Entra in vigore il Digital Markets Act, nuove regole per il Big tech extra-europeo
Scatteranno ora sei mesi perché inizi l’applicazione vera e propria delle nuove regole, con successive scadenze via via previste dal riassetto. Dal marzo 2024 gli obblighi previsti per limitare lo strapotere dei giganti digitali
di L.Tre.
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È entrato in vigore dal primo novembre il Digital Markets Act (Dma), il nuovo regolamento della Ue per combattere le pratiche di mercato sleali e le distorsioni della concorrenza da parte delle Big Tech. Scatteranno ora sei mesi perché inizi l’applicazione vera e propria delle nuove regole, con successive scadenze via via previste dal riassetto, che faranno quindi scattare dal marzo 2024 i vari obblighi previsti per limitare lo strapotere dei giganti digitali.
In caso di violazioni sono previste multe fino al 20% del fatturato. Si tratta di una riforma, in cui la Ue mira a essere all’avanguardia mondiale, di grande attualità: basti pensare che solo venerdì scorso il commissario per il mercato Interno Thierry Breton ha salutato l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk con un altolà (via tweet): “In Europa l’uccellino volerà secondo le nostre regole”.
Il Dma prevede obblighi e divieti per le grandi piattaforme online, considerate nel nuovo assetto “gatekeeper” (“guardiani”), e per le quali saranno previsti chiari obblighi e divieti. Si parla di social network, motori di ricerca, servizi di messaggistica e di condivisione video, piattaforme di vendita online, ma anche i sistemi operativi quando abbiano dimensioni importanti per fatturato o presenza nella Ue, quando superino i 45 milioni di utenti finali attivi mensili nella Ue (o 10mila utenti aziendali) o se abbiano una posizione consolidata e durevole. La “storica” riforma del Dma si affianca al provvedimento gemello del Digital Service Act (Dsa), che mira in sostanza ad affermare il principio secondo cui ciò che è illegale offline lo deve essere anche online.
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