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Equo compenso in stallo, tempi lunghi per i parametri

Scaduti i termini per varare i primi valori di riferimento per le professioni non ordinistiche, da sciogliere il nodo dei pagamenti a sindaci e revisori. A rischio di stop anche le gare di progettazione

di Valeria Uva

4' di lettura

Procede a rilento la messa a terra concreta dei principi della legge sull’equo compenso per i professionisti. A distanza di quattro mesi dal 20 maggio, data di entrata in vigore delle norme bandiera contenute nella legge 49/2023 di fatto sono davvero pochi i passi avanti per garantire ai professionisti una giusta remunerazione nei rapporti con i committenti forti e con la pubblica amministrazione. Finora infatti solo gli ingegneri hanno aggiornato il codice deontologico, inserendo le indicazioni della legge, anche se negli altri Consigli nazionali la discussione sull’aggiornamento è avviata.

E la prima scadenza indicata dalla legge 49 - già in partenza considerata difficile da centrare - quella dei 60 giorni dall’entrata in vigore per adottare i parametri di riferimento e quindi indicare i compensi «equi» anche per le professioni associative è trascorsa invano il 19 luglio.

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Ed è appena stato rinviato, per ampliare le convocazioni, il primo confronto tra le associazioni datoriali (Abi, Confindustria, Assonime, Ania e Confcooperative), il ministero della Giustizia e il Consiglio nazionale dei commercialisti per disinnescare la mina dei maxicompensi ai sindaci e ai revisori delle grandi società.

È in stallo anche il mondo dei professionisti tecnici, perché non è chiaro se sia ancora ammesso un ribasso tariffario nelle gare di progettazione. Intanto però il Consiglio nazionale forense ha cominciato a fornire le prime indicazioni sul parere di congruità dei compensi rilasciato dagli Ordini a cui la legge affida il ruolo di titolo esecutivo. Vediamo in dettaglio i fronti aperti.

I compensi nelle società

Nessun passo avanti sul nodo dei compensi per i professionisti sindaci e revisori di società. Secondo le cinque associazioni datoriali che hanno chiesto un confronto a luglio al ministero della Giustizia, l’applicazione alla lettera dei parametri del Dm 140/2012 rischia «di dare luogo ad aumenti paradossali e indiscriminati di tutti i compensi professionali, generando un volume di costi insostenibile per le imprese». Storture sono state evidenziate anche dai commercialisti. «Per le grandi imprese che, per somma di attivo e di ricavi, superano il miliardo il problema esiste», riconosce Franco Mazza, consigliere del Cndcec con delega ai compensi. Il Cndcec ha già pronta una forte correzione al ribasso. Il punto è che per farla occorre seguire il lungo iter di revisione del decreto ministeriale. «Ma al di fuori di questi pochi casi occorre trovare un nuovo punto di equilibrio per i sindaci di tutte le altre società - conclude Mazza – e riallineare compensi finora troppo bassi agli attuali valori di mercato».

Le indicazioni per gli avvocati

Il Consiglio nazionale forense in due note ha fornito indicazioni sulla valenza del parere di congruità reso dall’Ordine sui compensi che per la legge vale già come titolo esecutivo. Ad esempio, il Cnf ha chiarito che il parere debba sempra essere motivato e che non servono altri adempimenti, se non la notifica del parere alla controparte e l’attesa di 40 giorni. La congruità può essere richiesta – chiarisce il Cnf - «anche in assenza di pattuizione preventiva tra le parti».

I codici deontologici

La legge 49 richiede ai Consigli nazionali di aggiornare i propri Codici deontologici inserendo sanzioni per il professionista che vìola l’obbligo di «convenire o di preventivare un compenso che sia giusto, equo e proporzionato» alla prestazione richiesta e che non applica i valori indicati nei decreti ministeriali sui parametri previsti per ogni categoria. Finora solo il Consiglio nazionale ingegneri ha aggiornato il Codice, che per le sanzioni rimanda comunque ai Consigli di disciplina.

Nell’area economico-legale, invece, la riflessione è appena iniziata. Anche se i commercialisti ad esempio hanno già una norma che afferma come «in nessun caso il compenso richiesto dal professionista può essere manifestamente sproporzionato all’attività svolta o da svolgere» e che in un certo senso “anticipa” le previsioni dell’equo compenso.

I parametri per i non ordinistici

La “missione impossibile” è dare per la prima volta a mezzo milione di professionisti senza Albo dei parametri per le proprie prestazioni in soli 60 giorni. Tra i circa 444mila appartenenti alle professioni associative della legge 4/2013 si trovano le attività più disparate: dall’influencer al consulente aziendale, dal formatore all’export manager.

Il lavoro di messa a punto è appena iniziato, con il coordinamento del sottogretario del ministero delle Imprese (Mimit), Massimo Bitonci. Circa 100 le associazioni iscritte nell’elenco della legge 4/2013 che hanno mandato una prima nota per tentare di capire come applicare ai propri iscritti l’equo compenso. Per ora si sta cercando di raggruppare i professionisti in macro aree il più possibile omogenee e anche di stimare quanti possano essere davvero soggetti all’equo compenso, che - ricordiamolo - si applica solo nei rapporti con la Pa e verso i clienti forti (si veda la scheda). Solo dopo si comincerà a parlare di valori economici. Si ragiona su tariffe a tempo (su base oraria o giornaliera ad esempio). Una ipotesi che trova consenso tra le associazioni. «Partire dal tempo necessario per le prestazioni in ambiti comunque omogenei è un buon inizio - commenta, ad esempio, Anna Rita Fioroni, presidente di Confcommercio professioni, che raggruppa 28 associazioni della legge 4 - ma occorre comunque introdurre correttivi che pesino anche la complessità della prestazione».

Le gare con la Pa

È stallo anche per i professionisti tecnici sulle gare di progettazione. Secondo il Consiglio ingegneri l’equo compenso rende illegittimo qualsiasi ribasso dei compensi negli appalti, se non sulle spese. Anche il presidente Anac, Giuseppe Busia, ha sollevato il problema scrivendo alla cabina di regia di Palazzo Chigi.

In attesa di chiarimenti ufficiali, però, gli appalti potrebbero bloccarsi del tutto, se i funzionari dovessero decidere di non rischiare e di non accettare ribassi sulla progettazione. In effetti l’associazione delle società di ingegneria (Oice) registra un calo dell’87% nei bandi pubblicati a luglio e agosto, ma solo 4 su 38 hanno effettivamente bloccato i ribassi sui compensi.

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