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Energia, via libera all’autoconsumo dei condomìni per tagliare la bolletta

Avvio sperimentale da subito, per ora solo per impianti piccoli

di Carmine Fotina

Bollette, nuovo tetto Isee per il «bonus sociale»

2' di lettura

Ridurre il peso della bolletta energetica con l’autoproduzione grazie a impianti fotovoltatici sui tetti dei condomìni o creando delle “Comunità energetiche rinnovabili”, impianti condivisi tra cittadini che abitano in abitazioni separate. Diventerà possibile (gradualmente) con il recepimento della direttiva europea 2018/2001: l’Italia ne anticiperà i tempi con una sperimentazione. Lo prevede un emendamento al decreto milleproroghe, attualmente all’esame della Camera, presentato dal presidente della commissione Industria Gianni Girotto (Movimento 5 Stelle).
La proposta, che ha l’appoggio del governo, prevede un avvio sperimentale da subito, nelle more del completo recepimento della direttiva, per ora solo per impianti piccoli, fino a 200 kW e con un limite temporale (fino al 30 giugno 2021).

Il contratto e le regole

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Per i progetti pilota sarà consentito - precisa l’emedamento - «attivare l’autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili, ovvero realizzare comunità energetiche rinnovabili». I clienti finali di uno stesso condominio o di «comunità energetiche», attraverso un contratto, possono associarsi per diventare autoconsumatori di energia rinnovabile prodotta dai loro impianti. In questo modo consumeranno meno energia dai fornitori.
Nel caso di «comunità energetiche» gli azionisti o membri sono persone fisiche, Pmi, entri territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali ma la partecipazione non può costituire l’attività commerciale o industriale principale.
Le entità giuridiche che nascono dai contratti tra i consumatori producono energia destinata al proprio consumo con impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza complessiva non superiore a 200 kW, che devono però essere entrati in esercizio dopo che il Dl milleproroghe sarà convertito in legge.
I partecipanti condivideranno l’energia prodotta utilizzando la rete di distribuzione esistente. L’energia condivisa dovrà essere pari al minimo, in ciascun periodo orario, tra l’energia elettrica prodotta e immessa in rete dagli impianti a fonti rinnovabili e l’energia elettrica prelevata dall’insieme dei clienti finali associati. L’energia sarà condivisa per l’autoconsumo istantaneo, che però potrà avvenire anche attraverso sistemi di accumulo a predeterminati criteri. Entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge un provvedimento dell’Autorità energia-reti-ambiente fisserà le varie regole attuative.

Gli incentivi e la neutralità per il Fisco
L’emendamento introduce una sperimentazione a livello “virtuale”, stando attendo a mantenere inalterate le partite fiscali sulle bollette dei consumatori interessati che continueranno a pagare Iva e accise sull’energia prelevata dalla rete. L’idea è consentire agli “autoconsumatori” di attingere sempre di meno dalla rete ma questo non dovrà produrre una perdita di gettito per l’Erario.

Anche i nuovi incentivi, che la proposta contempla, non dovranno essere un costo aggiuntivo per lo Stato perché non affiancheranno ma sostituiranno un’”agevolazione” già esistente, il cosiddetto scambio sul posto.
L’idea è quella di definire, con un successivo decreto del ministero dello Sviluppo, una tariffa incentivante per la remunerazione degli impianti, erogata dal Gse in alternativa al meccanismo dello scambio sul posto. Il nuovo meccanismo - precisa l’emendamento - dovrà essere realizzato «tenendo conto dell’equilibrio complessivo degli oneri in bolletta ». Viene poi stabilito il divieto di cumulo con gli incentivi Dm 4 luglio 2019 (decreto ministeriale Fer 1). Restano invece cumulabili le detrazioni fiscali in vigore sugli impianti a fonti rinnovabili.

Per approfondire:
Fotovoltaico, test di convenienza con il simulatore Gse
Energie rinnovabili, spinta al fotovoltaico per 14 milioni di tetti

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