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Gas russo, Eni aprirà due conti: uno in euro e uno in rubli

L'apertura della Ue: il divieto di pagare le forniture in rubli resta. Ma le società, una volta versata la somma in euro o in dollari, con una dichiarazione pubblica potranno considerare rispettati i loro obblighi contrattuali con Mosca

L'Ue apre ai pagamenti del gas russo senza violare le sanzioni

4' di lettura

«La procedura per l’apertura dei conti presso Gazprom Bank è stata avviata senza accettazione di modifiche unilaterali dei contratti in essere». Lo ha reso noto Eni, spiegando che «l’apertura dei conti avviene su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell’obbligo di pagare a fronte del versamento in euro. Tale espressa riserva accompagnerà anche l’esecuzione dei relativi pagamenti».

La compagnia energetica italiana «in vista delle imminenti scadenze di pagamento per i prossimi giorni», annuncia di aver avviato in via cautelativa le procedure relative all’apertura presso Gazprom Bank dei due conti correnti denominati K, uno in euro ed uno in rubli, indicati da Gazprom Export secondo quella che viene definita come una «pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere, in coerenza con la nuova procedura per il pagamento del gas disposta» dalla Russia. Una procedura che Eni avverte di aver rigettato, pur avendo deciso di aprire i due conti, in piena condivisione con le istituzioni italiane, nel rispetto del quadro sanzionatorio internazionale e nel contesto di un confronto in corso con Gazprom Export.

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Ogni eventuale costo o rischio connesso alla diversa modalità esecutiva dei pagamenti sarà a carico di Gazprom Export, annuncia Eni, spiegando che l’esecuzione dei pagamenti con queste modalità «non riscontra al momento nessun provvedimento normativo europeo che preveda divieti che incidano in maniera diretta sulla possibilità di eseguire le suddette operazioni».

«La procedura di pagamento prevista dal decreto russo del 31 marzo violerebbe le sanzioni Ue, ma ci sono opzioni disponibili per le aziende per continuare a pagare il gas in euro o dollari in linea con i contratti concordati», ha sottolineato anche un portavoce della Commissione Ue in una nota interpretativa delle linee guida per le aziende sul gas russo.

Gli operatori dovrebbero dichiarare chiaramente che intendono adempiere ai propri obblighi derivanti dai contratti esistenti e considerarli adempiuti pagando in euro o dollari.

Il dossier Eni

La scelta di una linea prudente da parte dell’Eni sul fronte del pagamento delle forniture di gas russo arriva a pochi giorni dalle nuove scadenze sui pagamenti del gas a Mosca, e segue l'apertura, ufficializzata dalla Ue nel finesettimana e ribadita lunedì, alla possibilità per le aziende europee di procedere assecondando le richieste del Cremlino pur senza violare le sanzioni. In pratica, il divieto di pagare le forniture in rubli resta. Ma le società, una volta versata la somma in euro o in dollari, con una dichiarazione pubblica potranno considerare rispettati i loro obblighi contrattuali con Mosca. A quel punto, l’Unione europea considererà la successiva conversione in rubli un passaggio “interno”, riguardante solo la Russia. E al quale Bruxelles si riterrà estranea.

Timmermans, gas in rubli viola sanzioni, ok conti in euro

“Il pagamento del gas in rubli comporta una violazione delle sanzioni, lo abbiamo chiarito negli ultimi giorni. E abbiamo fornito una spiegazione su come potrebbero agire aziende e Stati membri. Aprire conti bancari in euro non è una violazione, ma può essere usato per aggirare le sanzioni. Dobbiamo assicurarci che le sanzioni non siano aggirate e abbiamo dato delle istruzioni a Stati e aziende. Spero che le aziende potranno lavorare senza problemi”, ha confermato da ultimo Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario al Green deal europeo, intervistato da Radio 24.

Rebus complesso nato a inizio invasione

Il rebus sulle modalità di pagamento in valuta delle forniture di gas russo è nato il 31 marzo scorso, quando il Cremlino ha varato un decreto che obbliga le aziende europee ad aprire due conti per acquistare il gas: uno in euro e uno in rubli. E lega l’adempimento dei patti a condizione che alla conversione del versamento in moneta nazionale russa. L’ordinanza però non precisava la tempistica per il cambio di valuta e coinvolgeva direttamente la Banca centrale russa, colpita dalle sanzioni dell'Occidente. Tutti elementi che, secondo gli esperti Ue, si traducevano in un’elusione delle misure restrittive.

Compromesso utile a entrambe le parti

Bruxelles ha messo dunque nero su bianco che gli esborsi potevano essere eseguiti esclusivamente in euro o in dollari, senza però mai fare riferimento ai rubli. Un approccio che a diversi Stati membri non è bastato: in tanti, Italia inclusa, hanno chiesto maggiore chiarezza. Il primo spiraglio è arrivato nel weekend scorso direttamente da Gazprom che, in una lettera inviata ai clienti, ha assicurato che i versamenti possono essere completati in euro e ha dichiarato l’estraneità della Banca centrale russa al cambio di valuta, escludendo quindi un ruolo diretto dell’Istituto centrale nel mirino delle sanzioni. Un compromesso che Bruxelles ha colto al volo. Venerdì 13 maggio a palazzo Berlaymont il direttore generale della Dg Energia della Commissione europea, Ditte Juul-Joergense, ha convocato i rappresentanti dei Paesi Ue per illustrare l’aggiornamento delle linee guida pubblicate il 21 aprile.

La via d’uscita della “dichiarazione” post pagamenti

La exit strategy si concretizza di fatto in una dichiarazione che le aziende europee, a pagamento in euro effettuato, sono tenute a pubblicare e che esaurisce gli obblighi verso Mosca. Ancora una volta l’esecutivo comunitario però non chiarisce se le compagnie possano aprire anche il secondo conto in rubli presso GazpromBank. Una zona grigia evidenziata anche dal premier Mario Draghi, che giovedì scorso a Washington aveva indicato come non vi sia un divieto ufficiale Ue di pagare in rubli, e che molti, tra cui Berlino, lo avessero già fatto. La controversia però spacca i Ventisette. Italia, Germania, Francia e Ungheria intendono proseguire su questa via, anche perché - precisano fonti diplomatiche europee - GazpromBank non è tra gli istituti sanzionati dall’Ue. Ma c’è chi - come Polonia, Baltici e Olanda - si oppone alla discrezionalità e pretende regole più rigide, appellandosi alle ripetute dichiarazioni nette della stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “Pagare in rubli viola le sanzioni”.

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