Giovani e vino: aumenta chi cerca la qualità. Un agricoltore under 35 su 10 ha una vigna
Secondo una ricerca Censis per Enpaia, i giovani consumatori sono aumentati più della media. Coldiretti: la vite è la coltivazione più diffusa nelle aziende condotte da under 35
di Emiliano Sgambato
3' di lettura
I giovani apprezzano sempre di più il buon vino e hanno un approccio al consumo consapevole e responsabile. E vedono nell'italianità il principale criterio di scelta, perché percepita come garanzia di qualità. Anche da questo punto di vista, il vino si conferma strategico per il made in Italy. Sono alcuni degli elementi di riflessione messi in luce dal Rapporto Enpaia-Censis sul mondo agricolo “Responsabile e di qualità: il rapporto dei giovani col vino”, presentato al Centro Congressi del Vinitaly a Verona.
Come cambiano i consumi
Nel lungo periodo esiste una relativa stabilità della quota di italiani che beve vino: erano il 58% nel 1993 e il 55,5% nel 2020. Nello stesso arco di tempo la quota di giovani che beve vino è salita dal 48,7% al 53,2%, mentre quella che beve più di mezzo litro al giorno è scesa in picchiata dal 3,9% a meno dell'1%. Tra i giovani che consumano vino, il 70,9% lo fa raramente, il 10,4% uno o due bicchieri al giorno e il 17,3% solo stagionalmente.Dai numeri che emergono dal Rapporto Enpaia Censis si evince un atteggiamento responsabile e maturo dei giovani nei confronti del vino e che questo si conferma un componente significativo delle loro abitudini, ma soprattutto con un indice di buona relazionalità e convivialità.
«I risultati del Rapporto Enpaia Censis sono particolarmente interessanti – ha commentato il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia – soprattutto riguardo al tema della socialità dei giovani, i quali vivono il rapporto con il vino come uno strumento per stare insieme. Il buon vivere che c'è in Italia è proprio uno degli aspetti che gli stranieri invidiano al nostro Paese. È fondamentale, dunque, favorire il marketing territoriale per promuovere l'enoturismo, tenuto conto che i giovani saranno i consumatori del futuro».
Bere responsabilmente
«Siamo riusciti a far passare in Europa – ha aggiunto il sottosegretario alle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio – il messaggio per cui il consumo moderato di vino non crea problemi ed è già nel nostro Dna, pertanto non è necessario apporre etichette. Rapporti come questo sono estremamente importanti, considerato che il problema dell'etichettatura andrà affrontato nei prossimi mesi. In tal senso, possiamo permetterci di dire che in questo momento c’è bisogno più che mai di promuovere la produzione di vino italiano nel mondo. È essenziale considerare che quando parliamo di vino intendiamo qualità, identità e tutela del made in Italy».
«Il vino si conferma un driver importante – ha aggiunto il presidente di Fondazione Enpaia, Giorgio Piazza – per l'economia del nostro Paese, dove sono presenti circa 600 vitigni e oltre 1.500 tipologie di vino. La biodiversità, inoltre, rappresenta un elemento di grande rilievo. Quello vitivinicolo è un settore di assoluto prestigio, molto valorizzato soprattutto dai giovani, che nelle loro scelte di consumo mostrano particolare considerazione verso il vino biologico e di qualità. I giovani bevono vino in maniera moderata e responsabile, aprendosi così alla convivialità e alla socialità».
Le vigne più diffuse tra gli under 35
E la cultura del vino cresce anche tra i giovani che coltivano la terra. Secondo Coldiretti, un giovane agricoltore su 10 possiede una vigna che è la coltivazione più diffusa nelle aziende condotte da under 35.
«Sono oltre 5.500 i giovani che possiedono una vigna diffusi sul territorio italiano dove sono spesso impegnati a produrre vini di alta qualità.L'elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino italiano – nota la Coldiretti – è, infatti, l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, le politiche di marketing, anche attraverso l'utilizzo dei social, e il rapporto con i consumatori, con i giovani vignaioli che prendono in mano le redini delle aziende imprimendo una svolta innovatrice».
Lo dimostra il fatto che quasi una cantina under 35 su tre (31%) esporta all'estero i propri prodotti contro il 20% della media generale delle aziende vitivinicole italiane, secondo il rapporto del Centro Studi Divulga. E i giovani in vigna sono anche quelli che sembrano reggere meglio la crisi scatenata dal conflitto in Ucraina, «con il 53% che dichiara di avere una situazione economica soddisfacente contro il 43% del totale nazionale. Nonostante ciò – conclude Coldiretti – oltre un giovane su due (52%) dichiara comunque di aver registrato un calo delle vendite. I vignaioli under 35 restano comunque più fiduciosi rispetto agli imprenditori più adulti».
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