Esercito Ue, ecco la prima bozza: una forza di almeno 5mila uomini. Il ruolo dell’Italia
La bozza del documento “Strategic Compass” presentata da Borrell ai commissari: una forza di intervento rapido (Eu Rapid Deployment Capacity) in grado di affrontare anche “minacce ibride” come l'ondata di migranti dalla Bielorussia. È il primo embrione di un futuro esercito europeo, non in competizione con Usa e Nato ma che cominci a soddisfare le autonome esigenze di difesa del continente europeo
di Gerardo Pelosi
I punti chiave
- Lunedì 15 novembre a Bruxelles prime valutazioni da Di Maio e Guerini
- Fino al giugno 2022 Italia guiderà il Battle group europeo da 1500 uomini
- Nuova unità sarà composta da moduli interoperabili
- La filosofia della forza: gli europei agiscano anche da soli se necessario
- Per Borrell «è la missione che determina la forza»
3' di lettura
Una forza di intervento rapido (Eu Rapid Deployment Capacity) in grado di affrontare anche “minacce ibride” come l'ondata di migranti dalla Bielorussia. Una forza di almeno 5mila uomini, primo embrione di un futuro esercito europeo, non in competizione con Usa e Nato ma che cominci a soddisfare le autonome esigenze di difesa del continente europeo. È questo l'elemento di maggiore novità contenuto nella bozza del documento “Strategic Compass” che l'Alto rappresentante per la politica estera e di difesa europea, Josep Borrell ha presentato ieri al collegio dei commissari Ue e che sarà oggetto di un primo esame lunedì e martedì prossimi (15 e 16 novembre) da parte del Consiglio Esteri e Difesa dei 27.
Lunedì 15 novembre a Bruxelles prime valutazioni da Di Maio e Guerini
Saranno quindi i ministri italiani degli Esteri, Luigi Di Maio e quello della Difesa Lorenzo Guerini a esprimere dalla settimana prossima valutazioni ed eventuali correzioni alla bozza che dovrà essere approvata nella primavera del prossimo anno durante il semestre di presidenza francese della Ue. L'Italia ha per una serie di fortunate coincidenze tutte le carte per giocare un ruolo di leadership nella messa a punto del documento finale e per la sua attuazione concreta. In un momento in cui la Germania si dibatte nel dopo Merkel e la Francia sembra concentrata sulle prossime elezioni l'Italia di Mario Draghi ha l'autorevolezza politica per sentire la sua voce e vedere accolte le sue richieste. Inoltre la credibilità delle nostre Forze Armate e il contributo offerto alle ultime missioni (non ultima quella dell'Afghanistan) hanno rafforzato l'immagine della nostra Difesa.
Fino al giugno 2022 Italia guiderà il Battle group europeo da 1500 uomini
Inoltre fino alla fine dell'anno (e poi fino al giugno del 2022) l'Italia avrà la guida a rotazione dell'attuale “Battle group” europeo. Si tratta di una forza “Land based” ossia con la sola componente terrestre di 1500 uomini da utilizzare in caso di necessità come forza di intervento rapido. Ancora non è chiaro se anche la nuova forza rapida di 5mila uomini verrà organizzata sul modello degli attuali “Battle group” ma di sicuro dovrà essere interforze e multidominio (ossia terra, aria, mare, spazio e attività cyber).
Nuova unità sarà composta da moduli interoperabili
Insomma, concluso il lavoro sulla bozza comincia ora la fase più delicata del negoziato tra gli Stati membri che riguarda anche scelte future sui progetti per l'industria europea della difesa che vedono sempre l'Italia tra i maggiori player globali.La parola chiave resta comunque Eu Rapid Deployment Capacity, capacità di dispiegamento rapido per “mobilitare moduli interoperabili di forze con un certo numero” di unità, pari ad esempio a 5mila uomini. Unità da mobilitare in maniera flessibile e interoperabile”, con un “quartier generale”. L’Unione dovrà essere in grado di condurre operazioni in ogni circostanza, «comprese quelle che comportano l’uso della forza, come previsto dai Trattati, come ad esempio interporsi fra i belligeranti, rendere sicuro un aeroporto e/o evacuare delle persone».
La filosofia della forza: gli europei agiscano anche da soli se necessario
La filosofia dello “Strategic compass” l'ha spiegata lo stesso Borrell: «abbiamo una responsabilità strategica – ha detto - e non possiamo aspettare che gli altri risolvano i nostri problemi». Una strategia complementare alla Nato e che «non creerà problemi agli Usa e all’Alleanza Atlantica». Secondo l'Alto Rappresentante della Politica Estera e di Difesa «l’Europa è in pericolo e i cittadini europei probabilmente non sono sufficientemente al corrente delle minacce che affrontiamo. E' nostra responsabilità identificare le nuove sfide e minacce e provvedere ad una nostra risposta con l’obiettivo di agire insieme con altri se possibile, ma anche da soli se necessario». Secondo Borrel «stiamo vivendo in un mondo più ostile, con i nostri spazi economici e strategici sempre più contestati, e il nostro spazio politico sempre più degradato». L’Unione deve dunque puntare ad essere ambiziosa in questo contesto e deve basarsi su quattro pilastri: agire in modo più rapido e deciso di fronte alle crisi; mettere al sicuro i cittadini europei contro le minacce in rapida evoluzione; investire nelle capacità e nelle tecnologie di cui abbiamo bisogno, e collaborare con gli altri per raggiungere obiettivi comuni.
Per Borrell «è la missione che determina la forza»
E poi, per Borrell «non è la forza che determina la missione ma è la missione che determina la forza». In questo contesto si vuole creare una “hybrid toolbox”, una cassetta degli attrezzi ibrida che metta insieme tutti gli strumenti per fronteggiare anche i cyber attacchi. L’Alto rappresentante ha avvertito infatti che “le minacce odierne sono diverse dal passato, non si tratta più di essere bombardati o invasi da carri armati - ha spiegato - Basta vedere quello che sta accadendo al confine con la Bielorussia per capire che abbiamo di fronte nuovi tipi di minacce».
La parola passa ora ai Governi ma anche le imprese non stanno a guardare. L'ad di Leonardo Alessandro Profumo ha tenuto a ricordare che «la capacità di risposta dell’Europa è un tema anche di politica estera».
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