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Esg, i fondi multi-asset più allergici alle strategie di investimento sostenibile

Emerge dal report Esg Barometer, elaborato dalla società di consulenza MainStreet Partners su 4.200 fondi ed Etf che gestiscono asset per 5,6 trilioni di euro

di Vitaliano D'Angerio

ESG e rating creditizio: le sfide da affrontare

3' di lettura

I fondi multi-asset? Un po’ allergici alle strategie di sostenibilità. «Tendono ad avere un minor grado di integrazione Esg nei loro obiettivi d’investimento, oltre a non essere allineati agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Onu) come le altre categorie». È quanto emerge dall’Esg Barometer, il report della società di consulenza MainStreet Partners che ha analizzato 4.200 fondi ed Etf (50 mila Isin) con asset in gestione per 5,6 trilioni di euro. I fondi multi-asset sono quelli che hanno ricevuto il punteggio più basso, rispetto ad azionari e obbligazionari. MainStreet ha utilizzato una metodologia di valutazione che si basa su tre pilastri:

1) società di gestione nel suo complesso e specifico team di portfolio manager;

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2) strategia del fondo, includendo processo di investimento e mission;

3) singole partecipazioni del portafoglio.

Voti e rating

Alla fine dell’analisi, è stato assegnato un rating Esg con uno punteggio da 1 a 5. Ebbene, i fondi multi-asset hanno sempre sottoperformato, dal punto di vista della sostenibilità, rispetto ad azionari e obbligazionari: il rating Esg medio finale, considerando tutti e tre i “pilastri”, è di 3,16 contro il 3,33 dei fondi azionari e il 3,23 degli obbligazionari.

«Con l’Esg Barometer il nostro obiettivo è di produrre uno strumento di due diligence per valutare sia il rischio Esg che di greenwashing all’interno di qualsiasi portafoglio – sottolinea Simone Gallo, managing director di MainStreet Partners –. I nostri rating di sostenibilità sono solidi, facili da capire e coerenti per gli investitori. Questo è il motivo per cui abbiamo sviluppato una metodologia proprietaria a tre pilastri nel 2014 ed è il motivo per cui pubblichiamo ricerche che evidenziano dove sono stati fatti progressi, ma anche dove è necessario farne di più».

Quanto pesano le categorie Ue dei fondi green

Il regolamento europeo sulla trasparenza della finanza sostenibile (Sfdr) è entrato in vigore il 10 marzo del 2021. A quasi dodici mesi di distanza, si può quindi fare il punto sulle categorie Sfdr dei prodotti finanziari.

Prima di fornire le percentuali del report, bisogna però ricordare le tre principali classificazioni: l’articolo 8, il light green, prevede che il fondo promuova «tra le altre caratteristiche, quelle ambientali o sociali»; chi è dentro tale categoria non è dunque un fondo green puro ma applica dei filtri di sostenibilità come, per esempio, l’esclusione di aziende che producono armi o tabacco.

L’articolo 9 invece ha invece un obiettivo sostenibile e quindi un forte focus Esg (per esempio i fondi di housing sociale). Infine c’è l’articolo 6 della Sfdr che obbliga le società di gestione e i consulenti all’inserimento sul sito e nella documentazione pre-contrattuale la considerazione dei rischi di sostenibilità e quindi la possibilità che il verificarsi di un evento in ambito Esg possa avere impatti negativi sul valore dell’investimento.

Si legge nel Barometro Esg che «più di due terzi dei fondi analizzati (70%) sono classificati come articolo 6. I fondi articolo 8 rappresentano il 25%, mentre il restante 5% sono fondi articolo 9. Ci si aspetta che la maggior parte delle nuove strategie venga classificata come fondo articolo 8 nei prossimi trimestri».

Dove si collocano i fondi tematici?

Ci sono poi i cosiddetti fondi tematici, da anni collocati alla clientela da importanti case di gestione. Ebbene, come vengono etichettati questi prodotti finanziari? «Poiché la maggior parte dei fondi tematici sono classificati come Articolo 9 – viene spiegato nel report –, ci sono stati forti afflussi verso questo tipo di prodotti».

Però, anche in tale ambito, c’è una forte specializzazione sull’ambiente mentre la “S” di sociale viene snobbata. «Da un punto di vista tematico, la maggior parte dei fondi resta concentrata sulle questioni ambientali, mentre i temi sociali rappresentano solo il 7%», scrivono gli autori del Barometro Esg. Chissà se l’inserimento di gas e nucleare nella tassonomia green, non faccia spostare gli investimenti sostenibili sul sociale.


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