Qatar

Esordio noioso per la Formula 1 in Qatar: sorprende solo il ritorno di Alonso sul podio dopo 7 anni

(EPA)

5' di lettura

Dopo aver “saltato” sul divano domenica scorsa per l'ultima volta di Valentino in MotoGp e, un attimo dopo, aver visto forse il gran premio di Formula 1 più bello del 2021 in Brasile, questa domenica si è tornati nel “baratro” della noia.

Al di là dei sospetti sulla capacità di Hamilton di tornare a qualificarsi in pole position e correre in gara senza storia per gli altri, questa prima volta in Qatar non è stata granché bella da vedere, dal punto di vista dello spettacolo puro.

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Il risultato è stato troppo scontato e, soprattutto, molto poco “giocato”. Insomma: Hamilton partiva primo ed è arrivato primo senza l'onore delle armi. Ma non si può fargliene una colpa.

Verstappen è arrivato secondo perché si è autoescluso dalla battaglia già ieri. In gara, infatti, è partito con 5 posizioni di penalità a causa di una inoppugnabile decisione dei commissari sportivi, seguente a una doppia bandiera gialla non rispettata durante le qualifiche. Quindi, Verstappen è arrivato secondo e si può anche dire che ha fatto pure un buon lavoro, anzi, ottimo.

Le cinque posizioni di handicap rispetto a quella che gli spettava dalla qualifica, ovviamente la seconda, le ha riprese in un attimo. Sin dalla partenza: uno start fulmineo su Bottas, Sainz, poco dopo Norris. Una rimonta di rabbia, di orgoglio. Di un pilota ferito ma lucido che, complice una macchina ben assettata e in gran condizione, non avrebbe accettato niente di meno. Un buon lavoro, nonostante la giornata non favorevole sin dal principio.

Purtroppo, non memorabile perché priva del duello fra i due. Un match solo rinviato alle ultime due gare stagionali. Una sfida rinviata ma anche senza dubbio inasprita: ora nella classifica mondiale sono solo 8 i punti di distacco. Un margine così corto alla fine non si ricorda da molti, molti anni: l'ultima volta era Vettel che se l'è giocata con Hamilton così vicino. Ma in questa annata, imprevisti a parte, sembra destinata letteralmente a restare accesa fino agli ultimissimi chilometri del gran finale ad Abu Dhabi.

Un terzo che vale una stagione

Chi l'avrebbe detto di vedere un Alonso così veloce oggi? Certo, aveva già fatto un bell'exploit ieri. Era nell'aria che potesse fare pure una bella performance in gara. Grazie all'autogol di Bottas (come Verstappen, anche lui una piccola retrocessione per bandiera gialla non rispettata sabato, poi il ritiro, per danni probabilmente avuti in occasione della foratura precedente) gli è stato ancora più facile dare la zampata finale e restare al terzo posto. Anche un quarto sarebbe stato bello, ma un terzo significa podio.

Un podio a 40 anni compiuti la scorsa estate, dopo 7 anni e 109 gran premi dall'ultimo, è davvero tanta roba. È davvero una dimostrazione di capacità, di fegato, di piede, di lucidità, di coraggio. Alonso è sempre un campione completo, un vero racer in tante condizioni: ha dimostrato di saper vincere in Formula 1 e anche nella Le Mans nel 2018 e 2019 oltre che a Daytona, nel 2019.

Prove schiaccianti che lo consacrano come uno dei pochi piloti di tutti i tempi in grado di interpretare e dominare, oltre alla Formula 1, anche nella disciplina dell'endurance. La Alpine che guida indubbiamente si è distinta per meno usura gomme di altre e, in generale, la gestione della gara è andata oltre alle aspettative. Una vera goia vederlo così, anche solo richiamando un ricordo non troppo vecchio: a sole poche settimane dalla gara di inizio stagione, causa un incidente in bici a Lugano, per qualche giorno si è temuto sulla sua piena ripresa fisica.

Ferrari a pieni giri, non deve mollare

Non si può dire una giornata perfetta. Binotto ufficialmente non potrà mai mostrarsi appagato, perché la Ferrari non “dovrebbe” essere lì, dietro Alpine ed Aston. Però bisogna essere obiettivi e accontentarsi, anche quest'anno, sperando che con la rivoluzione regolamentare del 2022 non si debba più inseguire.

Guardando il bicchiere mezzo pieno, quello che conta davvero è analizzare come è andata la gara nel raffronto con i “rivali diretti” nei costruttori: così facendo, la Ferrari rende felici i suoi fan perché guadagna ancora terreno sulla McLaren. Con 39.5 punti di distacco, ormai a Maranello, da quel punto di vista, dovrebbero essere tranquillissimi: il terzo posto nel mondiale sembra cosa fatta.

Però bisogna tenere duro per completare eventualmente il sorpasso su Norris fra i piloti: l'inglese infatti si trova a 153 punti, con Leclerc a solo 1 punto e Sainz, che ha fatto tutt'altro che da seconda guida, solo 6.5 punti più indietro. Non si può proprio tirare i remi in barca, anzi: è una lotta da fotofinish, anche questa molto importante e imperdibile per le rosse. Sia per l'orgoglio, sia per la distribuzione degli introiti fra i team, sia per il curriculum sportivo di entrambi i piloti.

Il calcio, la Formula 1 e quella supremazia dei motori in Qatar

Apice raggiunto, si potrebbe dire. Giorno più, giorno meno, 16 anni fa, vicino a Doha, si sono riuniti per la prima volta una pletora di campioni simile a quella vista in questo week-end: tutti testimonial di eccellenza dello sport nella stessa ricca penisola medioorientale. C'erano anche Pelè e Maradona ad inaugurare l'Aspire Academy, un'eccellenza nel mondo per coltivare talenti.

Da lì a poco si sarebbero tenuti gli Asian Games, già contestati allora come ora (per i mondiali) in quanto a incidenti gravi nella costruzione degli impianti. Anche oggi tuttavia non sono mancati nomi del presente e del passato che già giravano spesso da queste parti, da Beckham a Materazzi a Desailly a Pirlo.

Ma agli sceicchi, nonostante tutto quello che hanno investito nel calcio, in particolare in Francia, sotto sotto sono i motori che sono sempre piaciuti più di tutto il resto. Ne è prova la MotoGP, che ha continuato ad andare avanti da anni per tenere vivo questo sogno, per far “vivere” il tracciato senza farlo fallire: serviva continuare a ospitare una gara internazionale. Ma il sogno vero, come accennato, è stato realizzato solo questa domenica: arrivare alla Formula 1 in casa propria.

Per non farsi mancare niente rispetto ai “vicini” di casa degli Emirati Arabi Uniti, con i quali la competizione è sempre aperta su tantissime materie. In Qatar ci hanno sempre creduto, da tanti anni, e di conseguenza speso tanti soldi per convincere l'opinione pubblica ad avere l'evento apicale del mondo delle auto, il mezzo di trasporto, di gioco e di tempo libero che amano davvero.

Per l'ambizione del possesso e per l'amore per la velocità, perché tanti, tanti, tanti cittadini qatarioti che contano hanno l'ambizione, il privilegio, la possibilità e quindi il piacere di guidare velocemente la propria supercar in prima persona molto spesso: in Qatar l'auto potente è un qualcosa che è nativamente in cima alle priorità personali. La pista di Losail era pronta da anni, tanti anni.

La prima volta che i commissari sono andati laggiù non ne volevano sapere niente però di autorizzare anche le auto, per le condizioni ambientali e per la reiterazione di altri gran premi in medio oriente. Oggi questo non è più un tabù, tant'è che la prossima gara sarà un'altra novità nel golfo: infatti il prossimo debutto sarà quello dell'Arabia Saudita. E così i qatarioti hanno raggiunto il loro traguardo più ambito di sempre, la Formula 1.

Il calcio, insomma, sarà un bel business per il paese, ma potrebbero non esserne altrettanto felici i “tifosi” locali. E poi ci saranno ancora critiche sulle condizioni di lavoro e le lamentele degli atleti. Cose che, con le gare di auto, non esistono proprio.

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