Eredità Berlusconi, il doppio patto fra i cinque fratelli
Clausola di lock up di 5 anni, i consiglieri Fininvest passano da 12 a 15
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I cinque figli di Silvio Berlusconi accettano pienamente il testamento del padre e siglano il grande accordo che ridisegnerà gli assetti di un impero che vale cinque miliardi. Con due patti parasociali, uno tra Marina e Pier Silvio, e uno sottoscritto dai fratelli maggiori con Barbara Eleonora e Luigi, gli eredi del Cavaliere in tempi record garantiscono continuità nella gestione delle grandi aziende di famiglia e confermano coesione e unità famigliare in una delle fasi più delicate della storia di Fininvest. Nello stesso tempo tutti si impegnano in proporzione delle loro quote, Marina e Pier Silvio per il 26% a testa, e i più giovani per il 16% a testa, ad adempiere alle donazioni previste dal Cavaliere all’ultima compagna Marta Fascina (100 milioni), al fratello Paolo (100 milioni) e all’amico fraterno Marcello Dell’Utri (30 milioni).
I nuovi assetti
Dalla morte di Berlusconi del 12 giugno scorso, la squadra di legali e consulenti arruolata dagli eredi ha lavorato per definire i valori del grande patrimonio che ruota intorno alla dinastia: l’accettazione, che è avvenuta presso la ’storica’ Villa San Martino di Arcore, è completa, cioè non contempla l’opzione “senza beneficio di inventario”, un atto che avrebbe allungato di molto i tempi dell’esecutività del testamento. «Marina e Pier Silvio Berlusconi assumono congiuntamente il controllo indiretto su Fininvest Spa, assicurandone con chiarezza la stabilità e la continuità gestionale», recita la nota diffusa dalla famiglia. «Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi rendono noto di aver accettato l’eredità del loro padre, interpretandone le ultime volontà in totale armonia per onorarne la memoria con profonda gratitudine, ispirandosi alla sua immensa generosità», riporta la nota. Un segnale forte, dunque, quello lanciato dagli eredi al mercato, a riprova della forte unità famigliare che sembra aver prevalso sui nuovi equilibri disegnati da Silvio Berlusconi. Equilibri, nei fatti, più sbilanciati verso un solo ramo della dinastia, quello dei figli maggiori. Il passaggio, dunque, non era affatto scontato. Serviva, infatti, un accordo pieno su un nuovo assetto che a partire da ora vedrà Marina e Pier Silvio titolari del controllo del patrimonio del Cavaliere con una quota del 26% a testa, per un totale assegnato al ramo del 52%, e Barbara, Luigi ed Eleonora, destinatari tutti insieme del 48% di quello stesso patrimonio.
Tale ripartizione vale per la Fininvest, ma vale anche per gli immobili, la liquidità e il resto dei tesori accumulati dal fondatore. Più in particolare, per Fininvest, le quattro holding di proprietà di Silvio Berlusconi vedranno in ciascuna Marina e Pier Silvio al 29% a testa e i fratelli più giovani al 14% ciascuno. Ciò porterà il ramo dei figli maggiori al 52,48% e quello dei figli di Veronica Lario al 47,52%. Una proporzione che sarà replicata sul resto del patrimonio di Silvio Berlusconi che, secondo Forbes, è di circa 6,4 miliardi. Gran parte dello stesso, attraverso l’assegnazione delle quote in Fininvest ai cinque figli, è stato già distribuito. Alcune stime che circolano negli ambienti finanziari parlano di un valore oggetto di distribuzione di circa 5 miliardi di euro. Solo la parte di Fininvest ne vale 3,9. Basta considerare i 2,8 miliardi di capitalizzazione di Borsa delle partecipate, che diventano quasi quattro miliardi considerando anche le quote detenute da Mfe-Mediaset in altri gruppi, cioè Ei Towers e Prosieben. A questo valore di partenza bisogna poi aggiungere il portafoglio immobiliare, fatto di ville e appartamenti, e poi gli yacht, le opere d’arte, altri investimenti e la liquidità.
I due patti parasociali
La struttura di Fininvest, così come l'organizzazione di gran parte degli immobili del Cavaliere, custoditi in una società battezzata Dolcedrago, agevola la divisione attraverso l’assegnazione di quote societarie. Entrambe le società a cui fanno capo le aziende e i cespiti immobiliari sono fuori dal listino azionario e proprio per questo motivo sono rette da statuti che non impongono maggioranze qualificate. Insomma, ai figli maggiori Marina e Pier Silvio è affidato il controllo assoluto. Che non cambia e non è limitato in alcun modo dagli accordi siglati ieri. I patti parasociali che accompagnano l’accettazione del testamento non modificano le maggioranze qualificate e non introducono diritti di veto. In particolare, si apprende, il patto tra i cinque eredi prevede una clausola di lock up di 5 anni, periodo nel corso del quale le quote Fininvest ma anche quelle nelle varie società immobiliari di famiglia, non possono essere cedute. Inoltre è previsto l’innalzamento a 15 dei membri del board di Fininvest, oggi composto da 12 consiglieri. Qui ci sarà spazio per tre rappresentanti del ramo di Barbara Eleonora e Luigi. Infine, è stabilito che il 50% dei dividendi della holding andrà direttamente agli eredi. Vicino all’accordo di famiglia, ci sarebbe poi, secondo indiscrezioni, un patto di controllo siglato da Marina e Pier Silvio che disciplina gli equilibri tra i due fratelli. Mancano tuttavia conferme su questo punto.
L’accettazione del testamento, dunque, non è stata accompagnata da una revisione degli statuti, se non in piccole concessioni. La sostanza non cambia, e gli eredi più giovani con questo atto affidano gran parte del loro patrimonio nelle mani dei fratelli più grandi. La stabilità dell’azionariato per i prossimi cinque anni permette però di guardare immediatamente al futuro. Fininvest detiene il 48,6% di Mfe-Mediaset (blindata con circa il 50% dei diritti di voto), il 53,3% di Mondadori e il 30% di Banca Mediolanum, con il gruppo televisivo che conserva tra le partecipate anche il 40% di Ei Towers e quasi il 30% della tedesca Prosieben.
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