Esame di avvocato 2023, una sola prova scritta e orale in tre fasi
Lo prevede l’emendamento al Dl Enti locali. Il testo sarà in Aula mercoledì poi al Senato per il voto finale la prossima settimana. Soddisfazione dell’Associazione giovani avvocati
di Patrizia Maciocchi
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L’esame per l’abilitazione alla professione di avvocato prevede già per il 2023 una sessione scritta con la redazione di un atto giudiziario su materia a scelta del candidato e una sessione orale in tre fasi. È il risultato di un emendamento presentato da Forza Italia nel corso dell’esame del Dl Enti Locali nelle Commissioni I e V della Camera che recepisce i desiderata della categoria, e in particolare dell’Associazione italiana giovani avvocati. Il testo arriverà in Aula mercoledì per poi passare al Senato con il voto di fiducia la prossima settimana.
Sarà ministero della Giustizia a scegliere i temi della prova scritta: la redazione di un atto giudiziario, su un quesito che formulato nella materia scelta dal candidato, tra il diritto civile, penale e amministrativo. All’orale, in tre step, passano i candidati che hanno preso almeno 18 di punteggio. La prima fase riguarda la soluzione di un caso, sempre relativo ad una materia scelta dall’aspirante avvocato. Il secondo passaggio è utile a provare «le capacità argomentative e di analisi giuridica». Infine, va dimostrata la «conoscenza dell’ordinamento forense e dei diritti e doveri dell’avvocato». Nella norma viene specificato che è previsto l’uso di strumenti compensativi per le difficoltà di lettura scrittura e calcolo per i candidati con disturbi specifici dell’apprendimento che avranno a disposizione anche tempi più lunghi per sostenere l’esame.
La svolta arriva dopo la lettera con la quale il Consiglio nazionale forense e l’Associazione Italiana Giovani Avvocati manifestavano al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al sottosegretario Francesco Paolo Sisto, le forti preoccupazioni per il ritorno delle regole pre-Covid nell’esame di abilitazione già nella sessione 2023. Il viceministro Sisto che aveva assicurato attenzione per le perplessità dell’avvocatura , si dice ora soddisfatto del risultato raggiunto « un esame davvero teso a verificare le capacità concrete degli aspiranti avvocati, evitando prove che nella concretezza della professione non trovavano alcun riscontro».
Un esame al passo con il mercato
La direzione presa va bene, e non poteva essere diversamente, anche per il segretario dell’Aiga Francesco Paolo Perchinunno: «Aiga accoglie positivamente l’emendamento oggi approvato sull’esame di abilitazione alla professione forense. Infatti, dopo le innumerevoli critiche mosse alla circolare interna del ministero della giustizia diretta alle corti di appello, si è aperto un dibattito con il ministero su possibili soluzioni correttive». Governo e le forze politiche si sono mostrate disponibili all’ascolto delle diverse ipotesi suggerite «ritenendo necessario - prosegue il leader dell’Aiga - per la prossima sessione d’esame, una modalità transitoria che tenesse conto dell’attuale preparazione dei praticanti avvocati. Il risultato raggiunto, grazie anche al supporto di Cnf e Ocf della sola prova scritta è motivo di soddisfazione per l’Associazione giovani avvocati. Mentre la prova orale, suddivisa in tre fasi rappresenta un test che non vuole eliminare il buon esito della modalità d’esame sperimentata con il doppio orale».Per Perchinunno la sessione 2023 «sarà un banco di prova per stabilire poi in modo definitivo il futuro esame di abilitazione che vada di pari passo ad una modifica organica dell'accesso alla professione. Sul punto, l’Aiga chiede di avviare un tavolo di confronto da settembre, così da valutare insieme al ministero e al Cnf i passi da compiere per una rivisitazione della professione, partendo dall’aggiornamento del percorso di laurea in giurisprudenza».
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