ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa previsione dell’Inps

Entro 10 anni in pensione un dipendente pubblico su tre, il 40% nella scuola

La previsione dell’Osservatorio sul pubblico impiego dell’Inps

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3' di lettura

Entro i prossimi dieci anni al massimo oltre un terzo dei dipendenti pubblici adesso in attività andrà in pensione: la stima arriva dall’Inps che nell’Osservatorio sul pubblico impiego  sottolinea che i dipendenti pubblici con almeno 55 anni nel 2022 erano oltre 1,35 milioni, circa il 36% dei 3,7 milioni che nell’anno ha avuto almeno una giornata retribuita.

Solo il 22% dei travet ha meno di 40 anni

La forza lavoro invecchia velocemente con appena il 22,1% dei travet che ha meno di 40 anni e appena il 6,75% meno di 30 e nei prossimi anni sarà determinante la politica di assunzioni per evitare che settori centrali a partire dalla scuola e dalla sanità restino a corto di personale.

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Il fattore rinuncia ai concorsi

Il rischio esiste anche perché sono stati molti i casi di rinuncia di candidati ai concorsi pubblici soprattutto per qualifiche tecniche e sarà determinante anche l’offerta salariale in concorrenza con le aziende private. Nel pubblico al momento lavorano soprattutto donne (il 60,68%% del totale) mentre i dipendenti sono distribuiti prevalentemente al Nord con il 42,8% del totale. Al Centro lavora il 23,9% del totale dei dipendenti pubblici mentre il 33,2% è impiegato al Sud.

L’impiego pubblico non è concentrato a Roma

Il dato che sfata il pregiudizio dell’impiego pubblico concentrato a Roma è legato alla composizione della popolazione, residente per lo più al Nord. A Roma sono concentrati i lavoratori dei ministeri mentre per scuola, sanità e enti locali il personale è legato alla popolazione residente.

Retribuzione media pari a circa 34mila euro

La retribuzione media dei 3,7 milioni di lavoratori con almeno una giornata retribuita è di 34.153 euro per una media di 278 giornate retribuite. Nell’anno il numero medio mensile di lavoratori pubblici è stato invece pari a 3.332.254 unità. La discrasia tra numero di lavoratori con almeno una giornata lavorativa e quello medio mensile è legato ai contratti a termine che possono essere anche molto brevi.

Comparto scuola in prima fila

La scuola nel complesso concentra il 39,7% sul totale dei dipendenti ma questo è legato al fatto che è il settore con il numero più alto di contratti a termine (477.030, il 74,6% dei 639.620 contratti a termine totali). Il servizio sanitario ha il 20% dei dipendenti, le amministrazioni locali (Regioni, Province, Comuni) il 15,2%, le Forze Armate, Corpi di polizia e Vigili del Fuoco il 14% e le amministrazioni centrali, magistratura e autorità indipendenti il 5,19%.

Otto lavoratori su dieci del pubblico impiego ha contratto a tempo indeterminato

Il numero di lavoratori pubblici con contratto a tempo indeterminato nel 2022 è pari a 3.065.709 lavoratori, l’82,7% del totale, con una retribuzione media annua di 38.083 euro e 299 giornate medie retribuite. I lavoratori con contratto a tempo indeterminato sono stati nel complesso 639.620, con una retribuzione media di 15.316 euro e 177 giornate retribuite in media. Il monte retribuzioni nell’anno raggiunge i 126,5 miliardi.

Più part time per le donne, guadagnano meno degli uomini

Le donne guadagnano mediamente meno degli uomini con 30.262 euro medi a fronte dei 40.157 degli uomini. Il dato è legato al part time, più frequente tra le donne, e alle qualifiche, con gli uomini che fanno più facilmente carriera rispetto alle donne soprattutto nel periodo della vita nel quale le donne sono concentrate anche sulla famiglia. Il divario retributivo - spiega l’Inps - è massimo nella classe di età 40-44 anni, in cui la retribuzione media delle lavoratrici è pari al 69,6% di quella dei lavoratori, e tocca il minimo nella classe 60-64 anni in cui la retribuzione media delle donne è pari all’82% di quella degli uomini. Nel complesso oltre il 60,4% dei lavoratori pubblici ha una retribuzione inferiore ai 35.000 euro annui nel 2022 mentre il 13% presenta retribuzioni medie da 50.000 euro in su. Il 3,91% del totale (144.818 lavoratori) ha buste paga che superano gli 80mila euro.

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