Cultura, buone pratiche

Ercolano, accelera la rivoluzione digitale

Dall'autonomia gestionale ai nuovi progetti di ricerca, il Parco Archeologico sembra aver trovato la sua dimensione nell'intersezione tra ricerca e tecnologia, pubblico e privato

di Roberta Capozucca

5' di lettura

Un museo digitale per l'antica Ercolano, è questo l'oggetto dell'ultima procedura di gara pubblicata da Invitalia per conto del Parco Archeologico campano. L'iniziativa, dal valore di circa 3,6 milioni di euro, rientra nel più ampio progetto di ricerca avviato con il Packard Humanities Institute che ha l'obiettivo di rendere fruibile un sito di cui ancora molto resta da scoprire. Dell'antica Hercolaneum infatti, sepolta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e riaffidata alla storia nel Settecento grazie alle esplorazioni borboniche, ad oggi sono stati portati alla luce solamente 4,5 ettari sui circa 20 complessivi: un'immensa porzione di territorio che continua a custodire tutta l'area forense della città insieme ai suoi edifici sacri e i preziosi arredi e apparati decorativi. Riconosciuto come Patrimonio Universale dall'UNESCO nel 1997 insieme a Pompei e Torre Annunziata, il Parco ha vissuto per molti anni di luce riflessa fino a quando, nel 2016, il ministro Dario Franceschini lo ha reso un museo autonomo. A cinque anni dall’indipendenza gestionale abbiamo chiesto a Francesco Sirano, direttore del Parco Archeologico dal 2017, di raccontarci come sono cambiate le cose.

Nel 2017 per il Parco è iniziata una fase di profondo rinnovamento, come e quando è iniziato questo processo?
Ovviamente è iniziato dal momento in cui è stata istituita l'autonomia che, dopo 20 anni di interdipendenza dal Parco Archeologico di Pompei, ha permesso al sito di intraprendere il proprio personale cammino. Da un punto di vista scientifico, Ercolano era un luogo troppo importante per essere un ufficio periferico dell'ex Soprintendenza di Pompei: l'unico luogo di età romana con edifici conservati sino al terzo piano di altezza, il solo sito che abbia restituito così tanti reperti organici nonché un fondo librario di oltre 1800 papiri. Oltre alla titolarità di una contabilità propria, l'autonomia ha permesso innanzitutto lo snellimento di moltissimi processi decisionali determinante per una maggiore velocità d'intervento in scenari in cui il fattore tempo gioca spesso un ruolo decisivo. L'altro vantaggio competitivo, che dalla nomina a museo autonomo Ercolano ha potuto sfruttare al meglio, è la relazione con la Fondazione americana Packard, avviata già nel 2001, ma che negli ultimi anni ha permesso di finanziare e attivare alcuni importanti progetti di ricerca.

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Il direttore Francesco Sirano

Qual è il risultato più tangibile di questa autonomia?
Come già accennato, a beneficiare della sopravvenuta autonomia gestionale è stato in primo luogo il decoro del Parco. Proprio in virtù della ritrovata capacità gestionale ed economica, è stato infatti possibile mettere in campo efficaci cicli di manutenzione programmata, sia per quanto riguarda interventi di natura ordinaria che straordinaria. Nell'ultimo anno, il Parco ha finanziato con 4,5 milioni di euro a valere sui fondi ordinari la manutenzione del sito, ma anche l'illuminazione per le aperture serali e un sistema di videosorveglianza. A tal proposito, occorre citare i 20 milioni di euro stanziati ai sensi della Legge n. 205/2017 sulle annualità 2021-2033 per interventi che contribuiranno a modificare in modo sostanziale la viabilità del Parco, un investimento che rappresenta al contempo una grande opportunità per la corretta conservazione di tutta l'area archeologica. Di queste risorse fanno parte, infatti, gli stanziamenti che riguardano la messa in sicurezza dei mosaici pavimentali della Casa della Gemma e della Casa dei Cervi per circa 500.000 euro e gli interventi di manutenzione straordinaria e restauro dei manufatti in legno carbonizzato del Decumano Massimo della città antica per circa 400.000 euro. A questo si è recentemente aggiunto l'importante finanziamento dal valore di oltre 4,5 milioni di euro per il restauro delle Terme Suburbane, uno dei monumenti più rappresentativi e suggestivi del sito, nonché uno degli edifici termali meglio conservati del mondo antico. Un'altra iniziativa, particolarmente rappresentativa della nuova strategia gestionale e finanziaria, è il ricongiungimento dell'Antica Spiaggia con la Villa dei Papiri: un intervento avviato con fondi propri e successivamente candidato come progetto a valere sul Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) Piano Operativo “Cultura e Turismo”, per cui è risultato vincitore con un finanziamento di quasi 3,5 milioni di euro.

Quali sono stati i principali ambiti d'intervento del tuo mandato?
In questi cinque anni ci siamo concentrati innanzitutto nella costruzione di una squadra multidisciplinare, capace di guardare al sito nella sua dimensione urbana, sociale e scientifica. Abbiamo messo a pieno regime la manutenzione programmata dell'intera area archeologica con cicli di tre anni. Abbiamo sperimentato modalità innovative per risolvere questioni davvero complesse e uniche come quelle della conservazione del legno e dei reperti organici. Abbiamo intercettato fondi pubblici per circa 40 milioni di euro con cui stiamo portando avanti i grandi restauri del Parco e con cui abbiamo potuto aprire al pubblico l'area degli Scavi Nuovi, rendendolo accessibile ai disabili, potenziando il sistema di sicurezza e di videosorveglianza. Abbiamo riaperto al pubblico l'Antiquarium e il Teatro antico. Abbiamo sottoscritto decine di convenzioni e protocolli d'intesa con scuole, Università, Istituti di Ricerca, enti ed istituzioni del territorio con cui stiamo portando avanti uno dei più estesi progetti di digitalizzazione del patrimonio archeologico mai realizzato in Italia. Direi che non ci siamo fatti mancare nulla, ma la cosa più importante è che questo fermento e questa ritrovata cura nei confronti di un gioiello dell'archeologia romana è stata compresa e apprezzata dai visitatori che, dal 2017, continuano a crescere con un aumento percentuale del 30% tra il 2016 e il 2019 e una chiusura dell'ultima annualità pre-covid a 558.962 unità.

Nella tua visione e programmazione strategica gioca un ruolo centrale la tecnologia, puoi spiegarci come?
Le priorità del mio mandato guardano, innanzitutto, agli aspetti che rendono Ercolano unica nel mondo antico romano, una complessità scientifica che necessità di essere studiata e conservata ma anche promossa tra i non addetti al settore. La mia visione per Ercolano è quella di un laboratorio a cielo aperto dove l'avanzamento scientifico è sostenuto dai supporti multidisciplinari applicati a tutti gli ambiti, dallo scavo archeologico alla conservazione, dagli studi storici a quelli antropologici, dalla fruizione alla divulgazione. In questa visione, in cui l’avanzamento tecnologico è strumento ma anche input di ricerca, di fondamentale importanza è il partenariato con il Packard Humanities Institute che affianca e potenzia le capacità del Parco grazie a un team di professionisti e di progettazioni esecutive. Tra i progetti in essere con la Fondazione, è necessario citare l'Herculaneum Conservation Project, quello per cui abbiamo lanciato la procedura di gara finanziata con fondi PON Cultura e Sviluppo (FESR 2014-2020), che ha l'obiettivo di ricontestualizzare i reperti provenienti dall'antica Erconalo, spesso conservati in altri istituti italiani o esteri, all’interno di un innovativo spazio digitale virtuale e immersivo. Inoltre con la Fondazione Packard insieme al Comune di Ercolano stiamo seguendo la realizzazione del cantiere di rigenerazione urbana di via Mare, area a confine con gli scavi caratterizzata da grandi problematiche di degrado e di integrazione sociale. Questo per dire che certi luoghi che abbiamo la fortuna di fruire e di curare, come il Parco Archeologico di Ercolano, non servono solo alla memoria ma sono una incredibile riserva di energie positive che ora più che mai devono essere rese accessibili e per farlo dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti a disposizione.

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