili». E sarebbe opportuno sfruttare meglio i punti di forza che il nostro sistema può già vantare, come il Sii (Sistema informativo integrato), «una banca dati con 60 milioni di utenze tra elettricità e gas, che è un bene prezioso per individuare strategie di monitoraggio e intervento sul mercato. Avrebbe senso che vi confluissero tutte le misure di energia del Paese». Concorda Piero Saulli, presidente di Green Network: «Il Sii è strumento formidabile, che però in Italia ancora non usiamo».
Il mondo delle imprese tiene lo sguardo puntato sulle opportunità – e non solo sulle difficoltà – che la transizione energetica saprà offrire. Sul fronte finanziario Xavier Veillard, managing director di Accenture, intravede anche una «accelerazione delle operazioni di M&A» da parte dei big petroliferi, che potrebbe interessare anche settori contigui, utilities comprese. Uno studio Accenture-World Economic Forum evidenzia che la digitalizzazione nel settore energia potrebbe generare 100 miliardi di $ a livello globale nei prossimi dieci anni, creando 3,4 milioni di posti di lavoro.
In molti si muovono sul fronte del digitale, un «trend che nessuno può permettersi di ignorare», secondo Péter Ilyés, ad di E.On Italia, ma che «comporta anche rischi perché richiede competenze nuove». Per Edison Energia il fronte della rivoluzione digital è la casa, spiega l’ad Alessandro Zunino, con l’offerta di «servizi che la rendano sicura, confortevole, efficiente e smart». Wind Tre si propone per l’infrastruttura Ict, consapevole – afferma Francesco Barletta, head of Ict – che «in uno scenario altamente digitalizzato i dati rappresentano un asset fondamentale, paragonabile all’energia nelle smart grid».
A incoraggiare gli operatori ci sono le previsioni di aumento dei consumi di energia. Per l'elettricità, fa notare Luca Alippi, ad di EP Produzione, «si stima un aumento dei consumi al 2030 fino a 340 TWh (rispetto ai 314 TWh del 2016), pur considerando gli obiettivi in tema di efficienza energetica, con una possibile crescita delle rinnovabili dal 33% al 50 per cento». D’altra parte «efficienza energetica non deve significare sacrificio energetico, bensì consumare meno e meglio», sottolinea Marco Decio, direttore commerciale e sviluppo Siram. Senza dimenticare, aggiunge Mauro Gori, presidente di Cpl Concordia, l’enorme platea di incapienti, che non possono accedere a incentivi fiscali.
Infine il capitolo gas, al centro del dibattito nella seconda giornata dell’Energy Summit: è un tassello fondamentale nel quadro della sicurerezza energetica. Luca Schieppati, managing director di Tap, sottolinea che il nuovo gasdotto è «coerente con l’obiettivo di sviluppare un sistema gas più sicuro, competitivo, flessibile e resiliente» e che offre anche un’opportunità alla Puglia, dando un contributo chiave al processo di decarbonizzazione».
Sul fronte Lng ha parlato Abdullah Bin Hamad Al-Attiyah, ex ministro dell’Energia del Qatar, oggi alla guida della fondazione che porta il suo nome. Nonostante il boicottaggio dei sauditi e di altri Paesi del Golfo Persico, ha rassicurato, «il Qatar rispetta sempre i contratti. Siamo i fornitori di Gnl più grandi e più flessibili e siamo sempre stati affidabili».
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