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#EnergiaAlleImprese, Confindustria lancia campagna social

L’allarme di viale dell’Astronomia per sollecitare il governo su un taglio immediato dei costi per le realtà con utenze energetiche superiori a 16,5 kw, più la conferma della misura sul credito di imposta per le aziende

di Nicoletta Picchio

3' di lettura

Una campagna sui canali social, #EnergiaAlleImprese , lanciata da Confindustria, per diffondere ad ampio raggio l’allarme sul caro bollette e sollecitare un taglio immediato dei costi per le realtà con utenze energetiche superiori a 16,5 kw, più la conferma della misura sul credito di imposta per le aziende. “Se spegni le piccole medie industrie spegni l’Italia che produce”, sono i post su Linkedin e Twitter, rilanciati dalle associazioni e dal mondo imprenditoriale sul territorio.

La legge di bilancio ha escluso le potenze sopra i 16,5 kw dal taglio degli oneri di sistema e questa decisione colpisce le industrie, soprattutto le piccole, mettendo a rischio il 78% delle pmi non energivore e non gasivore, che rappresentano il motore del paese. Una percentuale che su alcuni territori diventa anche maggiore, l’80% nelle aree del Veneto, tra Padova, Treviso e zone limitrofe, come ha dichiarato Marco Stevanato, vice presidente di Assindustria Veneto Centro. «L’ azzeramento degli oneri parafiscali di sistema era già previsto nei trimestri precedenti. Ne chiediamo il ripristino per il primo trimestre del 2023: la scelta di escludere di fatto il grosso dell’industria, ovvero le utenze superiori ai 16,5 kw, è poco comprensibile rispetto a quella, da noi condivisa, di concentrare le risorse sul caro energia per imprese e famiglie. Significherebbe un aggravio dei costi da gennaio di 50-55mila euro per milione di kilowattora per ogni pmi», ha detto Stevanato, sollecitando il Parlamento ad intervenire.

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A spiegare gli effetti della misura sulle Pmi è stato proprio il presidente della Piccola industria di Confindustria, Giovanni Baroni , in una intervista sul Sole 24 Ore di domenica 18 dicembre. Oggi le imprese dispongono di due strumenti per fronteggiare il caro energia, ha spiegato Baroni: i crediti di imposta e l’azzeramento degli oneri di sistema. Quest’ultima misura «è orizzontale, a beneficio di tutte le imprese. Mentre i crediti di imposta, che abbiamo comunque apprezzato, hanno un’attuazione complessa, per capienza fiscale e capacità di utilizzo. Difficili da attivare per le pmi, che spesso hanno bisogno di un consulente».

L’impatto dei costi per il mondo imprenditoriale è stimato in 1,3 miliardi per i primi tre mesi del prossimo anno. Aver fissato l’asticella a 16,5 kw significa includere nel taglio degli oneri di sistema solo i piccoli artigiani, spiega Baroni, tenendo furi tutte le medie e alte tensioni che sono utilizzate prevalentemente dal settore industriale.

Sugli stessi toni le prese di posizione che sono arrivate da altri protagonisti del mondo imprenditoriale. «Una legge di bilancio che non ridurre gli oneri di sistema sulle bollette delle gran parte delle pmi è una legge che dimentica che, se siamo la seconda potenza manifatturiera d’Europa, lo dobbiamo proprio alle nostre piccole e medie imprese», sono le parole del presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana.

«Il Piemonte rischia di pagare un prezzo più alto che altre Regioni. Le pmi sono le più penalizzate. Alla mancata conferma dell’azzeramento degli oneri di sistema si unisce il decalage del piano Industria 4.0. Per questa manovra c’erano poche risorse, ma il fatto che non si dia attenzione agli investimenti è una mancanza», sono le parole del presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay.

«Si rischia – ha aggiunto il presidente di Unindustria, Angelo Camilli - di mettere a repentaglio la sopravvivenza delle imprese, speriamo che il governo recepisca il nostro grido d’allarme». Stessa preoccupazione arriva dalla Calabria, con il presidente degli industriali, Aldo Ferrara: «siamo sorpresi e preoccupati per questa decisione. Le conseguenze avranno effetti molto negativi, mettendo a dura prova le pmi, il motore del paese». 

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