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Esg, boom di prestiti e obbligazioni nel 2021 per 11 trilioni di dollari

È quanto emerge da una ricerca di Pictet AM e dell’Institute of International Finance. I green bond sono soprattutto nei portafogli degli istituzionali che li portano a scadenza

di Vitaliano D'Angerio

(AFP)

3' di lettura

Undicimila miliardi di dollari. In maniera più sintetica: 11 trilioni. È la mole di debito Esg, composto da prestiti ed obbligazioni, raggiunta nei primi nove mesi del 2021. In appena tre trimestri, nel mondo, è stato superato il totale registrato nel 2020. È quanto emerge da una ricerca di Pictet Asset Management e dell’Institute of International Finance . Nonostante l’esplosione di emissioni, il mercato del debito Esg resta marginale. I green bond, che rappresentano il 55% delle obbligazioni con etichetta Esg (dati Pictet AM-Iif), sfiorano l’1% del mercato obbligazionario globale . «I mercati del debito Esg non hanno ancora raggiunto le dimensioni necessarie per finanziare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio», viene sottolineato nell’indagine.

Rendimenti e investitori

Focalizzando l’attenzione sempre sui green bond, i ricercatori segnalano che quest’ultimi scambiano a premio: «I loro rendimenti tendono a essere costantemente inferiori a quelli dei titoli tradizionali e questo nonostante il fatto che i green bond siano meno liquidi».

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Come si spiega allora tale elemento? «La nostra analisi mostra che questi titoli vengono scambiati con minore frequenza rispetto al reddito fisso convenzionale – viene sottolineato –. Ciò rinforza il nostro convincimento per cui gli acquirenti di obbligazioni verdi e legate alla sostenibilità sono, tendenzialmente, investitori istituzionali di lungo termine, come fondi pensione, fondi assicurativi e fondi sovrani».

Ecco dunque spiegato l’arcano: gli investitori istituzionali comprano i green bond e nella maggioranza dei casi li portano a scadenza. Grandi investitori e di lungo termine che non alimentano un mercato secondario. Da qui la scarsa liquidità nonostante le maxi emissioni soprattutto di titoli di Stato o di sovranazionali.

Una forte spinta “climatica”

Il fallimento della Cop26 di Glasgow e la crisi energetica (senza dimenticare il Covid) ha marginalizzato il dibattito sulla crisi climatica. A ricordarci che il problema esiste sono gli eventi estremi sempre più frequenti: Aon ha stimato in 343 miliardi di dollari i danni nel 2021 provocati da alluvioni, tornadi, incendi (di cui solo un terzo assicurati).

La necessità della transizione energetica è un dato di fatto anche nei numeri del Pnrr più volte evocato in questi mesi. A fornire un supporto è sicuramente il mercato di bond Esg in tutte le declinazioni. « Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) – viene spiegato nella ricerca –, per tenere sotto controllo il riscaldamento globale, gli investimenti in energia pulita da soli dovranno raggiungere i 4.000 miliardi di dollari l’anno entro la fine di questo decennio. Realisticamente, una tale quantità di capitale può giungere solo dai mercati finanziari».

Come superare l’immaturità?

Un mercato piccolo e poco liquido, quello dei bond Esg, ma necessario per combattere il climate change. Come si fa a superare l’esame di maturità finanziaria? I suggerimenti dei ricercatori Pictet AM-Iif: innanzitutto è fondamentale «un progresso verso una maggiore armonizzazione delle tassonomie della finanza sostenibile e dell’informativa Esg (in particolare il consiglio per gli standard internazionali di sostenibilità Ifrs) favorirebbe uno sviluppo più rapido del mercato».

La standardizzazione delle metodologie però non basta. C’è bisogno in più di un’iniezione massiccia di trasparenza sul versante rating. «Una maggiore trasparenza – viene evidenziato – su come le agenzie di rating Esg raccolgono, analizzano e calcolano i parametri Esg di Stati e aziende potrebbe, a sua volta, far incrementare la domanda e l’offerta di titoli di debito Esg». Dopo si potrà fare l’esame di maturità.

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